romanzo contemporaneo
Mondadori
12 marzo 2024
cartaceo, ebook
180
Questa è la storia di Cosima e dell’anno più memorabile della sua vita, quello in cui compie diciott’anni e le succedono “tantissime cose per la prima o per l’ultima volta”.Cosima è una sognatrice, fin da quando è piccola vive dentro i libri, anzi letterarizza tutto ciò che la circonda, e così anche le cose più squallide ai suoi occhi diventano poetiche e affascinanti.
E lo stesso fa suo padre, un inguaribile idealista che affronta la povertà con allegria, mentre la madre lavora per mantenere tutta la famiglia e si dispera perché in paese si mormora che sono gente da poco, gentixedda. Fino a che non si decidono a lasciare la campagna e a trasferirsi nella vicina Cagliari.
Qui, a Cosima piace molto andare al Poetto e frequentare il liceo classico, dove ha una prof di lettere che la incoraggia a scrivere e a considerare Calvino, Shakespeare e Deledda come degli amici, e un compagno di classe che odia i ricchi e sogna di trasformare la Sardegna nella Cuba del Mediterraneo.
A 18 anni la vita è un caleidoscopio di emozioni che si deve imparare a gestire, un ricettacolo di speranze non ancora disilluse che portano ad avanzare in un equilibrio precario tra fantasia e realtà. Ma Cosima, la protagonista di “Notte di vento che passa”, di Milena Agus, questo ancora non lo sa. Per lei è normale passare le sue giornate “letterarizzando”, cioè cercando di vivere quotidianamente le pagine dei romanzi. E di libri ne ha letti davvero tanti. Quelli di Grazie Deledda, in primis, alla quale la accomuna il grande amore per la sua Sardegna.
“Perché un periodo della nostra vita diventi memorabile devono succedere tante cose per la prima o per l’ultima volta… Io, per me, so che tutto quello che mi è successo, se non ha gettato una luce su quella che sarà la mia vita futura, almeno mi ha fatto capire che tipo di persona sono, quale vita andrebbe per me e che genere di adulta diventerò”
Forse è proprio per questo suo essere intensamente figlia della terra che l’ha vista nascere che le viene difficile capire il pessimismo e il bisogno di ribalta di sua madre, che sembra provare un profondo risentimento nei confronti della casa natia.
“Per mia madre noi eravamo l’emblema dell’umana miseria, ma perfino la povertà dipende dal punto di vista e forse noi proprio poveri non lo eravamo… Non sperava in un mondo più accogliente e più giusto, non amava particolarmente la Sardegna e tanto meno il nostro paese… Non riusciva a considerare niente per la qualità, ma soltanto per ciò che era difettoso”.
Per venire incontro ai desideri di sua madre, Cosima si trasferisce a Cagliari, con tutta la sua famiglia. Ma questo non cambia il senso di insoddisfazione materno e tantomeno la condizione economica del nucleo familiare. Quello che cambia è solo il bisogno della ragazza di tornare nel paese d’origine. Ogni volta che può, prende la corriera per andare a stare dalla nonna. Ha bisogno di respirare quell’aria incontaminata, di guardare e trovare la bellezza anche in quelle cose che per gli altri, forse, sono diventate invisibili, in quanto troppo scontate.
“Per tutto ciò che nonna e i pochi paesani rimasti sembravano disdegnare, ero prodiga di lodi… Quali torrenti? Ah, quei rigagnoli! Le siepi di fichi d’India addobbate di frutti arancioni? Ah, sa figu moriska! La musica dei campanacci delle greggi? Ah, su ferru! Mia nonna si copriva la bocca con la mano per soffocare una risatella” – Notte di vento che passa
Ma ogni angolo della Sardegna sa catturare chiunque lo viva davvero. Nel giro di poco tempo, anche Cagliari, per lei inizialmente insignificante, la colpisce, svelandole la propria bellezza.
“Anche Cagliari è bella, sotto un cielo compatto di un azzurro quasi sempre uniforme. Mi piaceva camminare per le vie di Castello, il quartiere in cima alla città, raccolto dentro le mura dei bastioni, le strade strette, buie, segrete, misteriose, le piazzette sospese nella luce improvvisa, come all’uscita di una galleria…E poi a Cagliari c’è il mare… certe volte talmente limpido da riflettere ricami di luce simili a quelli di un orlo a giorno”
E, mentre vagabondeggia tra mare e campagne, ecco che si accorge che il suo cuore batte in maniera diversa per un uomo molto più grande di lei. Sarà davvero lui l’amore della sua vita? Ma, soprattutto, potrà “letterarizzare” anche questo sentimento o dovrà, per una volta, scendere dall’albero dei sogni dove si è rifugiata per vivere la nuda e cruda realtà?
“Non riuscirò mai ad arrivare a un compromesso con la realtà, ma la soluzione di provare a dire le cose importanti con parole mie, senza ricorrere a quelle degli altri…mi sembra una buona idea”
Leggere “Notte di vento che passa” è stato divertente ed emozionante allo stesso tempo. Voglio ringraziare di cuore la casa editrice Mondadori per avermi inviato la versione cartacea di questo romanzo. L’ho divorato in una sola serata, è scorrevolissimo e ogni pagina invoglia ad andare avanti. A voi è mai capitato di cominciare e finire un libro nel giro di poche ore?
Il suo essere scorrevole, però, non implica l’essere superficiale, come a volte accade. Cosima racconta le sue vicende con freschezza. Ci fa entrare nelle pagine che legge e che l’aiutano a rielaborare la realtà in maniera da renderla meno difficile da gestire. A tal proposito devo dire che ho apprezzato tantissimo le diverse citazioni sparse nel romanzo. Mi sono divertita a dare loro una collocazione, mettendo in gioco il mio “sapere letterario”, non così ferrato come pensavo…
Una di queste in particolare ricorre spesso nel libro. È tratta dall’Incendio nell’uliveto di Grazia Deledda, e credo che, in un certo senso, racchiuda la morale di questo romanzo.
“Luci e ombre, come nella vita, e un orizzonte dove sembra di veder scintillare qualcosa. Mi ricordai quello che aveva scritto Grazia Deledda: E la notte passa…si placherà il vento, ritornerà la quiete, ritornerà la tempesta e di nuovo la quiete ancora; tutto sta ad aspettare, fermi come la radice della montagna”.
Ma non è solo la trama del libro che riesce a intrattenere il lettore. L’autrice è stata molto brava a caratterizzare i personaggi senza appesantirli o renderli irrealmente perfetti. Ed è stata abilissima a inserire tra le righe la semplicità e la complessità della terra sarda, i problemi di chi ci vive, che spesso entrano in contrasto con l’amore sproporzionato che si prova per quest’isola incantata.
D’altronde, la sua idea iniziale era quella di scrivere un romanzo di denuncia. Un romanzo che lasciasse il segno e spronasse al cambiamento. Ma farlo è risultato più difficile di quanto pensasse.
“Vagheggiavo un romanzo impegnato, di denuncia, per superare il mio senso di colpa nei confronti del mondo così com’è e contribuire, almeno scrivendo, a cambiarlo” – Notte di vento che passa
Prima di arrivare a delineare Cosima, sono stati tanti altri i protagonisti che la sua mente ha messo in scena. Nessuno di questi, però, riusciva a rappresentare appieno il suo pensiero. E allora ha fatto la cosa che più le è venuta naturale. Ha lasciato che fosse la penna a prendere il sopravvento, senza freni, senza pensarci troppo, riversando sul foglio il suo sentire. “Notte di vento che passa” è, quindi, frutto delle sue emozioni più vere, quelle che io ho divorato pagina dopo pagina senza esserne mai sazia.
“Ogni volta cambiavo i protagonisti del mio romanzo… e gli argomenti… ma risultavano poco credibili. Finché mi sono messa a scrivere così come veniva, secondo la mia prospettiva individuale nei confronti di cose il cui significato mi sfugge”
Per questo libro, dunque, voglio accendere 5 stelle. E ringrazio Milena Agus per aver dipinto un quadro così realistico della mia Sardegna, terra dai mille volti che si dona solo a chi la sa amare.
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…