Narrativa contemporanea
Fazi Editore
23 settembre 2021
cartaceo, ebook
300
Dopo Eredità, che ha reso celebre l’autrice a livello internazionale, torna Vigdis Hjorth con il suo ultimo romanzo: una nuova storia di famiglia in cui le bugie, i silenzi e i segreti si sciolgono lentamente sotto il flebile sole norvegese dopo decenni di gelo.
Johanna torna in Norvegia dopo trent’anni di assenza e, rompendo il divieto di contattare la famiglia, telefona alla madre, che ormai ha ottantacinque anni ed è vedova. Nessuna risposta. Per i suoi parenti Johanna non esiste più: è morta quando, appena sposata, studentessa di Legge per volere del padre avvocato, ha mollato tutto per diventare pittrice e si è trasferita nello Utah con il suo professore d’arte, con cui ha avuto un figlio. Johanna ormai è un’artista piuttosto quotata, ma persino i soggetti dei suoi quadri scatenano l’ira dei familiari, che in essi vedono una denigrazione ulteriore nei loro confronti, soprattutto per il modo in cui viene raffigurata la madre.
Sono tanti gli argomenti rimasti insoluti che hanno condizionato Johanna nella sua vita di figlia, di donna, di artista e di madre: nella sua mente affiorano antichi ricordi di una donna all’apparenza leggera, spensierata, bellissima, ma quando riesce finalmente a spiegarsi alcuni episodi sconcertanti di cui è stata spettatrice, capisce che la madre non faceva che nascondersi dietro una corazza di convenzioni. Finché il lunghissimo silenzio fra le due donne si spezzerà in maniera violenta in un ultimo, spietato confronto.
“Sono tante le domande importanti che evitiamo di porre se non dentro di noi, sono tante le cose che evitiamo di affrontare, anche se le persone in grado di contribuire a un chiarimento e fornirci informazioni utili sono ancora vive. Potremmo andare da loro e pretendere delle risposte, ma non lo facciamo, perché?”
In breve, si potrebbe dire che in “Lontananza” di Vigdis Hjorth, Johanna, protagonista e voce narrante del romanzo, scandaglia le profondità del legame con la propria madre; un archetipo, quello del rapporto madre figlia, che racchiude una pletora di significati inviolabili. In questo caso Johanna, che non vede e non sente sua madre da trent’anni, è spinta da un’urgenza di trovare risposte a questa lunga mancanza. Si avvia pertanto a ripercorrere le tappe del suo agire da figlia, in una vera e propria destrutturazione del rapporto, analizzando le scelte di vita che hanno portato a questa lontananza non solo fisica, ma anche sentimentale; e cercando di capire il perché della risposta materna nei suoi confronti sperando in un riavvicinamento.
Johanna, ormai cinquantenne e affermata pittrice, ritorna infatti in Norvegia dopo aver vissuto negli Stati Uniti, da quando aveva seguito Mark, il suo insegnante di pittura nonché l’amore della sua vita, abbandonando gli studi di giurisprudenza e il marito, un avvocato affidabile, molto simile al padre, subito dopo il matrimonio. Un’assenza che si è fatta più marcata quando, dopo la morte del padre, non è tornata in patria nemmeno per assistere al funerale. Una figlia che per la famiglia è una vergogna, in quanto ha scelto una vita come artista e come compagna di un uomo con cui è fuggita e con il quale ha avuto un figlio. Non era la vita che la famiglia, peraltro disposta a perdonarla solo se si fosse pentita, si aspettava.
Per tanto tempo i ponti sono rimasti rotti e solo il rientro in patria per una mostra dei suoi lavori spinge Johanna a cercare di riallacciare i contatti con la madre e la sorella minore. Prova, così, in modo titubante (“Perché? Non lo so. A che scopo? Non lo so. E perché questa vergogna mi paralizza?”), a telefonare alla madre, ma senza mai ricevere risposta.
Sarà l’inizio di una vera e propria crociata alla ricerca di modi per mettersi in contatto con la madre e poterle parlare, per confrontarsi e, forse, spiegare le proprie scelte, spinta dalla convinzione…
“Che i figli rinneghino i propri genitori è comprensibile, che i genitori rinneghino i propri figli, e in maniera così caparbia, è raro” – Lontananza
Johanna si presenta, dunque, come una sorta di “figliol prodigo” che, però, non trova mai la porta di casa aperta e nessuna festa a celebrare il suo rientro. Diventano così molto incalzanti le strategie che percorre per riallacciare il rapporto; appostamenti al freddo davanti alla casa materna, pedinamenti e tentativi di entrare in casa della madre, tanto che si tende a parteggiare per lei e, pagina dopo pagina, ci si aspetta che tanta determinazione risolva la situazione. Ma Johanna è anche un tipo “particolare”; tende a dare le sue spiegazioni e la sua versione dei fatti, tanto che ad un certo punto non si sa dove stia veramente la verità; ad aver ragione è lei o la famiglia, è lei a stare dalla parte del torto o meno.
A rafforzare questa situazione, dove i complessi legami famigliari sono narrati con delle prospettive dissonanti, c’è l’ambiente che circonda Johanna, rifugiatasi in una casetta di legno in mezzo ai boschi della Norvegia. L’immagine che ne esce è quasi di un rifugio, un ventre materno, dove rintanarsi e nascondersi.
Un luogo dove meditare su quali saranno le prossime mosse e quelle che si sono fatte nel passato lontano e più prossimo; un luogo dove la natura è anche una tavolozza di sensazioni colorate, come il buio della notte, il bianco della neve, il grigio freddo che attanaglia chi cammina tra i sentieri invasi dai rovi. Un ambiente, dunque, che riflette la situazione della protagonista.
Grazie ad una scrittura ritmata ed incalzante dell’autrice, in “Lontananza” sia la protagonista che la madre e la sorella acquistano uno spessore e una propria definizione; risulta evidente alla fine che non solo Johanna ha portato avanti la sua scelta, ma una scelta di vita è stata fatta, anche se in modo meno netto e più conforme ai loro ruoli, anche dalle altre due donne.
A Johanna, spinta dal desiderio di capire, ma anche dalla intima necessità di redenzione, non rimane dunque che aggrapparsi ai ricordi; a quegli strani insegnamenti che le madri lasciano ai figli.
“Restano queste tre cose: i panni devono rimanere a mollo per tutta la notte e poi vanno sciacquati tre volte. Gli spaghetti sono pronti quando uno rimane appiccicato sulle piastrelle di ceramica dietro i fornelli. Chi compra tutto quello che vede, piangerà quando l’altro riderà” – Lontananza
Brandelli di un rapporto che lasciano una profonda malinconia, in una situazione, quella tra madre e figlia, dove non si può giudicare cosa sia giusto o sbagliato. Voi cosa ne pensate?