Giallo, Thriller
Edizioni Piemme
28 maggio 2024
Cartaceo, ebook
432
Sibilla è annegata nel pozzone, uno stagno limaccioso in mezzo al bosco, durante l'estate dei morti del 1984. Assieme a lei c'era Luce, la sua migliore amica, che ha sempre spergiurato di non essere mai entrata in acqua. Anche se era fradicia, quando l'hanno trovata sulla riva, sconvolta. Vent'anni dopo, nello stesso periodo dell'anno, tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, due uomini vengono brutalmente uccisi in un casale abbandonato.
A segnalare il delitto e guidare il rinvenimento dei cadaveri - con una chiamata al commissariato di Case Rosse - è una ragazza che si presenta alla polizia proprio con il nome di Sibilla. E il casale in cui si è consumata la strage è quello in cui aveva abitato Luce che, nel frattempo, sembra essere sparita da anni, senza lasciare traccia.
Toccherà al commissario Roberto Serra e all'agente Rubina Tonelli cercare di risolvere un caso che coinvolge vivi e morti, riprendendo il triste epilogo di una tragedia dimenticata. Per trovare l'assassino, dovranno accettare di entrare nel fitto del bosco e incontrare la Borda e le altre creature che ne custodiscono i segreti.
Giuliano Pasini affonda le mani nella tradizione emiliana e architetta un thriller psicologico mozzafiato, che evoca le paure più nascoste di tutti noi.
Un romanzo che infine ricorda, pur chiamando in causa forze apparentemente sovrannaturali, come il vero, unico mostro che abita la Terra sia l'uomo.
“L’estate dei morti” di Giuliano Pasini, edito Edizioni Piemme, è un giallo sorprendente.
È lo stesso autore a spiegarci il significato del titolo suggestivo:
“Succede, in Appennino, tra gli ultimi giorni di ottobre e i primi di novembre, il periodo che negli Stati Uniti si chiama ‘estate indiana’ e da quelle parti, dove di indiani non se ne sono mai visti, diventa l’estate dei morti o di san Martino”
Nel commissariato di Case Rosse, l’agente scelto Rubina Tonelli è da sola. La stanza è inondata di luce ottobrina. La ragazza nasconde un segreto. Tra le mani tiene una fredda lametta da rasoio, che contrasta con il caldo della sua pelle, della sua coscia.
Questo gioco macabro di espiazione viene interrotto da una telefonata. È la voce di una ragazzina che le riferisce di aver visto tanto sangue “nella casa di luce, a Montecuccoli”. Deve subito trovare quel posto… “Monte qualchecosa”.
Rubina è una romagnola abituata al mare, le risulta difficile orientarsi in quelle terre desolate avvolte dalla nebbia autunnale.
Montecuccoli è una frazione di Case Rosse: “poche case, sparpagliate. Quasi tutte vuote”. È una piccola comunità, in cui gli abitanti sanno tutto di tutti. Una realtà che pare essersi fermata in un’epoca passata.
Viene affrontata la tematica dello spopolamento dei piccoli centri. File di case disabitate. Nessun negozio, nessun servizio nelle vicinanze.
“I giovani non vogliono far fatica e vanno via alla ricerca di chissà quale carriera o comodità”
Rubina ha ventotto anni, ma continua ad avere paura del buio. Per tenere sotto controllo il suo frequente disagio, fa scivolare sulla lingua alcune gocce di Xanax. Prima dieci. Poi altre dieci.
“Ora ha un amico sotto forma di gocce che l’aiuta ad aumentare la felicità chimica. Prima aveva l’ecstasy per eccitarsi. E, volendo, ce l’avrebbe ancora. Gocce per la serenità. Pillole per l’euforia. Che meraviglia, un mondo artificiale in cui puoi comprare il tuo stato d’animo” – L’estate dei morti
L’agente scelto riesce ad arrivare alla “casa della luce”. È una vecchia abitazione che trasmette una sgradevole sensazione. In quella casa “ci sono tre persone (…) e lei è l’unica viva”.
Giuliano Pasini riesce a rendere protagonista attivo anche il paesaggio circostante. Le descrizioni dei luoghi, delle abitazioni, degli oggetti sono così vivide che sembrano trasmettere dei sentimenti, delle emozioni.
In mezzo alle betulle c’è una casa abitata. È quella della Stria.
“La Strega. Segna i porri e il fuoco di sant’Antonio, prepara certi intrugli un po’ per tutti i mali. Fa anche altre cose …
Cosa fa?
Dice che parla coi morti”
La Stria si chiama Caterina ed è la mamma di una ragazzina morta il 2 novembre del 1984.
Alla casa della luce arrivano il commissario Roberto Serra e i RIS, comandati dal generale Massimo Minimo. La scena che si trovano dinnanzi è raccapricciante: due uomini barbaramente uccisi.
Quando Serra entra in un’ambiente, per un’indagine, resta in attesa per ascoltare cosa quei luoghi hanno da dire.
Pasini ci permette di sentire, o meglio di leggere, i pensieri di Serra, evidenziandoli in corsivo.
“Solo se capisci le vittime puoi capire perché sono state ammazzate e chi le ha ammazzate”
Per telefono, Sibilla aveva chiamato quel posto “la casa della luce”, forse perché intorno è tutto buio?
Nella camera matrimoniale vengono trovate delle Polaroid, risalenti al 1984, che ritraggono una ragazzina bionda. Gli abiti e gli accessori nell’armadio fanno pensare invece alla presenza di una donna, di classe.
“Come si inserisce Sibilla, in tutto questo?”
Cosa ha realmente visto? E, soprattutto, chi è Sibilla?
Rubina e Serra hanno in comune due aspetti: la tendenza alla solitudine e un lato oscuro che tentano di tenere nascosto.
“Tutti hanno un lato oscuro. Qual è il tuo, mister perfezione? Perché ce l’hai di sicuro.
Ce l’ho eccome: la Danza, che arriva e mi porta a sentire ciò che hanno sentito altre persone, vedere con i loro occhi, provare i loro sentimenti, i loro dolori, senza alcuna possibilità di evitarli. Sono solo uno spettatore impotente”
Questo è il tratto caratteristico di Roberto Serra.
C’è un ponte che lega i fatti. Quel ponte di Ognissanti del 1984, nel quale avvenne una tragedia che cambiò la vita di due famiglie.
“L’estate dei morti” è un giallo che affonda le radici nel passato, nei detti e nelle credenze antiche. Come la Borda.
“È un essere cattivo. Sta nelle acque stagnanti, nella nebbia, va in giro scalza e ammazza tutti quelli che incontra, in particolare i bambini. Me lo diceva la mia mamma, non andare vicino al pozzo, che viene su la Borda, non andare nel bosco quando c’è la nebbia, che trovi la Borda”
Un tempo, queste favole servivano da deterrente per tenere i piccoli lontani dai pericoli. Come le fiabe dei fratelli Grimm, spaventose, quasi terrificanti, che enfatizzavano le paure dei bambini, mettendo in evidenza anche gli espedienti necessari per poter uscire da quelle situazioni.
Il libro è strutturato in quattro parti, ciascuna recante il nome di un personaggio femminile della storia.
Ogni parte è introdotta da un esergo, tratto proprio dalla fiaba di Hänsel e Gretel, perfettamente inserita in quel tripudio di rosso e arancio del bosco autunnale, nel quale si muove silenziosa e scalza la Stria.
“È davvero una strega, questa donna? O è solo un povero relitto impastato di ricordi, che si è raccontato una storia talmente tante volte che ha finito per crederci?”
La solitudine aleggia come nebbia fitta sui personaggi di questo giallo. L’ambientazione del libro è il bosco, questo luogo che nasconde, che sa essere spaventoso, ma anche protettivo.
I protagonisti principali del nuovo giallo di Giuliano Pasini sono, a mio avviso, Rubina e il bosco. Le scene più inquietanti sono quelle della Tonelli, delle sue condizioni psicologiche, di quello che può arrivare a fare a se stessa.
Gli sbagli, gli errori, la trascinano giù come una valanga. Non riesce a controllarsi. La brama di ecstasy, di alcool, di tagliarsi è troppo forte. Mentre tutto intorno è freddo, è buio e le anime vagano nella nebbia.
“L’estate dei morti” è un romanzo intenso che suscita tante emozioni. Serra, che vorrebbe vedere più spesso Silvia, la sua bambina, ma che è costretta ad aspettare tante “lunghe nanne”, come dice la piccola, prima di riabbracciarsi. Rubina, che, quando riesce ad aprirsi con Serra, lo investe con le sue agghiaccianti confidenze.
Il finale non lascia tregua tanto è serrato e incalzante il ritmo narrativo.
Giuliano Pasini riesce a instillare dei dubbi nel lettore su ciò che è reale e su ciò che è “un soffio che viene dall’oltretomba”.
“Il cuore sta per scoppiarle. Rallenta. Si ferma. Resta l’ansimo raspante di chi cerca l’aria e, invece, inghiotte nebbia. Controlla alle sue spalle. Vede solo quell’umidità pesante che tutto nasconde e nulla protegge. Forse l’ha seminata.
Invece no”
Il giallo migliore di quest’estate!
Ringrazio tantissimo la CE, Piemme Edizioni, per la gradita copia cartacea.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐
Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.
Appena ho letto estate 1984 ero già convinta: il 1984 è un anno essenziale per me.
Secondo elemento congeniale: le streghe mi hanno sempre intrigata. Anche da noi strega si dice stria, quindi la curiosità di scoprire questo mistero è davvero tanta.
La frase “Solo se capisci le vittime puoi capire perché sono state ammazzate e chi le ha ammazzate” è un invito ad immergersi nel tripudio di colori autunnali cercando il sentiero che conduce alla scoperta del “giallo migliore di quest’estate.”
L’ho già detto complimenti?!