
romanzo contemporaneo
Libreria Pienogiorno
3 maggio 2023
cartaceo, ebook
414

Shadi sa molte cose, troppe per una bambina di tre anni. Sa che nella sua città, Kabul, adesso comandano uomini crudeli,, talebani si chiamano. Sa che suo padre è in pericolo perché li aveva combattuti. Sa che per lei e per le donne dell'Afghanistan "la libertà è acqua passata", come le spiega amaramente la mamma il giorno in cui viene al mondo Jahan, sua sorella.
Un anno dopo, nascosta, assiste all'irruzione di quegli uomini nella loro casa. Pochi istanti e un cofanetto e la sua amata Jahan sono le uniche cose che le restano. insieme alla raccomandazione di sua madre: "Promettimi che conserverai sempre la gioia che hai nel cuore".
Si chiama così, Shadi: Gioia, quello è il significato del suo nome in lingua dari.
Negli anni che verranno cercherà in ogni modo di rispettare quella promessa, a dispetto delle terribili sferzate del destino, della crudeltà degli uomini e di un Paese che sembra temere la luce delle donne più di ogni cosa e fa di tutto per oscurarla. L
a vita di Shadi si intreccia per tre decenni a quella di altre donne e alle drammatiche vicende di un Afghanistan eternamente in guerra: l'oscuratismo fanatico dei talebani, gli sprazzi di libertà degli anni della Repubblica, le laceranti contraddizioni dell'occidente, il ritorno al potere degli uomini barbuti e del loro regime di terrore.
“Sono una combattente e un’artista della sopravvivenza” – da “Mille volte gioia” di Siba Shakib, pubblicato dalla casa editrice Pienogiorno.
Shadi è molto piccola quando vede i genitori assassinati dai talebani. Da allora la sua vita passa da un abuso all’altro, fino all’approdo al rifugio per donne in difficoltà. Shadi riprende a studiare, acquisisce consapevolezza del suo essere donna. La giovane passerà attraverso drammatici eventi con il proposito di uscirne più forte e contribuire al cambiamento del suo paese devastato.
“Se condividiamo la sofferenza, diventa più leggera”
Prima di essere assassinata dai talebani, la mamma di Shadi le fa promettere che farà di tutto per sopravvivere e proteggere la sorellina Jahan.
Shadi significa “gioia” e la mamma non vorrebbe mai che perdesse questo suo sentimento, nato con lei di fronte alla brutalità della vita. Così inizia la sua lotta per la sopravvivenza in un Afghanistan occupato dai talebani. Shadi è una ragazzina dolce e ingenua, ma soprattutto molto protettiva nei confronti della vivace Jahan. È resiliente e la promessa che ha fatto alla mamma le dà il coraggio per fuggire da un luogo dove viene abusata da un presunto zio e maltrattata da sua moglie. Finisce così in un rifugio per donne e bambine in difficoltà.
“Ogni batosta che non mi uccide contribuisce a rendermi ancora più forte”
Il rifugio è gestito esclusivamente da donne forti e di carattere, come Tilda.
Tilda è un’americana, sopravvissuta al suo passato di giovane scapestrata e dipendente dalle droghe. Ha trovato il suo riscatto nell’aiutare mogli maltrattate e ragazzine abbandonate. È talmente rassicurante e amorevole da conquistarsi tutta la fiducia di Shadi, diventando per lei come una seconda madre. Oltre a Tilda, le ospiti del rifugio possono contare anche sull’avvocata.
L'”avvocata” è una persona forte, agguerrita nel far valere i diritti delle donne perennemente calpestati. È colta, ha studiato e non solo conosce la legge, ma la difende anche nei tribunali. Ha una figlia coetanea di Shadi, Hoda.
Hoda è stata gravemente ferita durante un’esplosione e ha perso una gamba. Nonostante ciò, è una ragazzina allegra e ottimista, supportata amorevolmente dai genitori.
“Ma a che scopo parlare di quel che ci manca? Serve solo a intristirci e a farci sentire impotenti, perché non potremo mai più riavere ciò che abbiamo perso” – Mille volte gioia
Un romanzo che potrebbe essere anche tratto da una storia vera per quanto sembra realistico. È la fotografia di un popolo che, dal ’96 ai giorni nostri, ha subito stravolgimenti e soprusi da parte dei talebani, pronti a uccidere ogni oppositore. Le vere vittime sono state le donne. Si sono viste costrette a rinunciare all’istruzione, alla libertà e alla loro stessa femminilità, vista come un male da nascondere dietro al burka.
“Mille volte gioia” è un romanzo che potrebbe essere anche una testimonianza o una denuncia su ciò che accade in Afghanistan mentre il mondo continua a girare, come sempre, altrove.
Una scrittura forte, a tratti sconvolgente e crudele ma, purtroppo, non esistono delicatezze per descrivere determinati eventi. Il ritmo narrativo è molto rapido, così come la storia di Shadi che muta in continuazione. Una piccola imbarcazione in un oceano in tempesta che raramente si stabilizza poiché poche sono le giornate di bonaccia.
“Dobbiamo trasformare ciò che ci capita di brutto in qualcosa di buono, altrimenti il brutto resterà lì per sempre e sarà quello a definire la nostra vita”
I personaggi sono realistici, ben caratterizzati e tutti resilienti. La resilienza è, infatti, la vera protagonista. Il linguaggio è semplice, ma incisivo. Lo stile snello e tagliente, tipicamente giornalistico. La trama si suddivide in sei parti, che rappresentano le tappe della vita di Shadi, che corre rapida al pari degli eventi nel suo paese. Il periodo va dal ’96 ai giorni nostri, poiché, nell’ultimo capitolo, compare la notizia dell’invasione dell’Ucraina. Pur trattandosi di un luogo lontano dall’Afghanistan, quest’evento influenza l’umore dei suoi abitanti.
Dalla trama traspare la grande capacità descrittiva del contesto storico-culturale da parte dell’autrice. Elementi fondamentali per la riuscita di un romanzo come questo, che merita un certo approfondimento sulla sua situazione politica e su come essa influisca sulla vita della popolazione. L’autrice è riuscita nell’intento senza trascurare mai l’introspezione dei suoi personaggi, narrandone le paure, la rabbia e le speranze.
“Per quanto alta sia la montagna, si può trovare un sentiero”
Questa è una di quelle storie che meriterebbe di esser letta per convincerci, una volta di più, di quanto siamo fortunati ad esser nati in questa parte del pianeta. È un vero scempio dei diritti umani del quale si legge sicuramente ma, a mio avviso, mai abbastanza.
“Mille volte gioia” è un romanzo che indigna e commuove. Una trama che tiene sulle spine per il destino di questa protagonista dolce e forte, con la quale non si può fare a meno di entrare in empatia. Una lettura che, nonostante il numero di pagine e la gravità dei temi trattati, si porta a termine abbastanza rapidamente, in quanto piuttosto scorrevole.
Consigliato a chi non ha dubbi sulla forza delle donne. A chi desidera guardare oltre. E a chi crede nell’importanza dei sogni, nella volontà di realizzarli. Sognare un paese diverso è cosa grande e impegnativa, in questo caso rischiosa.
Vi ho incuriosito almeno un po’?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐
Un libro che spalanca al lettore le porte dell’inferno quotidiano in cui hanno vissuto e vivono le donne afgane, vittime di una cultura sessista che giustifica gli orrori verso le donne con la religione.
Non c’è fine agli orrori e la speranza di un lieto fine è soffocata dalle consapevolezza che il male ha radici profonde, alimentate da corruzione e traffici di droga che coinvolgono anche il mondo occidentale.
È un bel libro, anche se non ha la potenza narrativa de “Il cacciatore di aquiloni”, a cui veniva associato nella promo.