Romanzo storico
Assobyz
2021
cartaceo
Anno 392: l’Impero Romano è funestato dalla pressione dei barbari oltre il confine e da terribili lotte interne tra le forze pagane e l’astro nascente del potere cristiano.
I conflitti religiosi sembrano essere il centro di un’importante svolta quando l’imperatore Teodosio dichiara la messa al bando di tutti gli antichi culti, ponendo il cristianesimo come l’unica religione ammissibile.
Mentre i templi e i luoghi di potere dei pagani vengono chiusi, un gruppo di senatori decide di opporre resistenza.
Approfittando dell’improvvisa morte di Valentiniano, il sovrano d’Occidente fantoccio di Costantinopoli, i congiurati prendono il potere a Roma ed ottengono il supporto del magister Arbogaste, che comanda le legioni della Gallia; al suo fianco c’è Flavio Eugenio, uomo di palazzo di fede cristiana, ma dalle posizioni tolleranti, che rappresenta l’ultima speranza nell’imminente guerra contro Teodosio, in un crescendo di intrighi che porterà i pagani a dare un’ultima battaglia per la libertà nella gelida valle del fiume Frigido.
“Guardiamo le medesime stelle, comune è il cielo, un medesimo universo ci racchiude: che importa con quale dottrina ciascuno ricerca la verità? Non si può giungere fino a così sublime segreto per mezzo di una sola via”.
Recensione di “Lo stendardo di Giove”
Alla fine del 300 d.C. l’impero romano, diviso in due, si trova oramai nella sua fase discendente. I confini, sempre più deboli, sono minacciati continuamente dai popoli limitrofi. La città che era stata l’ombelico del mondo si appresta a entrare nel suo periodo più buio. La lotta per il potere è quanto mai aspra e senza limiti. In questo scenario, alla morte dell’imperatore-fantoccio Valentiniano, il nuovo imperatore d’occidente Flavio Eugenio e il suo magister Arbogaste provano a mediare con Teodosio, imperatore d’Oriente, che ha imposto la religione cristiana come unica religione di Stato; una soluzione per far convivere pacificamente cristiani e “veri credenti”, definiti “pagani” dagli adoratori di Cristo. Sarà la battaglia del fiume Frigido, nei pressi di Gorizia, a decidere le sorti dei protagonisti e del futuro dell’impero romano.
“Lo stendardo di Giove” è il terzo romanzo storico del giovane autore legnanese Emanuele Rizzardi e, se è vero, come diceva Agatha Christie, che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, è nato un grande scrittore.
La fluidità della trama, unita ad un’accuratezza storica davvero scrupolosa e ad una eleganza stilistica giunta ad un livello di maturità da fare invidia ad autori ben più navigati, rendono la lettura de “Lo stendardo di Giove” piacevole e appassionante. Inoltre, fatto tutt’altro che secondario, Rizzardi ci spinge a riflettere, non certo superficialmente, su questioni attualissime, quali il conflitto tra religioni e la cattiva amministrazione della cosa pubblica.
“A cosa serve aiutare i poveri, se poi la giustizia è diventata lenta e corrotta, lo Stato è incapace di difendere i suoi cittadini e la religione è ormai una scusa per discriminare e seminare odio?” – Lo stendardo di Giove
Ci trascina in un periodo in cui le lotte intestine nell’Impero romano la fanno da padrone; in cui i vari personaggi che si susseguono al comando (imperatori, usurpatori, fantocci messi a bella posta sul trono) hanno come solo intento il potere e la ricchezza, ormai consapevoli del fatto che il più grande impero della storia stia inesorabilmente implodendo. Seguiamo le vicende di Flavio Eugenio, imperatore d’Occidente, suo malgrado, convertitosi al cristianesimo dalla religione romana che prova, con molta diplomazia, a cercare una coabitazione tra cristianesimo, appunto, e religione romana, tentando la coesistenza con la religione imposta dall’imperatore d’oriente Teodosio.
“È facile ignorare il giudizio delle persone che non ci piacciono, esso ci scivola sulle spalle come un mantello fradicio…” – Lo stendardo di Giove
Naturalmente Teodosio non vuole saperne e, nonostante l’appoggio del senato di Roma, sia di parte cristiana sia di parte “pagana”, i due imperatori si fronteggiano sul campo di battaglia. I due eserciti incrociano le armi nella cosiddetta “battaglia del Frigido”, che sancirà la vittoria di Teodosio e la morte di Flavio Eugenio; oltre che a frenare definitivamente quello che probabilmente è l’ultimo tentativo di resistenza al diffondersi del cristianesimo nell’impero.
Se l’esito della battaglia fosse stato diverso e avesse vinto Flavio Eugenio, parleremmo oggi una lingua neolatina?
L’attenzione di Rizzardi ai dettagli storici rende ogni suo racconto ancora più affascinante. La capacità di sublimare fatti e personaggi realmente esistiti a quelli immaginari consente al lettore di avere una visione d’insieme ancora più coinvolgente.
“… se il mondo fosse una lunga ed eterna eclissi, non lotteresti per essere baciato dal sole, anche solo per un istante?” – Lo stendardo di Giove
L’autore riesce a partecipare anche le scene più cruente, spingendo il lettore in mezzo allo scontro tra le fanterie a sentire il clangore delle armi, a schivare le frecce scagliate dai cecchini, descrivendo accuratamente anche l’abbigliamento dei protagonisti della battaglia.
I personaggi sono caratterizzati in maniera eccellente; veri, complessi, contraddittori, tormentati, mai scadenti nella insipidezza di personalità comuni.
Insomma, Emanuele Rizzardi è un autore che va letto perché, oltre a farci appassionare a periodi storici e ad avvenimenti non comuni nella letteratura di genere, ci fa riflettere in maniera matura su argomenti attuali e di grande interesse comune.
L’autore
Luca Martorana, siciliano classe ‘73, è un ex giocatore professionista di pallacanestro e grande appassionato di “Heavy Metal”. Appassionato lettore, divora libri fin da bambino. E’ un patito di cinema e serie tv, soprattutto se di fantascienza. Ama esplorare strade sempre nuove in sella alla sua Harley. Nel tempo libero lavora….ma niente di serio.