
Giallo
Rudis Edizioni
5 maggio 2023
cartaceo
136

Tra pittoresche rovine di antiche abbazie e scorci di natura incontaminata, la giornalista Sarah Brighton indaga sugli effetti letali dell’erba di Medea, una pianta altamente tossica che, in un breve lasso di tempo, ha causato la morte di due persone.
Tra immersioni nella foresta, bagni rigeneranti e le inaspettate proprietà delle erbe spontanee, Sarah affronta numerose insidie che riportano alla luce verità nascoste in un lontano passato e risvegliano in lei il desiderio di riscoprire alcune zone oscure della sua vita.
“L’erba di Medea” è il secondo libro scritto da Alessia Oliveri ed edito da Rudis Edizioni. Questo romanzo è diviso in due parti. La prima più incentrata a dare un quadro generale della storia e la seconda, invece, a mio avviso, l’ho trovata un po’ sbrigativa.
Complessivamente il libro non è molto lungo, quindi mi aspettavo sì una trama relativamente breve, ma non così. Il lettore si trova ad indagare con la protagonista Sarah Brighton, giornalista per Bristol University Press, mandata a Cotton House per fare chiarezza su alcuni incidenti mortali, avvenuti in quel luogo qualche settimana prima, collaborando con l’Istituto di Ricerca Agricola. Gli avvenimenti sembrano condurre ad avvelenamenti di piante non commestibili, che si trovano nei campi lì vicino. Secondo quanto riportato dalla polizia, i due soggetti non erano inesperti ed entrambi conoscevano benissimo le proprietà delle erbe che vengono coltivate. Sapevano i rischi a cui andavano incontro.
Sarah si trova a dover fare i conti non solo con un campo che conosce poco, ma deve fare anche molta attenzione a non spingere la sua curiosità troppo in là, poiché suo padre, anni prima, indagando, perse la vita e lei stessa sta ancora cercando risposte su questo avvenimento.
“E così aveva iniziato a nascondere tra i medicamenti tradizionali le foglie di iperico per cicatrizzare le ferite e l’alloro selvatico per i disturbi addominali…” – L’erba di Medea
Arrivata a Cotton House, viene accolta da Florance, padrona di casa gentile e premurosa, che le racconta un po’ la storia della proprietà, ma, soprattutto, della coltivazione di queste erbe commestibili e officinali che utilizzano. Qui mi sento di fare una precisazione personale: ho trovato un po’ noioso tutta la spiegazione delle erbe. Capisco che possa essere interessante conoscere le varie peculiarità di queste piante, ma, secondo il mio punto di vista, non risulta troppo in linea con la storia. A tratti, ho avuto l’impressione di leggere un “libro sulle piante officinali medico”.
La storia si inoltra, poi, facendo capolino nel passato, più precisamente nel 1530. Si narra la storia di un monaco esperto coltivatore di erbe presso un monastero. Questo intreccio tra passato e presente poteva essere interessante, ma sinceramente non ne ho compreso molto il nesso, poiché a mio avviso non troppo chiaro e narrato in modo sbrigativo.
Sarah apprende nel corso della sua indagine cos’è l’erba di Medea, pianta che, all’inizio, è velenosa, ma quando, invece, sboccia in meravigliosi fiori viola simili allo zafferano, diventa commestibile. Ho apprezzato l’analogia tra l’evoluzione della storia e la bellezza di questo fiore. Una storia che apparentemente sembra “far male” all’inizio, sboccia poi in un finale risolutivo, solamente secondo me troppo sbrigativo e scontato.
Mi sento di dare complessivamente al libro 3 stelline, in quanto la storia in sé è accattivante, ma lo sviluppo l’ho trovato poco originale e dispersivo. Ho apprezzato il tentativo dell’autrice di amalgamare un segreto personale di Florance con la trama, ma almeno in me non ha riscosso molto successo.
Consiglio il libro a chi piace il genere giallo e thriller ma senza troppi colpi di scena o indagini approfondite.

Appassionata di libri, soprattutto di romanzi rosa e fantasy. Mi piace immergermi in un libro e viaggiare con la fantasia. Per me la lettura è un modo per evadere dalla vita di tutti i giorni e imparare nuove cose.