
giallo
Newton Compton
24 giugno 2021
cartaceo, ebook
366

Liam ha undici anni quando i genitori decidono di lasciare Londra e trascorrere l’estate a Ginostra. A condurli a Stromboli è un seminario dei coniugi Mason, famosi in Inghilterra per gli esperimenti di psicoterapia di gruppo e i corsi di autocoscienza.
Liam è un bambino dalla fervida immaginazione, ancora con la passione per i dinosauri, improvvisamente catapultato in un mondo primordiale fatto di mare profondo, lava, sentieri bui e scoscesi. Ben presto stringe amicizia con i ragazzini del luogo, in particolare Pietro, figlio di un pescatore dai modi bruschi e violenti. Superate alcune prove viene ammesso ufficialmente nella banda e subito coinvolto in una “missione” che sembra di vitale importanza per Pietro. Ramon Vallejo è un ragazzino scomparso a Ginostra qualche anno prima, il cui corpo non è stato mai ritrovato: Pietro è convinto che sia stato ucciso e crede anche di conoscere il suo assassino. I due s’impegnano allora in una caccia al colpevole ossessiva e pericolosa, che li spinge verso un terribile segreto che pare coinvolgere sia gli abitanti dell’isola, dal carattere sanguigno e arcaico, che la comunità di stranieri che vive immersa nelle utopie hippy degli anni Settanta. Liam sarà costretto a fare i conti con le ombre e le storture del mondo degli adulti che lui, ingenuo e attaccato agli ultimi scampoli d’infanzia, ignora. Sarà un’estate che lascerà cicatrici profonde. E non soltanto in Liam.
Un’estate violenta può trasformare un ragazzino in un adulto.
Una profonda e originale fusione di thriller e romanzo di formazione.
“Morte sul Vulcano” di Vincent Spasaro, edito Newton Compton, si può tranquillamente definire un inno a Ginostra, il mare che circonda l’isola, al vulcano, “Iddu” per gli isolani, ma anche un “passaggio” violento e inatteso, quasi fosse un diretto in pieno volto, dall’infanzia all’età adulta. È un romanzo sui riti di passaggio e sugli scontri, anche generazionali, che li accompagnano.
Il titolo, “Morte sul Vulcano”, può essere interpretato anche come la fine dell’innocenza, della fanciullezza.
“È strano riandare con la memoria all’estate in cui scoprii la morte. È strano perché di quell’estate conservo da qualche parte il ricordo accanto al cuore ma non dentro al cuore. Diciamo che lo tengo in una cantina lì vicino, un sottoscala umido e maleodorante che contrasta coi colori e i profumi di quel luogo a quel tempo. Meno apro la porta di quel sottoscala, meglio è.”
Un libro che “pesca” tra diversi generi, tra noir e romanzo di formazione, dando una mesta e disincantata narrazione di un’estate degli anni ’80.
“Mio padre sfila la cintura dai pantaloni e giù botte. Fa un cazzo di male».
Ero inorridito. «Non può».
«Certo che può. È mio padre. Può fare tutto quello che vuole».
«Mio padre non lo farebbe mai».
«Perché non è un vero uomo. Un uomo decide e agisce di conseguenza. Nessuno può fermarlo se fa quello in cui crede. Questo è un uomo».”
Liam ha undici anni e vive a Londra con i genitori.
Questa sarà per lui un’estate incredibile, piena di scoperte, non sempre adatte alla sua età, alcune delle quali saranno anche purtroppo poco piacevoli.
I genitori di Liam, per seguire uno pseudo ritiro spirituale organizzato dalla famiglia Mason, decidono di trasferirsi tre mesi a Ginostra.
Liam, qui, instaurerà una strana amicizia con due ragazzini: Pietro, alla perenne ricerca del colpevole della sparizione, avvenuta anni prima, di un suo amico, e Angelo, un bambino molto strano.
Su un’isola selvaggia, dove anche i muri hanno occhi e orecchie, ma dove vige l’omertà, i due ragazzini, Liam e Pietro, accompagnati ogni tanto da Angelo, affronteranno sfide a volte più grandi di loro.
Vista dagli occhi del protagonista undicenne, la storia mostra, senza censure, una realtà cruda e spaventosa. Liam, che non comprende molte situazioni a causa della sua giovane età, si troverà a dover crescere e diventare “uomo” prima del tempo.
Alcuni pensieri di Liam, a mio modesto parere, appaiono troppo adulti, come lo sono alcuni dialoghi tra i ragazzi.
Attraverso una scrittura fluida e con una narrazione molto coinvolgente, l’autore ci accompagna alla scoperta di Stromboli. Ci siete mai stati?
Le descrizioni minuziose, ma mai noiose, trasportano il lettore sull’isola e gli permettono di comprendere appieno l’atmosfera cupa e a tratti oppressiva che Liam si trova a vivere durante il suo soggiorno.
Spasaro gestisce sapientemente la tensione, la paura, lasciandoci spesso col fiato sospeso, disseminando false piste e discussioni, che rendono difficile allontanarsi dalla lettura e, al contempo, sviano il lettore dall’individuazione del colpevole.
“E, quando il ricordo bussa perché vuole uscire, riprendo a correre per sovrastarne il rumore.
Correrò e correrò nel vento finché non sarà finita, finché le albe e i respiri non si dissolveranno nel grigiore uniforme della quiete.
Perché questo siamo. Pellegrini nella casa del vento.”

I molteplici impegni famigliari (ho due figli stupendi oltre ad un marito e a un cane) mi hanno sottratto per un lungo periodo ad una delle mie più grandi passioni: la lettura (oltre alla pallacanestro -amore questo condiviso con mio marito, allenatore, e mio figlio, arbitro, che ci ha portato a creare una nostra società dove ricopro il ruolo di presidente). Ora complice un infortunio che mi costringe a diradare i miei impegni fuori casa (non posso guidare) sono “finalmente” riuscita a riprendere un libro in mano! Il fato, insieme ad un post di Kiky (co-fondatrice de “La bottega dei libri” che conosco da oltre 20 anni) pubblicato su Facebook han fatto sì che nascesse la mia collaborazione con “La bottega”, collaborazione che quotidianamente mi riempie di soddisfazione.