
romanzo contemporaneo
La valle del Tempo
10 aprile 2022
Cartaceo
136

Robi, un giovane dirigente ministeriale, è il collettore di una serie di storie esemplari che lo vedono ora spettatore ora protagonista. Il singolare intreccio di vite e destini attinge a pregresse suggestioni letterarie, tra le quali si può intravedere Bagheria di Dacia Maraini.
Per l'organizzazione della materia, ma anche e soprattutto per la contrapposizione di due universi distanti e contigui, civiltà e barbarie, urbanità e ferocia. La cittadina siciliana s'estende fino a coincidere con l'intero paese.
Una commedia amara dai risvolti ora grotteschi ora drammatici. E una potente riflessione sui temi più controversi del nostro presente. Identità di genere, omotransfobia, condizione femminile, fake news, campagne d'odio, aggressioni fisiche, scandali sessuali, ipocrisie.
"L'eco del silenzio" è altresì un romanzo post-apocalittico, se si riconosce l'Apocalisse nella Seconda guerra mondiale.
Tra le righe aleggia la dotta moralità dell'ormai classico The English Patient di Michael Ondaatje. Se è forse vero che l'aria della città rende liberi, è altrettanto vero che oggi Solunto è nuovamente assediata.
In “L’eco del silenzio” di Timothy Megaride, edito La Valle del Tempo, Robi lavora come dirigente ministeriale, ha una vita che gli piace, un marito che ama e due splendide bimbe. Tutto conquistato con fatica e lavoro.
Robi, come il suo amico Giovi, provengono da famiglie semplici, che li hanno educati con amore e qualche regola.
Robi e Giovi sono cresciuti in un piccolo paese di provincia tra scuola e oratorio, come Cleto Ruffini, il bullo che li ha sempre vessati.
“Cleto Ruffini è la perfidia fatta persona, da sempre. Fin da bambino”
I Ruffini sono una famiglia benestante, che viziano il figlio in tutti i modi. Ma, mentre Cleto ha mostrato un vero e proprio odio per Robi, riserva una quasi amicizia verso Giovi.
Diventati adulti, Cleto diventa un politico, ma usa le fake news per trovare il consenso dei suoi elettori. Si scaglia contro la comunità LGBTQ+, gli stranieri, gli emigrati e ebrei.
“Rivangando antichi argomenti nazisti ne fece uno dei maggiori cospiratori mondiali di quello che lui chiamò il complotto pluto-giudaico-massonico…”
Cleto viene coinvolto in uno scandalo che lo travolge e Giovi si mette a disposizione per aiutarlo.
Questo Robi non lo riesce proprio a capire, dopo tutti gli anni in cui Cleto li ha sempre bullizzati. Giovi lo vuole proteggere, ma perché?
“La domanda resta: perché Giovi lo soccorre? Sembrerebbe un’ opera di misericordia da buon cristiano. Ma Giovi cristiano non può definirsi, se non per l’antica formazione che ha condiviso con me…” – L’eco del silenzio
Robi ripercorre la sua vita, raccontandoci la sua infanzia, l’adolescenza, che lo porta alla consapevolezza del suo orientamento sessuale, e l’età adulta, con l’arrivo del amore e delle sue bimbe.
In questo romanzo, si parla di omofobia, ma anche di pregiudizi in generale, perché lo stesso Robi ne ha nei confronti, per esempio, di una collega. Eppure, nel momento in cui viene a conoscenza del passato della donna, la comprende e non la giudica più.
E poi c’è “L’eco del silenzio”, che rimbomba più delle parole. Il silenzio di Giovi sul rapporto che lo lega a Cleto e lo stesso silenzio di Robi nei confronti del suo migliore amico, per quanto riguarda il suo coming out.
Leggendo questo romanzo, si riflette molto perché si viene messi di fronte alla realtà della società di oggi, moderna e allo stesso tempo ipocrita verso le libertà di espressione.
Cosa ne pensate dei silenzi?
Quando secondo voi sono giusti e quando, invece, possono creare divisioni?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐