Epistolario
Words Edizioni
6 maggio 2021
cartaceo, ebook
300
Nel gennaio 1796 Thomas Langlois Lefroy, futuro Capo della Corte Suprema irlandese, e Jane Austen, futura autrice di grandi capolavori della letteratura, entrambi ventenni, si conobbero e si piacquero. A questa innocente attrazione - ci dice la storia - nulla seguì. Jane non si sposò mai e Tom contrasse un'unione di convenienza, che gli garantì un suocero potente, una ricca dote e la protezione economica di uno zio già molto contrariato da matrimoni indesiderabili in famiglia. Gran parte delle lettere di Jane Austen, dopo la sua morte, fu data alle fiamme dalla sorella Cassandra, per motivi che non sono mai stati veramente chiariti. Qui finisce la verità storica.
E se, invece, Tom Lefroy, dopo quell'occasionale conoscenza, avesse scritto una lettera a Jane Austen? Se a quella lettera - imprudente e ingiustificabile dalle convenzioni sociali - fosse seguita una vera e propria corrispondenza?
“Scrivimi, con quella tua penna così audace e così sottile, che ricambi i miei sentimenti, che qualsiasi cosa il destino abbia in serbo per noi l’affronteremo insieme” – Da “Mia cara Jane” di Amalia Frontali, Words Edizioni
Prima di diventare Jane Austen e Thomas Lefroy, scrittrice famosa e noto esponente politico irlandese, essi furono semplicemente due ragazzi. Si conobbero e provarono reciproca attrazione. Forse accarezzarono il sogno di fidanzarsi, di trascorrere il resto della loro vita insieme, poiché li accomunava un’indubbia affinità spirituale. Questo non ci è dato a sapere perché, per motivi legati alle loro condizioni economico sociali, il loro legame non poté sfociare in nulla. Sta di fatto che lei non si sposò mai. Lui lo fece per convenienza, chiamando però la propria figlia Jane, come il suo antico amore.
Questa è una raccolta di lettere immaginata dall’autrice, scritte da Tom Lefroy alla Austen. Una corrispondenza inesistente ma basata sulla realtà dei fatti dove i due giovani poterono dar voce ai loro sentimenti aprendosi senza provare senso di colpa o condizionamento.
“Ecco, se la Bellezza la si può considerare un istinto superiore, non lo stesso si può dire del denaro, la più terrena delle invenzioni umane, la meno spirituale”
Tutti conosciamo Jane Austen. Chi per i suoi romanzi e chi per le relative trasposizioni cinematografiche. Un’autrice nata in una famiglia modesta, seppur dignitosa. Sin da giovanissima dimostrava talento e passione per la scrittura. Attraverso questa, poteva esprimere liberamente il suo pensiero e il suo dissenso verso una società maschilista e repressiva nei confronti della donna. L’unica possibilità che una giovane aveva per poter vivere decorosamente era contrarre matrimonio poiché esclusa dall’asse ereditario paterno per legge e impossibilitata a provvedere personalmente a se stessa per consuetudine.
Jane fu una donna dalla mente brillante, aperta e analitica. Curiosa e indipendente per natura. Ai tempi del loro incontro, Tom Lefroy era un giovanissimo avvocato la cui famiglia era supportata economicamente dal ricco zio Langlois che aveva grandi progetti per lui. Era il primo nipote maschio per cui si era offerto di finanziarne gli studi per poi agevolarne la carriera politica e spingerlo verso un matrimonio vantaggioso.
Tom era un giovane di indubbia intelligenza e fascino. Era attratto dall’anticonformismo di Jane, così diversa dalle fanciulle della società inglese dell’epoca. Lui stesso dimostrava apertura mentale e desiderio di sottrarsi ai progetti dello zio, facendosi strada grazie alle proprie capacità. Purtroppo, il reciproco attaccamento dei due, non poté mai concretizzarsi in un fidanzamento a causa della situazione economica di entrambi. Non erano ancora in grado di provvedere a se stessi o alle loro famiglie autonomamente in quanto nessuno dei due aveva, all’epoca, una carriera.
“Sarebbe assai più facile da vivere, la vita, se fossimo certi di giudicare al primo sguardo vantaggi e svantaggi di ogni cosa” – Mia cara Jane
La narrazione di “Mia cara Jane” è prettamente epistolare. Compaiono solo le lettere di Lefroy che si rivolge alla Austen in modo sempre meno formale con il proseguire della corrispondenza. Egli scrive e risponde alle missive di lei. Inizialmente con toni simpaticamente ironici, in quella forma provocatoria tipica di un’iniziale infatuazione. Con il trascorrere del tempo, i toni diventano sempre meno umoristici per lasciare posto alla forza dei sentimenti. Il giovane si sente imbrigliato e manifesta la propria crescente frustrazione nel vedere i suoi desideri calpestati dalle imposizioni.
“E come hanno potuto proprio mio padre e mia madre, che ai sentimenti hanno volentieri sacrificato il benessere, vendere la mia nima e il mio cuore per trenta denari?” – Mia cara Jane
La corrispondenza non ha solo un carattere sentimentale. Si tratta di due anime affini, un rapporto alla pari dove l’uomo può liberamente parlare propria amata di qualsiasi argomento, compresa la situazione politica del suo paese. Egli è certo di trovare comprensione dall’altra parte, in quanto ne ama soprattutto la mente brillante e l’intelligenza. A sua volta, Jane, gli chiede opinioni in merito ai suoi futuri romanzi, sicura di non esser mal giudicata per questo suo sogno di diventare una scrittrice. E’ conscia di esser apprezzata anche per la sua indole indipendente.
Solo sul finale, l’autrice ci regalerà uno scritto (sempre da lei immaginato) della Austen, quando gli anni saranno passati e i due avranno già preso strade diverse.
“Non è il tempo a determinare l’intimità”
Lo stile narrativo di “Mia cara Jane” ricalca mirabilmente quello ottocentesco, con i medesimi toni ed espressioni. Chi avrà letto i romanzi di Jane Austen, non potrà fare a meno di ritrovarvi il medesimo carattere. In questo, l’autrice si dimostra non solo abile, ma veramente competente e appassionata del genere letterario.
Pur trattandosi di contenuti immaginari, la narrazione risulta molto credibile in quanto supportata da fatti realmente accaduti ed evidente accurata documentazione. Il ritmo narrativo può risultare rapido per chi è avvezzo a letture classiche, per chi conosce i romanzi della Austen e ne apprezza lo stile (l’autrice si ispira e si conforma ad esso), lento per chi preferisce il romanzo contemporaneo e d’azione. Tuttavia, anche un ritmo più lento può regalare emozioni e permettere al lettore di assaporare un bel linguaggio, accurato e raffinato come questo. Tra l’altro comprensibile e agevole.
Una corrispondenza immaginaria tuttavia anche nozionistica. Dona al lettore una visione di una Austen inedita, ancora giovane ed entusiasta, con le sue ribellioni e progetti. Presenta una storia d’amore che non ebbe reali sbocchi ma che esistette e che, probabilmente influenzò la vita di entrambi i personaggi.
“Siete davvero sincera quando scrivete che avete appreso da me l’abilità do tormentare il prossimo con i morsi della curiosità?“
Se apprezzate Jane Austen, allora non perdetevi “Mia cara Jane”. Vi piacerà! Prima di tutto perché è sempre un piacere leggere un romanzo scritto da Amalia Frontali. In secondo luogo perché, pur essendo nato dalla sua immaginazione, questo scritto è supportato da fatti realmente accaduti e documentati.
L’autrice, attraverso questo epistolario, ha dato un tributo a tutti gli amori che non si sono concretizzati. Quelli spesso dimenticati, rimasti a vagare leggeri come piume nel caos dei nostri pensieri. Quando penso agli amori della giovinezza, quelli taciuti o rimasti nel limbo, mi viene in mente una citazione di un’autrice della mia adolescenza:
“A Assisi io camminavo per una strada stretta, disagevole, stupenda, incastrata fra vecchie case di pietra grigia. Da un invisibile giardino o frutteto, si partì una volata di petali candidi e l’aria me li portò sul viso. Erano fiori di mandorlo. Ricordo esattamente: mi appoggiai al muro d’una di quelle vecchie case, restai immobile, con quei petali che il vento mi incollava sulla faccia. Non dimenticherò mai quel profumo, quella sensazione di fresco, di pulito, di sano, di troppo bello che provai… per poco. Una folata di vento contrario rubò i miei petali. E bellezza, profumo e freschezza se ne andarono” (Liala – “Se il sole tramonta può tornare”)
Così sono gli amori irrealizzati, sospesi nel vento come petali che, una volta dispersi non possono più tornare lasciandoci il ricordo delle sensazioni provate nel momento in cui li vivevamo.
Conoscevate la breve storia d’amore tra Jane Austen e Thomas Lefroy?