
romanzo contemporaneo
Fazi Editore
11 giugno 2024
cartaceo, ebook
312

Settembre 1939.
Aldo, ventenne fiorentino, giunge a San Domino, l’isola delle Tremiti scelta dal regime fascista come confino per chi era accusato di omosessualità. I cosiddetti “femminielli” alloggiano in due baracche fatiscenti, con un secchio a fare da gabinetto e un camino mal funzionante per le notti più fredde. Sono perlopiù siciliani, perché arrestati per un omicidio avvenuto anni prima a Catania e tuttora impunito, che continua a perseguitarli.
Ci sono la Fisichella, dallo sguardo sornione, sempre in urto con il mondo, la Picciridda, appena diciottenne, che ama travestirsi da donna, la Leonessa, afflitto da attacchi epilettici e con strani segni sul corpo; e poi la Sticchina, il Professore, il Dottore, la Peppinella, vittime come Aldo di pregiudizio e intolleranza.
La vita a San Domino è dura, scandita dal disprezzo degli abitanti dell’isola, incontri clandestini nei boschi e la conta dei carabinieri, esiliati anche loro e non disdegnosi di trovare conforto tra i femminielli.
Nonostante le intenzioni del regime, dalla segregazione nascerà una comunità di uomini paradossalmente liberi e solidali. Nel giugno del 1940, in ogni caso, i confinati di San Domino saranno rilasciati e in parte arruolati per essere mandati al fronte. In guerra, ognuno andrà incontro al proprio destino nel ricordo indelebile di quell’esperienza vissuta assieme.
Con una scrittura delicata e toccante, l’autore ricostruisce la vicenda di alcuni giovani che vennero puniti per la loro diversità.
Un libro coraggioso che narra un pezzo dimenticato della storia italiana attraverso singole esperienze di discriminazione e resistenza. Un racconto sui rapporti umani e sul confine, spesso sottile, che separa prigionia e libertà.
Sono rimasta profondamente colpita dalla copertina di “L’isola dei femminielli”, il romanzo di Aldo Simeone, pubblicato da Fazi Editore. I colori, le sfumature, le linee, la delicatezza delle pennellate, intense e dolci insieme, e le armonie del quadro di Henry Scott Tuke, “The Lighthouse”, che ritrae un ragazzo perso in contemplazione dell’orizzonte e del mare, è, secondo me, fortemente evocativa e suggestiva.
Un tale capolavoro dell’arte improntata all’impressionismo non poteva che essere il perfetto biglietto da visita per questo romanzo che, di sfumature, suggestioni e delicatezza, contrasti e armonia, ne è fortemente permeato. Aldo Simeone ci racconta, con prosa a tratti ironica e brillante, in altri malinconica e poetica, uno spaccato di storia italiana. Uno spaccato terribile, gli anni bui del fascismo e della guerra, ma l’autore li narra con quel connubio di delicatezza e sfacciata leggerezza, tra umorismo e prese in giro, sofferenza e malinconia, da lasciare sempre aperte al lettore le porte del sorriso, a volte timido altre aperto e libero.
La libertà. Tempi difficili per viverla, soprattutto per chi, secondo il regime, è sbagliato, rotto, corrotto e osceno: femminielli, uno dei più terribili dei delitti. Aldo, giovane toscano, è arrestato e mandato al confino per scontare quella colpa. Preferisce essere tacciato di essere un ladro piuttosto che omosessuale, lo nega, lo rinnega e prova a nascondere pulsioni e sentimenti.
Sessanta mesi di esilio, il primo “viaggio” lontano da Firenze, è quello che aspetta Aldo. Siamo nel febbraio del ’39 e quello che l’accoglie è un universo a sé. San Domino, l’isola maggiore delle Tremiti, migliaia di pini simili a puntaspilli innalzati al cielo, sassi, scogli, pietra bianca e polvere ovunque. D’estate, gli esiliati sono tormentati dagli insetti, d’inverno c’è il freddo, il gelo che artiglia ossa e pensieri a fare tremare persino i denti, ma è più simile a un rifugio che a una galera.
“Aldo scoprì quel pomeriggio cosa significa essere esposti, come una prigione possa diventare casa, il confino un riparo. E quanto spaventosa e piena di mostri fosse la libertà per gli arrusi” – L’isola dei femminielli
Aldo Simeone ci presenta un variopinto corollario di personaggi. Cciascuno di loro lascia un segno indelebile tra le pagine e il cuore dei lettori, perché vivono di emozioni, positive o negative che siano, che sono vivide, scorrono impetuose e travolgenti, artigliando l’attenzione e la simpatia o antipatia di chi legge. “L’isola dei femminielli” racchiude una sinfonia di sentimenti, un caleidoscopio di vite spezzate che, a San Domino, hanno trovato il luogo in cui poter essere, finalmente, se stessi. I confinati, qui, possono vestirsi, imbellettarsi, parlare e atteggiarsi come desiderano, tra simili che non giudicano, o quasi. Quando non si ha nulla, si è gelosi persino di uno sguardo, di una confidenza. E basta un niente per fare crollare quella parvenza di serenità e far scoppiare liti furiose.
“Il futuro! San Domino ne era così lontano come nemmeno dalla guerra, dai sogni, da casa. Per crederci, chissà se serviva più fede o disperazione. Al pari di Dio, esisteva in forma di preghiera: per sperare, fare fioretti, esprimere desideri”
L’autore descrive i luoghi, i paesaggi in maniera nitida, con i confini tra cielo e mare che sono sfumature di blu che si fondono;il bianco della pietra che sembra brillare dalle sue parole e la miseria del casermone; il nulla di una steppa, landa desolata che può passare dall’essere un paradiso terrestre a un inferno, a seconda degli umori e dei tormenti di chi la abita.
“Ma per gli arrusi la felicità non era abbastanza. Era un concetto perfino più vago del futuro, un rompicapo più astruso degli scaffi. Affaticava il cervello. Alla felicità, loro, preferivano l’amore, benché anch’esso fosse un gioco a perdere”
“L’isola dei femminielli” è il romanzo perfetto per chi ama leggere e scoprire avvenimenti, luoghi e vicende della nostra storia, perché è necessario non dimenticare mai quando in basso è scesa la cosiddetta umanità, quando di umano non aveva nulla e si annoverava il diritto di vita e di morte su chi aveva semplicemente la colpa di essere “diverso”. Questo romanzo è consigliato anche a chi cerca una lettura coinvolgente, capace di trascinare il lettore nella storia, rendendolo partecipe, grazie alle immagini così vivide e i dialoghi così appassionati, anche negli inframmezzi di lessico dialettale.
I personaggi, tanti, tutti perfettamente tratteggiati, sapranno conquistarvi. Io, in modo particolare, ho amato follemente la Fisichella, che con la sua sfacciata leggerezza e esuberanza, la sfrontatezza e libertà dei gusti, ma anche la dolcezza di certi sguardi mi ha conquistata.
“La Fisichella si esponeva alla vita senza prudenza né vergogna; vi si tuffava e vi sprofondava per riemergere fradicio, intirizzito”
Una storia corale. La vita di Aldo che si interseca fino a far parte di quella di Placidina, la Picciridda, il Professore, la Sticchina, la Fisichella, Aldo, la Leonessa, la Francisa, la Crapara e tutti gli altri.
Un romanzo coraggioso e potente, il racconto della vita degli omosessuali mandati al confino al pari di ladri e delinquenti, per quella loro colpa “inammissibile”. Aldo Simeone ha scritto di un passato fatto di pagine tragiche e strazianti della nostra storia, che è bene ricordare, narrare e lasciare nella memoria.
Conoscete la storia dei confinati di San Domino?
4 stelle ⭐⭐⭐⭐✰

Salve, sono Giusy e sono un’appassionata lettrice da quando ero una bambina. Mi piace leggere praticamente di tutto, dai classici, ai romanzi d’amore, ma amo soprattutto la narrativa contemporanea. Adoro i manga giapponesi e scrivo racconti.