
romanzo rosa
Self-publishing
2023
cartaceo, ebook

L’unico obiettivo di lord Adam è sempre stato mantenere alto il nome del casato degli Amberly. E in passato, pur di ottenere quello che voleva, stava rischiando di perdere l’amore della sua famiglia.
Arrogante, rispettato, dal grande fascino, è consapevole di dover prendere moglie e impalmare una giovane nobile inglese, dal lignaggio ineccepibile. Lo deve a suo padre, alla sua memoria.
Miss Jillian Palmer è tutto l’opposto di ciò che è inglese: è americana.
Delizia del ton di Boston, insolente e per niente impressionabile, sfida il conte in maniera diretta senza cedere al suo fascino tanto lo trova insopportabile.
Entrambi non riescono a darsi pace poiché quell’attrazione non vogliono proprio assecondarla.
Decisioni avventate.
L’orgoglio li blocca.
La passione li spinge a cercarsi.
Ma i loro mondi sono troppo distanti perché si avvicinino.
E se una disgrazia vivente così fastidiosa diventasse anche il dono più prezioso che possa esistere?
Si può rischiare la reputazione a fronte di un matrimonio felice?
Ebbene, davanti a questo foglio bianco devo capire come fare a rendere delicati dei commenti su questo “Lord Disgrace”, che delicati e graziosi non lo sono affatto. Partiamo dall’esterno, così qualcosa di bello lo dico per forza: la cover è davvero bella. Accattivante, misteriosa, un piccolo gioiello. Forse è per questa bella cover che mi son fatta fregare.
I motivi per leggere un libro come “Lord Disgrace”, che è un self-publishing di puro svago, dovrebbero essere, appunto, lo svago e il relax. Il pieno godimento di un libro ben scritto, appassionante, che permette al lettore di staccare la spina, di immergersi in un altro mondo e di finire la lettura con un bel sorriso soddisfatto. Cosa che non mi è successa con questo libro. Il canovaccio non è male: se i cliché sono ben trattati nel romance storico, sono le letture più appaganti in cui un’appassionata si possa imbattere. Il problema qui non è il cliché, ma il cliché del cliché. ‘Na brutta copia insomma, con connessa dimenticanza di trasferimento in bella grafia e senza errori.
Vogliamo parlare dei personaggi?
I personaggi sono confusi e poco credibili: non si comprendono i caratteri, non hanno nessuna unicità, sono piatti come sogliole. A nulla valgono i battibecchi tra i protagonisti, che si piacciono da morire ma si fidanzano con altri: se il bisticcio non è ben calato in circostanze che organizzano una relazione costruita pagina su pagina tra due personaggi, ebbene è solo una scopiazzatura di libri meglio riusciti, con frasi già lette e rilette, battute che da ironiche diventano fuori luogo e situazioni pasticciate in cui il lettore si perde e si infastidisce.
I secondari, poi, appaiono come macchiette oppure come personaggi potenzialmente stupendi, ma mozzi, non approfonditi, senza storia né carattere. Anche l’handicap del fratello della protagonista è descritto in modo superficiale, non c’è nulla di questo personaggio che coinvolge il lettore, non si crea nessuna empatia. Un esempio di fraseggio inopportuno: alla vista del protagonista maschile la giovane di turno si domande “Perché sentiva un vulcano eruttare nello stomaco?” (pag. 927 del kindle) e, anziché uno scambio di sguardi tesi di passione tra due esponenti dell’alta società ottocentesca, nel lettore si forma l’immagine di una signorina tutta pizzi e merletti che in pubblico si esibisce in un mega-rutto epocale.
Che potrebbe essere divertentissimo se il libro fosse di quel genere, dissacrante e ironico. E invece non si capisce cosa sia, o meglio, si capisce che all’autrice non è riuscito. Perché andiamo, le protagoniste vittoriane ruttano? E siccome la risposta è no, o almeno non in pubblico e non con il beneplacito dell’autrice che le descrive, la similitudine doveva essere un’altra.
A pag. 678, l’autrice fa dire a un personaggio “allucinante” e subito i miei ricordi vanno ai tardi anni ’80 e al telefilm “College”, con la tipa che pronunciava “allucinogeno” ogni tre battute.
A pag. 1027 “Bello come il suono di un tuono che squarcia il cielo”: ripeti dieci volte senza pause e veloce se hai il coraggio (ma solo io sento quanto suoni male?).
E che diciamo dell’ambientazione di “Lord Disgrace”?
L’ambientazione vittoriana potrebbe offrire spunti interessantissimi sulla situazione politica, sul mondo delle lotte per il suffragio femminile, sulle scoperte tecnologiche. Certo, c’è da studiare e l’autrice non pare incline visto che di tutte queste vicende, neanche l’ombra. Per poter godere di uno storico è necessario che l’ambiente sia credibile, che ci siano riferimenti e dettagli a cui il lettore si possa aggrappare per figurarsi il mondo in cui i personaggi si muovono: questa storia, invece, potrebbe essere calata in qualsiasi altra epoca.
Potrebbe essere un regency, un libro ambientato nella belle époque o addirittura un contemporaneo perché non ci sono elementi che obblighino il lettore a vivere la storia nell’epoca vittoriana. A poco vale il fatto che la protagonista guidi con il fratello l’azienda americana del padre: vale la regola “Show don’t tell” e se l’autrice non ci mostra in modo incisivo (di più, ancora di più, fammi vedere cosa fa, come si muove, come si comporta, cosa pensa. Fammelo vedere, non raccontarmelo) come avviene la guida, in cosa la protagonista è eccezionale, come interviene con le sue doti sul mondo che la circonda, questa pretesa di modernità è solo una pretesa, appunto, con ben poca sostanza.
Andiamo sulla pagina
La scrittura di “Lord Disgrace” è superficiale e confusa: errori grossolani di punti di vista e infodump, descrizioni misere, similitudini banali e un certo, abbondante, numero di errori: pag. 1432 non si dice COMPIRLI ma COMPIERLI e voglio anche dire che questo potrebbe essere un refuso. Va buò, ci sta. Ma poi… pag. 869 si dice DISAMINA non ESAMINA, pag. 630 penso che quella parola, RETICENTE sia da sostituire con RECALCITRANTE (aò! il vocabolario!!!), pag. 1385 “Appena sarebbe arrivato ad Amberly Court avrebbe chiesto a Barry Allow…?” ci va un congiuntivo: “Appena fosse arrivato… avrebbe chiesto… (daje regà, i verbi!!!)”.
Che devo continuare? Due stellette.
Facciamo che la prossima volta andrà meglio.

Recensore brioso e fuori dagli schemi. E’ la voce romana de ‘La bottega dei libri’. Preferisce leggere storici ma non disdegna libri di altro genere purché siano belli e scritti bene!
Ciao Antonietta, molto piacere di conoscerti, sono Alida.
Ebbene, il tuo punto di vista è chiaro, ma ti invito a riflettere anche sul mio, pensando che le recensioni, non sono fatte per compiacere l’autore, ma sono rivolte al pubblico del blog. Io sono una lettrice che si rivolge ad altri lettori, tu sei un’autrice che espone un proprio manoscritto e sta alle critiche che le vengono rivolte, è un rischio d’impresa necessario.
Sono contenta che tu abbia centinaia e centinaia di lettori, ti cercherò nelle vetrine di Feltrinelli e potrò dire: io l’ho recensita! E ne sarò fiera.
Ti do del tu, perchè sul web è davvero inopportuno dare del lei. Ho letto il tuo libro e l’ho trovato scarso: aveva tante potenzialità, ma è dozzinale. Il che non significa che è brutto, è più o meno nella media dei libri self di cui è composta la classifica Amazon. Sono poche le autrici di romance storico che emergono davvero per stile particolare o per accuratezza storica o magari per ironia e vivacità. I più sono standard nei personaggi, nel linguaggio, nei temi e questo, ogni volta, mi delude. Nello specifico, se leggi bene la recensione, ho criticato più di tutto il linguaggio che usi. COMPIRLI, oltre che essere un brutto verbo (daje, insegno italiano) è una forma desueta. Non è necessario utilizzare verbi in disuso per adottare il linguaggio necessario a un romance storico, al contrario, siccome si legge nel 2023, si rischia di essere fraintese e di far passare per refuso un verbo in disuso usato volontariamente. Allucinante, al contrario, testimonia un uso modernissimo di una parola derivata da Allucinazione, usata per la prima volta nel 1574 ma entrata nel linguaggio comune non medico solo in epoca modernissima. Allora vedi che non torna, sono codici linguistici che cozzano tra loro. Stessa cosa se io uso il verbo ERUTTARE per descrivere una situazione di tensione sessuale o di attrazione. E’ sbagliato, brutto, non è contestualizzato. Nel tema di un mio alunno lo segnerei di blu perchè evoca immagini che niente, nulla hanno a che vedere con l’attrazione.
Ti riporto la definizione Treccani di reticente: reticènte agg. [dal lat. retĭcens -entis, part. pres. di reticere «tacere»]. – Che non dice, per paura o per qualche interesse personale, ciò che potrebbe o dovrebbe dire: testimone r., in diritto, il testimone che mantiene il silenzio (in tutto o in parte) su fatti, circostanze, ecc., di cui dovrebbe informare l’autorità giudiziaria (v. reticenza); con sign. generico: l’ho interrogato più volte intorno ai suoi progetti, ma è stato piuttosto reticente. ◆ Avv. reticenteménte, in modo reticente, con reticenza.
Vedi, è diverso da recalcitrante.
In generale: un romance è bello quando le immagini evocate sono potenti, quando le frasi sono formate da parole scelte, selezionate e precise. Non ho trovato questo nel tuo lavoro e te l’ho detto usando una buona dose di ironia a favore del pubblico del blog. Non a favore tuo. A te invece dico: scrivine un altro, usa parole belle. Sarò felice di recensirti ancora.
Salve, mi presento: sono la cosiddetta(secondo la sua opinione, che francamente e fortunatamente è lontana anni luce da ciò che pensano altri centinaia di lettori) autrice che scrive senza aver studiato né approfondito ciò che serve. Innanzitutto mi preme precisare che non è mia abitudine contestare un voto o un’opinione che può essere solo personale. Sono qui e ci metto la faccia perché questa recensione ha dell’assurdo e, mi consenta, dell’Allucinante. Mi spiace comunicarle una triste realtà: i verbi che ritiene io abbia sbagliato a coniugare, i refusi che pensa di aver scovato(solo perché le ricordano una serie TV anni 80, la cosa è davvero Allucinante!) siano tutto frutto della sua immaginazione, che ammetto sia quantomeno spiccata, in questo caso però discutibile. Alla luce di ciò, di quello che lei ha affermato inopportunamente aggiungerei, mi sento di consigliarle un ripasso della grammatica e di non peccare di presunzione perché, se solo avesse veramente controllato quanto afferma, avrebbe potuto constatare che errori in ciò che ha evidenziato lei NON ESISTONO. Poiché “compirli e compierli” sono due verbi sinonimi; “allucinante” è un vocabolo corretto per la descrizione; “Eruttare” non è uguale di “ruttare”(questa mi ha fatto ridere, lo ammetto); “reticente” è di fatto un aggettivo -che indovini un po’- è sinonimo di recalcitrante. Ma lei è preparata in merito, quindi non serve che io le spieghi la differenza, giusto?
Detto ciò, la saluto e spero che lei non abbia più il dispiacere di leggere un mio romanzo.
Cordialmente,
Antonietta Iannone