
romanzo contemporaneo
Sperling & Kupfer
2024
cartaceo, ebook
432

Fondata dal nonno di Achille prima della Seconda guerra mondiale, la Confetteria Conforti era stata da sempre un punto di riferimento al Nomentano, fino a quando il quartiere romano era stato massacrato dai combattimenti tra tedeschi e partigiani.
Ora che la guerra è finita, però, la fabbrica non è più solo un luogo di ricordi, custode di storie straordinarie e meravigliose, ma è anche il punto di partenza per l'intera famiglia, una nuova occasione per ricominciare da capo. E così, con il supporto di Cecilia, Achille coinvolge il suo amico fraterno Carlo Russo e la moglie Rosa nell'impresa, che viene accolta con grande clamore ed entusiasmo da tutti.
Dalla riapertura della fabbrica nell'immediato dopoguerra fino agli inizi del nuovo millennio, passando per i travagliati e rivoltosi anni Settanta, la vita di Achille e Carlo e delle rispettive famiglie ruota attorno alla confetteria.
Il destino dei loro tre figli, in particolare, si intreccerà in maniera indissolubile: da una parte, Ettore e Paride Conforti, diversi tanto nel carattere quanto nelle aspirazioni, dall'altra Rebecca Russo, instancabile ribelle, che faticherà a piegarsi alle regole dell'epoca e farà di tutto per inseguire il proprio ideale di libertà.
La scrittura di Valentina Cebeni mi è entrata nel cuore sin dal suo primo libro, letto un po’ di anni fa. E, ogni volta, ogni sua nuova storia, ogni personaggio che esce dalla sua penna, elegante e profondamente emozionale, arriva a toccarmi l’anima. Ed è stato così anche per questa nuova uscita per Sperling & Kupfer, “Mandorle amare”.
L’autrice ricama le parole con la sensibilità che la contraddistingue, non sdolcinate frivolezze, ma emozioni pure e viscerali, che riescono a scavarti dentro. È una saga familiare quella di “Mandorle amare”. Un racconto che si dipana dal secondo dopoguerra e accompagna la famiglia Conforti e la storia della loro confetteria tra gioie, dolori, innamoramenti, conflitti, successi e sconfitte per i decenni a seguire, in una Roma in fermento e pronta a rinascere.
Amo seguire i personaggi di una storia nella loro crescita. Ettore e Paride Conforti e Rebecca Russo li vediamo nascere, diventare bambini curiosi e ragazzi con tanti sogni nel cassetto e, poi, adulti con un futuro da vivere. Sogni che non saranno destinati ad avverarsi per tutti loro.
Paride, secondogenito, ha il cammino già scritto, il posto all’ombra del fratello maggiore. Anche se muoversi in confetteria, dosare, amalgamare, creare la magica alchimia tra zucchero e mandorle è qualcosa che ama, alcuni progetti e aspirazioni li ha dovuti accantonare.
Rebecca è femmina; figlia di un padre siciliano che la vorrebbe solo moglie e madre, mentre lei sogna l’università, l’impegno sociale e politico, l’indipendenza, nel pieno degli anni di lotta studentesca, di quel famoso ’68.
Ettore è forse l’unico a cui nulla è proibito, il futuro assicurato da capo d’azienda, il preferito di papà Achille. Ma è tutto ciò che vuole, essere il successore di suo padre, raccoglierne eredità e onori?
In un contesto storico sapientemente dipanato dalla penna dell’autrice, che appassiona il lettore dipingendo luoghi, atmosfere e sensazioni con la fluida e armonica bellezza delle sue parole, ci facciamo trasportare in un viaggio che, dalla metà del Novecento, arriva fin quasi ai nostri giorni.
“Mandorle amare” non è solamente la storia della famiglia Conforti, che ci ritroviamo a seguire con ardente curiosità e affetto. È la stessa storia d’Italia e degli italiani, costretti a rimboccarsi le maniche alla fine della guerra, a ricostruire vite, case e attività commerciali. Il boom economico, l’arrivo degli elettrodomestici, le lotte studentesche fuori e dentro le università, l’emancipazione femminile: tutto ciò viene narrato con tratti intensi e appassionati.
I personaggi femminili del romanzo non potrebbero essere più diversi. Eppure Cecilia, Elena Rebecca, Anita, Rosa tengono tra le mani il filo del destino di questa storia. C’è chi affronta tutto con determinazione, chi piegandosi alla società patriarcale; chi supera le avversità con orgoglio, nonostante i sacrifici, le lotte e le rinunce che l’essere donne ha comportato e continua, per certi versi, a comportare ancora.
Valentina Cebeni riesce a raccontarci una storia familiare, una saga che si dipana negli anni, rendendoci partecipi di ogni avvenimento, di ogni parola e sentimento perché la scrittura lieve e delicata, i dialoghi appassionati e le descrizioni vivide ci appaiono come lo scorrere di una pellicola cinematografica. Tutto si svolge davanti ai nostri occhi e ci incanta con la sua profonda bellezza .
“Mandorle amare” è anche una storia d’amore, sofferta, che vive di gesti silenziosi, sguardi capaci di scrutare fin dentro l’anima; di malintesi e omissioni in grado di lastricare il cammino dei protagonisti di cuori spezzati e lacrime strozzate, di rancori e silenzi colmi del senso di tradimento.
“Di nuovo avvertì quel dolore nel petto; anche lui sempre lo stesso, dolcissimo e amaro insieme, che nonostante il tempo e le incomprensioni fra loro, nonostante la distanza che si andava acuendo, continuava a legarlo a quella ragazza con i sogni troppo grandi per le sue spalle minute”
E il profumo dei confetti, che senti quasi sprigionarsi dalle pagine, è una vera delizia. Quei bonbon di candido e lucente zucchero, che racchiudono tesori fatti di croccante e profumata bontà, sono sempre stati il simbolo di avvenimenti lieti, il buon auspicio per nascite, matrimoni e lauree. E vederli nascere, carpirne i segreti e il duro lavoro che serve per dare vita a queste prelibatezze è stato, oltre che interessante, molto appassionante.
“Di nuovo ritrovò quell’odore familiare. Quella miscela di zucchero caldo e mandorle e quello rotondo delle nocciole tostate in attesa di essere ricoperte di cioccolato, che col suo profumo denso e sensuale prometteva viaggi esotici nel cuore di terre selvagge”
Perché ogni azione, ogni gesto, se fatto e raccontato con delicata armonia e sentimento, sa conquistare. E questa storia, di gesti colmi di delicatezza, di parole sussurrate e amori che si radicano nel cuore, è ricamata all’infinito.
“Rebecca quindi si guardò le mani e allargò le dita; le stesse dalle quali aveva visto scivolare via il suo futuro, la vita che sognava, la leggerezza perduta troppo in fretta, troppo presto. E l’amore, quel sentimento che non aveva mai capito sino in fondo, cadutole dal cuore in una sera di tarda primavera, fra baci sussurrati nascosti dietro lenzuola stese alla luce delle stelle”
Tra parole che sussurrano emozioni, conflitti che lasciano l’amaro in bocca, e personaggi così sapientemente delineati da riuscire a farsi amare o odiare con un’intensità incredibile, “Mandorle amare” è uno di quei romanzo che non dimentichi. Una di quelle storie da custodire nel cuore, da amare con lo stesso affetto con cui l’autrice ce l’ha affidata. Non posso non spendere una parola in più per il mio personaggio preferito, Paride. Ragazzino curioso e infaticabile prima, uomo in continua ricerca dell’amore e dell’approvazione di quel padre amatissimo poi, i cui gesti e azioni sono sempre mossi da un cuore limpido e un’anima sensibile.
È una storia familiare, una storia d’amore, di coraggio, di ricerca di un posto nel mondo che faccia sentire liberi e amati. “Mandorle amare” saprà conquistarvi, ne sono certa.
Vi piacciono le storie familiari e quale avete amato maggiormente?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.