
Saggio
Le Plurali
13 marzo 2024
cartaceo, ebook
160

Una storia familiare come tante: figlia della classe operaia, Virginia Cafaro non ha mai visto i genitori riposare davvero, nel senso di godersi momenti di ozio, relax e sonno. Ma nemmeno lei era mai riuscita a dare un nome a quel mostro che, da sempre, le impediva di schiacciare un pisolino senza sentirsi in colpa, ovvero il capitalismo cronografo.
Con una prospettiva inedita e singolare, questa bussola ci spinge a rivendicare il diritto al riposo, intersecando analisi sociologiche con l'esperienza quotidiana.
Partendo dai lati oscuri dello scrolling, fino alla procrastinazione della buonanotte e prendendo spunto dal comportamento dei porcellini d'India, l'autrice ci porta a indagare il lato femminista del riposo e a rivendicarlo come un atto rivoluzionario, rispetto al tentativo costante dell'ipercapitalismo di ingurgitare fino all'ultimo minuto del nostro tempo.
“Manifestiamo pisolini a seconda delle nostre capacità, per una pratica del buon riposo altruista e libero dalle logistiche del profitto” – da “Manifesto pisolini” di Virginia Cafaro, Le Plurali Editrice.
“Manifesto pisolini” è una nuova interessante visione del riposo in un’epoca in cui il tempo ha valore solo se monetizzabile. Le persone acquistano dignità o prestigio solo se producono. Per produrre sacrificano il riposo, con relative conseguenze. L’autrice ci invita a riflettere sull’importanza dei momenti di ozio, relax e sonno quale nostro diritto.
“Manteniamo allenato il pensiero. Facciamo spazio a (nuovo) riposo nelle nostre vite. Immaginiamo che il nostro sole sia il riposo (non il lavoro). Doniamo riposo alle persone”
Questa è una guida nata dall’osservazione e riflessione dell’autrice in merito al tempo libero dei suoi familiari. Essi appartengono alla classe operaia e lei non li ha mai visti riposare veramente. Per “riposare veramente” si intende prendersi un proprio spazio e svolgere un’attività rilassante fine a se stessa. C’era sempre qualche cosa di opprimente che impediva loro di godersi un momento di puro relax.
Virgina Cafaro introduce il termine di “capitalismo cronografo”, un sistema che scrive a suo vantaggio, il nostro tempo.
La guida parte dalla prefazione di Biancamaria Furci (caporedattrice, attivista nubìvaga, creatrice di contenuti e relatrice a eventi pubblici e nelle scuole sul femminismo, disturbi del comportamento alimentare, lo sfruttamento sul lavoro, ecc.). Ci invita a riflettere, facendo anche esempi pratici in merito alla propria esperienza sul contenuto di ciò che leggeremo. Esprime il proprio pensiero sulla stanchezza, polarizzandosi su ciò che la genera traendone un profitto.
“Studiamo l’agenda invece che riempirla. Individuiamo i buchi neri che assorbono il nostro tempo. Mettiamo in pausa le notifiche del telefono. Sondiamo nuovi spazi di riposo” – Manifesto pisolini
Il linguaggio usato dall’autrice è semplice e scorrevole. Usa terminologie nuove, che si premura di spiegare attraverso parole di uso comune, in modo tale da rendere ogni concetto accessibile a tutti. Il ritmo è rapido e la lettura scorrevole oltre che interessante.
La guida si divide in cinque parti.
“A chi non ha mai dormito” è la prima parte, dove l’autrice porta la propria esperienza famigliare, figlia di lavoratori che non sono mai riusciti a riposare. Ci parla di Working class, della storia del pisolino, dell’ipercapitalismo e del lavoro di cura domestica così bistrattato in quanto non monetizzato (quasi sempre a carico della donna).
“L’uroboro della notte” è la seconda parte, dove ci parla di questa figura metaforica, raffigurante un drago che riconcorre la propria coda in tondo, senza un inizio e una fine. Ci parla di burnout e di carico mentale oltre che dei mezzi informatici. Essi avrebbero dovuto alleggerire il carico di lavoro, mentre, in realtà, ne hanno creato un ulteriore (basti pensare al controllo delle e-mail una volta arrivati a casa). Essa è studiata per creare dipendenza e far sì che procrastini il momento del riposo.
“L’idolo del lavoro è quindi riuscito a farci credere che il riposo fosse qualcosa di superfluo, mettendoci come pugili all’angolo”
La procrastinazione è un nostro modo per provare a riprenderci il tempo che il lavoro ci ha sottratto, senza pensare che, a nostra volta, così facendo ci neghiamo ore di sonno.
“La rivoluzione si fa dormendo” è la terza parte dove l’autrice propone situazioni ideali per il benessere dell’individuo in quanto tale e non solo come lavoratore. Il riposo è regolamentato anche da una legge, che però ne subordina il diritto alle ore di lavoro, quello retribuito. Introduce il concetto di “lavorismo” quale identificazione della persona con la propria professione.
“Una delle carte vincenti della hurst culture è l’illusione della rivincita e del successo, il famoso se vuoi puoi” – Manifesto pisolini
“Il mito dell’oberazione” è la quarta parte. Qui si parla di uno strumento che ha condizionato la vita e il lavoro di tutti noi: l’orologio, con la relativa rigidità nel misurare il tempo. Le frasi peregrine promosse dal capitalismo “se vuoi puoi” generano un senso di colpa in chi non è riuscito a raggiungere un obiettivo prefissato. Si parla di Hurst culture, che predica la devozione al lavoro. Insomma, più si è oberati e più si acquista valore sociale.
“Manifestando pisolini” è la parte conclusiva dove ci parla delle diverse tipologie di riposo e ci dà consigli per praticarlo.
“Manifestare pisolini significa esternare e desiderare condizioni adatte al riposo per sé e per le altre persone”
“Manifesto pisolini” è una guida molto interessante, da leggere tutta d’un fiato. Non solo perché breve, ma anche perché esaustiva e fa riflettere. È impossibile, per un motivo e per l’altro, non riconoscervisi. Quante volte ci siamo sentiti in colpa per aver ceduto al sonno, anziché approfittarne per uscire o per finire un lavoro incompiuto? E che dire del giudizio altrui sul riposo, in un’epoca dove si considera il sonno tempo perso? Così come si incontrano frequentemente individui che si fanno vanto di non aver bisogno di otto ore di sonno per apparire al meglio della forma.
Questa guida dà dignità e rende onore al riposo, facendo esempi pratici sulla sua importanza. Ogni teoria ripotata ha un proprio fondamento. L’autrice si dimostra preparata dal punto di vista storico e sociologico offrendoci una panoramica assai interessante.
Il riposo fine a se stesso, non come mezzo per ricaricarci (per poter lavorare al meglio).
Ho sempre ritenuto assurdo identificare le persone con la loro professione. Come dice l’autrice, quando qualcuno ci chiede “cosa fai nella vita?”, dovremmo dare un genere di risposta che ci identifichi (per esempio “faccio la zia, dipingo, passeggio in collina, presto volontariato, ecc…).
Vi immaginate l’espressione dell’interlocutore?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐