thriller
Piemme Edizioni
26 gennaio 2021
cartaceo, ebook
521
Notte fonda, una ragazzina chiama la polizia: sua madre è scomparsa. Si tratta dell'assistente personale di Ginevra Puccini, una delle fashion blogger più famose al mondo. Il corpo di Julia viene trovato nelle acque del lago di Como, insieme a quello di altre quattro donne.
I cadaveri presentano ulcere evidenti su pelle e mucose, una reazione allergica rara, causata da una sostanza sconosciuta, come accerta l'autopsia. Gli indizi, che puntano tutti a un unico colpevole, diventano una prova con la scoperta dell'arma del delitto. Quando il caso sembra chiuso, però, sulle pagine social di Ginevra Puccini compaiono dei video sconvolgenti: lei conosce il nome delle vittime non ancora identificate, la loro storia e il gioco perverso che le ha uccise. Ma Ginevra non si trova. Potrebbe essere il carnefice o la prossima vittima. La cerca la polizia. La cerca la sua famiglia. La cerca chi vuole metterla a tacere.
Quelle immagini denunciano un sistema di corruzione e comando, rivelando la linea di sangue che conduce tra i rami di una famiglia potente e dentro una delle più importanti maison della moda internazionale. Dove forze dell'ordine e giustizia non sono mai riuscite ad aprirsi un varco, sono quei post a fare vacillare l'impero.
Perché c'è una voce che i soldi e il potere non possono ridurre al silenzio, quella che rimbalza sui social network e diventa virale. Una voce che neanche la morte può fermare.
La prima cosa che salta all’occhio, appena inizi a leggere “Muori per me”, è la grandissima e solidissima struttura da cui è composto. Senza dover essere per forza un autore, ma anche un semplice lettore che si appresta per la prima volta ad un libro di Elisabetta Cametti.
I capitoli alternati, in prima e terza persona, per far capire il contesto della storia nel collettivo, ma anche il punto di vista della sua protagonista, Ginevra Puccini, assorbono l’attenzione in maniera completa; e regalano una tecnica ed una capacità che raramente sono riuscita a trovare in altri scrittori.
“Sono Teresa Montanari, ma mi conoscete come Ginevra Puccini. Teresa è l’infanzia, è la giovinezza, è la vita irrequieta fino a tre anni fa. Ginevra è il sogno divenuto realtà. Chi vi sta parlando è la parte migliore di entrambe, con la certezza che una non potrebbe esistere senza l’altra. Ginevra è nata per fuggire da Teresa, ma oggi Teresa sta proteggendo Ginevra. Perché Ginevra è in pericolo.”
Perché si, la Cametti è davvero la signora italiana del thriller, quel punto di riferimento per capire come costruire una narrazione che funzioni e quella base di suspense che riesca a tenere inchiodata l’attenzione dalla prima all’ultima pagina. Io stessa mi sono soffermata, oltre che sulla storia, naturalmente, sul suo modo di scriverla, per cercare di apprendere ed imparare qualcosa di più tecnico e accattivante.
“Muori per me” è, infatti, un thriller che racchiude molto più di una storia intrigata. Molto più di una composizione solida. È la risposta di come il potere ed il sangue possano mescolarsi in una miscela pronta ad esplodere.
Riporta le vicende di due famiglie molto diverse fra loro, i Vinciguerra, quasi un clan mafioso, tanta la potenza e la scaltrezza che si evidenza nei loro componenti, e i Montanari, una più semplice famiglia di pastori.
I Vinciguerra sono a capo di alcune grosse società che spaziano dalla comunicazione, ai gioielli e a tutto quello che può dare potere o sia nelle mire di questi tre fratelli senza scrupoli: Volfango, Wolf, il capo, Vanessa e Vittorio. Tre gemelli subdoli che, a primo impatto, sembrano unitissimi fra loro e che, in parte, lo sono, ma che avranno la freddezza di mettere sempre loro stessi prima di qualsiasi affetto.
I Montanari, invece, rispecchiano la classica famiglia che vive in montagna; con valori di base solidi o che, almeno, sembreranno solidi, fino a quando si andranno infrangendo contro la voglia dei figli di seguire le proprie strade e i propri sogni.
Teresa Montanari, con le forti ambizioni di successo e popolarità, bella da far invidia alle più belle modelle, conoscerà Valfongo, se ne innamorerà e si allontanerà dalla sua famiglia per stare con lui.
Giacomo, lo chef stellato, il migliore amico di Wolf, lo seguirà nel suo grattacielo dorato, o forse nella sua prigione dorata, totalmente preso dalla sua carriera e dai suoi progetti da non farsi vedere per mesi.
E poi Francesca e Matteo, diversissimi fra loro, ma gli unici rimasti nella tenuta di famiglia. Francesca, l’amante degli animali, la veterinaria, per passione; Matteo, la mente più nera e rabbiosa del gruppo, per mancanza di opportunità. O di volontà.
Famiglie complesse che andranno ad intrecciare le loro storie, prima per sentimenti, poi per vicende più oscure e pericolose.
E quando l’assistente personale di Ginevra scomparirà misteriosamente, tutto si farà difficile e fatale. E si inizieranno delle ricerche e delle investigazioni che apriranno porte che sarebbe stato meglio tenere chiuse.
Di controllo, manipolazione, minacce e omicidi.
“Muori per me” è un vero thriller che potrebbe essere tranquillamente una vicenda di cronaca nera, letta su uno dei tanti giornali nazionali italiani. Un fatto talmente spaventoso da poter essere reale.
Ma, se vogliamo entrare nel merito del messaggio che può arrivare, è anche un libro che rispecchia una società che ormai è sempre più “virale”.
Proprio per questo, una delle parti che mi ha colpito di più in questa lunga narrazione, che riporta più di cinquecento pagine, oltre, come ho già detto, alla struttura perfetta, è il modo in cui si analizza e si strumentalizza il potere di un blog.
La Cametti dà davvero un ruolo importante a questo mezzo di comunicazione, lo rende protagonista, perché gli attribuisce una capacità che spesso viene sottovalutata o non abbastanza evidenziata: quella di chiedere aiuto.
Ginevra è una blogger, una blogger famosissima con milioni di followers, che userà la sua fama per mandare segnali di pericolo. Non subito naturalmente, all’inizio lo creerà per far conoscere la sua persona, per arrivare al successo, ma poi capirà che potrà utilizzarlo per farsi aiutare.
Ed allora non ho potuto fare a meno di chiedermi se una comunicazione così vasta, che arriva ovunque, anche nei posti più lontani da noi, possa essere usata anche per richieste di aiuto. Se una parola che va oltre la nostra scrivania ed il nostro PC, riesca ad arrivare con la stessa urgenza con cui la scriviamo.
Io lo spero davvero, così potremo avere un modo di comunicare collettivo, che abbia anche uno scopo di sostegno. Oltre a quello di emancipare il nostro sapere ed il nostro ego. E niente, come questa scrittura attenta, può indurre a riflessioni altrettanto attente.
Voi cosa ne pensate?
Avete mai usato un blog per scopi di urgenza?
E amate muovervi sui social cercando di avere il controllo, senza lasciare che sia il contrario?
Dovremmo chiederlo a Ginevra Puccini. Anzi no, a Elisabetta Cametti. Di sicuro avrà una visione molto chiara sull’argomento.
Penso proprio che lo farò. Anzi, penso proprio che lo farò a breve.
Continuate a seguirci e capirete bene come. Continuate a seguirci e lo sentirete dalle sue parole.
“Poesia ferma il tempo.
Chiudi il passato e il futuro in questo presente.
La felicità è adesso.”
Appassionata di lettura e scrittura fin da bambina, ho scritto e pubblicato quattro libri. Moglie e mamma, passo le mie giornate ad inventare storie d’amore per emozionare chi le leggerà.