
Thriller storico
Oakmond Publishing
30 novembre 2020
cartaceo, ebook
205

Matanza è la storia di uno spaventoso massacro realmente avvenuto nella città di Torreón, durante la rivoluzione messicana. Protagonista del romanzo è Juana, una ragazza indigena che viene avviata alla prostituzione da un abietto sfruttatore. Travolta dalla violenza di una guerra senza fine, Juana cerca di riscattare se stessa e dà voce agli ultimi della sua terra, quei popoli nativi, che pur costituendo l’anima più antica della nazione messicana, lottano ancora oggi per avere diritto a un futuro.
La mattanza di Torreón, rimasta impunita, è una delle pagine più buie e sanguinarie dell’intera storia dell’America Latina.
“Matanza” racconta una vicenda tragica, di oppressione, speranza e riscatto… Riportare alla luce questa strage dimenticata, diventa anche un modo per ricordare che il male è insito nella natura umana, e che le prime vittime di ogni guerra sono sempre l’innocenza e la verità.”
Giampaolo Galli, intervista per la redazione del sito Libro.it
Ispirato a fatti realmente accaduti durante la rivoluzione messicana, questo libro accende i riflettori su un episodio poco conosciuto qui in Italia, ma non per questo meno degno di nota. Parla dell’eccidio di Torreón, una città del Messico nella quale, nei primi del ‘900, una vera e propria strage ad opera dei rivoluzionari fece contare numerose vittime tra la popolazione. Sempre nella medesima intervista di cui ho riportato sopra uno stralcio, l’autore definisce la Rivoluzione messicana come la “prima grande guerra civile del ‘900”. Attraverso questo romanzo ce la racconta a modo suo, servendosi della storia di una ragazza qualunque che si trova a lottare col mondo intero per poter sopravvivere.
Juana ha la sfortuna di essere bella. Non sarà la sua giovane età a salvarla dalle grinfie di Don Felipe Duarte, suo datore di lavoro. Con la prepotenza e la strafottenza tipica di chi crede di avere il mondo ai suoi piedi, l’uomo abuserà di lei continuamente, ogni volta che gli aggraderà, violando il suo corpo e l’innocenza della sua anima.
Ha soli 17 anni quando sua madre si vede costretta a mandarla a lavorare. Suo padre è morto e i suoi fratelli sono troppo piccoli per sostenere la famiglia. Lei è l’unica speranza per quelle bocche affamate. Chissà se quella donna sapeva a che destino stava condannando la sua bambina!
Rimasta incinta, il suo “padrone” decide di sbarazzarsi di lei. Per poter ricavare un bel gruzzoletto dalla sua vendita deve però liberarsi del bimbo che porta in grembo. Senza neanche chiedere il suo parere, la fa condurre da una sorta di ostetrica che la farà abortire. Essendo però già al quarto mese, l’operazione si rivela più complicata del dovuto e toglie alla giovane ciò che di più prezioso una donna può avere: la possibilità di diventare madre.
A questo punto è facile liberarsi di lei e, paradossalmente, questa sua menomazione diventa preziosa come merce di scambio. Viene venduta a Osvaldo, possessore di una sorta di bordello ambulante che, insieme al suo harem, viaggerà in lungo e largo nel Messico, travolto dalla guerra. Le sue ragazze soddisferanno i desideri di soldati e uomini di ogni estrazione sociale, pronti a sborsare denari sonanti per godere di quella inaspettata compagnia femminile.
Presto Juana, con la sua manifesta bellezza, diventerà la punta dell’iceberg di lussuria del suo “protettore”. Deve stare attento a lei, diversi uomini le hanno messo gli occhi addosso. Tra questi un ricco cinese che le propone di scappare con lui lontano da quella terra martoriata prima che la rivoluzione prenda possesso della città di Torreón (dove in quel momento la carovana di Osvaldo sosta). Juana è lusingata dalla proposta, ma il suo cuore, anche se sa che non dovrebbe, è attratto dalla divisa del tenente dei rurales (corpo di polizia o gendarmeria a cavallo, esistito in Messico tra il 1861 e il 1914), Florencio Machado, che, a sua insaputa, ricambia questo interesse.
E proprio quando il bel tenente, senza che Juana sappia nulla, si mette d’accordo col suo sfruttatore per poterla avere tutta per sé in cambio di un lasciapassare per la salvezza, lei scappa dal cinese, suscitando l’ira del suo aguzzino, che corre a riprendersela…
Ci sarebbe ancora tanto da raccontare ma non voglio rivelarvi troppo.
Vorrei invece porre l’accento sui fatti storici che fanno da contorno alla vita della nostra protagonista, piccolo sprazzo di luce in mezzo al buio della desolazione e della crudeltà.
La storia raccontata è molto cruda, come penso lo sia stata la vita in quel Messico dei primi decenni del ‘900, dilaniato dalla guerra civile.
L’avvicendarsi repentino di diverse figure a capo del Paese portava ad un continuo susseguirsi di atti violenti e vandalici ai danni dei meno forti. Nella sola città di Torreón, nel maggio del 1911, più di 300 emigrati cinesi vennero torturati e uccisi. Qual era la loro colpa? Solamente quella di essere diversi dai nativi del luogo. Credo che il titolo del libro si riferisca proprio a quest’episodio assurdo e inumano.
Da queste pagine viene fuori tutta la crudeltà di una ribellione che non ha colori né uno scopo bel definito, se non quello di voler imporre il proprio dominio in quella terra martoriata. Sembra quasi che l’essere umano scompaia in mezzo alla violenza; solo la delicatezza dell’amore di Juana e del suo Florencio porta un po’ di speranza in mezzo al vermiglio del sangue che scorre con troppa facilità.
In quella ragazza, che il destino ha cercato di piegare, si nasconde una forza d’animo che neanche la guerra ha fatto soccombere. Cos’ha da perdere ormai? Cosa le potrebbero fare di peggio di quello che ha subito? Vuole una possibilità Juana, è disposta a tutto per averla. Non vuole vivere per sempre, vendendo il suo corpo.
Ma non è bellissimo questo ritratto di donna che Giampaolo Galli ci regala? Quanta dignità traspare dalla sofferenza e dalle umiliazioni che è costretta a patire. A voi viene in mente qualche altra figura femminile, in letteratura, che trovi nella disperazione la forza di riprendere in mano il suo destino?
Accidenti, come al solito io mi perdo tra le parole e non mi rendo conto di quanto sono prolissa.
Prima di chiudere però lasciatemi spendere solamente altre due righe per evidenziare la cura con cui questo libro non solo è stato scritto, ma anche “creato”. Se è vero che anche l’occhio vuole sempre la sua parte, con Matanza sicuramente non rimarrà deluso; avrà tanto da ammirare, a partire dal bellissimo quadro riportato in copertina (“La quita piconera”, 1930, opera del maestro Julio Romero de Torres), per finire con la frondosa quercia, simbolo della casa editrice, che da l’idea di voler accogliere tra le sue foglie l’elegante falco che firma ogni pagina.
Grazie a Giampaolo Galli per questo meraviglioso romanzo… e alla casa editrice per avermi consigliato che vino gustare durante la lettura. So che non potete capire, ma basterà aprire il libro per svelare il mistero….
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…