Romanzo storico
Newton Compton Editori
23 gennaio 2024
cartaceo, ebook
352
In una fredda notte di ottobre 1942, le guardie del campo di concentramento di Sachsenhausen sorprendono un gruppo di prigionieri ebrei radunati in segreto. Sono i membri di un coro clandestino, che stanno provando il repertorio guidati dal direttore d'orchestra Rosebery d'Arguto. Molti di loro vengono giustiziati sul momento, e quelli che sopravvivono alla rappresaglia sono deportati ad Aushwitz-Birkenau di lì a poche settimane.
L'unico che riesce a salvarsi è Aleksander Kuliesiewicz, un musicista polacco dotato di una singolare e incredibile memoria. E' a lui che Rosebery, prima di morire affida una missione importantissima: usare il suo dono per salvare il patrimonio musicale delle vittime dei campi nazisti. Aleks sopravvive in effetti all'olocausto, e tiene fede alla promessa fatta all'amico: dopo la guerra torna in Polonia e inizia a raccogliere un impressionante archivio musicale che porta in giro per tutto il mondo.
Solo attraverso la preziosa testimonianza di quest'uomo oggi sappiamo che i prigionieri dei campi di concentramento composero sinfonie, organizzarono cori clandestini, arrangiarono le musiche di illustri compositori riunendosi regolarmente e spesso a rischio della vita.
La musica permise loro di resistere e restare umani, pur costretti a vivere nelle condizioni più brutali che si possano immaginare.
“Con il pensiero si possono bucare i muri” – da “L’uomo che salvò la musica dall’inferno” di Makana Eyre, edito Newton Compton.
Due musicisti, un’oppositore del regime nazista e un ebreo, si incontrano nel campo di Sachsenhausen, nei pressi di Berlino. Insieme fondano un coro segreto tra i prigionieri. Quando vengono scoperti, le guardie giustiziano molti di loro. Gli altri vengono destinati ad Aushwitz. Uno di loro sente la morte avvicinarsi e si fa promettere dall’altro che sopravvivrà e userà la sua formidabile memoria per custodirvi la loro musica. Una volta fuori, dovrà far conoscere al mondo quello che hanno vissuto lì dentro, proprio attraverso le loro melodie.
“Ci avete rubato la libertà e la sicurezza, non potete strapparci tutto ciò che abbiamo. Possiamo ancora fare musica”
Aleks e Rosbery non potrebbero essere più diversi. Appartengono a due generazioni e culture differenti. In comune hanno una grande passione per la musica.
Aleks è giovane e ha vissuto, seppur per breve tempo, in un paese libero, dopo diverse dominazioni. Ha goduto appieno della propria autonomia nel fare le proprie scelte di vita, oltre a divertirsi e flirtare con le ragazze. Suo padre era un uomo proveniente da una famiglia umile. Grazie al suo impegno e a numerosi sacrifici, era riuscito a proseguire gli studi, diventando insegnante.
Desiderava per il figlio una carriera di avvocato e il giovane aveva cercato di accontentarlo, nonostante avesse diverse ambizioni. Non le aveva mai abbandonate e il padre sembrava assecondarlo, convinto si trattasse di semplice un passatempo. Aleks, invece, voleva diventare un musicista di professione. Era attratto dalle vivaci melodie dei popoli nomadi, così come da quelle solenni che provenivano dalle sinagoghe. Aveva un grande talento e un buon orecchio, oltre esser perfettamente a suo agio sul palcoscenico. Era un giovane brillante, incosciente e a volte indisciplinato. La musica era la sua unica certezza, il resto era in continuo cambiamento.
“Tutto sembrava a portata di mano, e Aleks, dotato di talento, di un’arroventata ambizione e di un pizzico di privilegio, era ansioso di sperimentare tutto” – Makana Eyre
Un incidente di molti anni prima l’aveva reso balbuziente. Grazie all’aiuto di un esperto, era riuscito a superare il problema attraverso la raffigurazione delle lettere nella sua mente, prima di trasformarle in parole, come una sorta di lettura ad alta voce. Questo aveva sviluppato notevolmente la sua memoria, rendendola portentosa. Dote che lo salverà poi dalla resa, quando verrà rinchiuso in un campo di concentramento, dopo aver scritto un articolo contro il regime.
Lì incontra Rosebery d’Arguto, un direttore d’orchestra maggiore di lui per età, con cui entrerà subito in sintonia.
Rosebery proveniva da una facoltosa famiglia ebrea, che commerciava in granaglie. Il padre era osservante e molto tradizionalista, avrebbe desiderato vedere il proprio figlio diventare rabbino. Il giovane si era ribellato, in quanto si professava ateo e detestava, inoltre, l’avidità del genitore.
“Per Rosebery, il coro era un universo a sé stante, un luogo in cui fondere i suoi studi musicali con il desiderio di uguaglianza, giustizia e cultura accessibili a tutti”
Rosebery era un uomo generoso e sempre pronto a lottare al fianco dei più deboli, oltre a vantare grande cultura musicale. Era diventato, infatti, direttore d’orchestra e non aveva rinunciato a fare musica, nemmeno quando i nazisti lo avevano internato a Sachsenhausen. Aveva trovato in quel giovane, che zufolava così armoniosamente, un grande alleato. Era nata, così, una solida amicizia.
“In quelle melodie, Aleks percepiva un’affermazione di vita che non aveva mai sentito prima”
“L’uomo che salvò la musica dall’inferno” di Makana Eyre è il racconto di una storia vera, di due uomini realmente esistiti, di cui sono presenti fotografie che li raffigurano, oltre a immagini dei loro spartiti musicali e luoghi della loro giovinezza. Il linguaggio di Makana Eyre è semplice, chiaro e descrittivo in merito ad ambienti, contesti e personaggi, in tutta la loro interezza. I dialoghi scarseggiano, si ha l’impressione di leggere un lungo articolo di giornale. È una sorta di racconto molto realistico, dove si narrano i fatti e si cerca di ricostruire la personalità dei personaggi, attraverso una lunga e attenta documentazione da parte dell’autore.
Egli ha potuto ascoltare le memorie dei sopravvissuti all’Olocausto, ma, soprattutto, ha potuto prender visioni di numerosi faldoni contenenti documenti, fotografie e metri di nastri su cui erano registrate canzoni e musiche dei prigionieri di Schaffausen. Tra la documentazione, c’era anche la storia originale e mai pubblicata di Aleks Kulisiewicz.
Una scrittura incisiva, priva di abbellimenti, in quanto questo non avrebbe reso giustizia a coloro che vissero tali brutalità. Il romanzo si divide in quattro parti. Le prime si dedicano al racconto della vita dei due protagonisti dagli esordi, la terza riguarda la vita nel campo e l’ultima quella di Aleks, una volta libero. L’espletamento della sua missione. Battersi affinché la musica dei prigionieri fosse conosciuta in tutto il mondo e le sue difficoltà di uomo fortemente destabilizzato dalle terribili esperienze.
La storia si presenta ben documentata e interessante, anche se molto drammatica e non semplice da affrontare emotivamente. Il ritmo è comunque rapido.
“Tutta la spavalderia della gioventù lo aveva abbandonato ed era stata sostituita dall’acuta consapevolezza della debolezza dell’essere umano”
Le letture che toccano tali tematiche sono sempre molto toccanti. Quando documentano una storia vera e si ha la possibilità di osservare le immagini dei protagonisti, diventano, per noi lettori, una concreta realtà. Questo perché quei nomi hanno un volto e i loro occhi hanno un’espressione. Questo ci coinvolge e ci stringe il cuore. Forse la vera protagonista è la musica, ma non si può non provare ammirazione nei confronti dei loro promotori in una situazione terribile.
Credo sia sempre bene affrontare determinate letture, anche se, va detto, non lo si fa mai a cuor leggero perché ci fanno soffrire e indignare. Ogni volta che le si termina, portiamo con noi messaggi importanti.
Vi capita di affrontare letture che sapete in anticipo essere emotivamente impegnative?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐