Romanzo storico
Newton Compton
23 gennaio 2020
Cartaceo+Kindle
336
9 d.C.. Nella foresta di Teutoburgo, in un paesaggio segnato da burroni, querce centenarie e torrenti che scorrono lungo sentieri scoscesi, Arminio, alla testa di un esercito formato da sei tribù di germani, ha annientato tre legioni romane. Quasi ventimila uomini hanno perso la vita, massacrati senza pietà dai barbari. Il tradimento di Arminio ha sconvolto il Senato e la notizia del furto di tre aquile delle legioni ha raggiunto funesta il cuore dell’impero. Una pugnalata all’onore di Roma, ora costretta a ridimensionare i suoi domini entro il confine del grande fiume Reno. Ma come può un uomo omaggiato della cittadinanza romana arrivare a sfidare così clamorosamente l’impero? Quale sfrenata ambizione può avere spinto un soldato, addestrato dai più valorosi generali romani, a tradire coloro che si erano fidati di lui?
Era il tempo degli Dèi del Ghiaccio, nel mio nono anno, quando mia madre svegliò mio fratello Chlodochar e me presto, prima dell’alba. «Dovete entrambi venire in fretta», disse, accarezzandomi la fronte e guardandomi con una strana espressione che non le avevo mai visto negli occhi amorevoli, nei quali si rifletteva il chiarore morente del fuoco. Adesso ci ripenso e vi riconosco un’espressione di struggimento; struggimento per una vita che non sarebbe mai stata, una vita nella quale non avrebbe cresciuto i propri figli perché diventassero guerrieri dei Cherusci. In quel momento, lei sapeva di aver perso la propria vita per sempre; io no.
Arminio, nome latinizzato di Erminatz, principe della tribù germanica dei Cherusci, è stato l’artefice di quella che, probabilmente, è stata la più disastrosa sconfitta dell’esercito romano: la famosa battaglia di Teutoburgo.
Ben tre legioni di quello che fu, quasi certamente, il più potente esercito della storia, vennero annientate in quattro giorni di battaglia e, cosa ancor più disonorevole per Roma, i vincitori si impadronirono delle aquile simbolo delle legioni stesse. La battaglia, avvenuta nel 9 d.C., di fatto fermò l’avanzata romana nella conquista della Germania, tanto che Roma non provò più a spingersi oltre il Reno.
Questo splendido romanzo storico di Roberto Fabbri è quasi una biografia dell’eroe germanico Erminatz.
Ho voluto specificare il “quasi” perché il racconto non è una sterile elencazione di date e fatti ma, la storia del condottiero viene narrata dal figlio di Erminatz, Thumelicatz.
Thumelicatz nasce a Roma perché sua madre era stata catturata dai romani. Viene avviato alla carriera di gladiatore fino a quando, grazie alle sue vittorie, conquista la libertà e torna in Germania con il proposito di vendicarsi.
Il romanzo si sviluppa sulle memorie di Erminatz e, nel corso della narrazione, gli eventi del passato, richiamati anche dalle testimonianze di altri personaggi attraverso un saggio uso del flashback, si tessono con il presente.
La ricostruzione storica è davvero molto accurata, sia sul piano degli avvenimenti che su quello di usi e costumi per quanto riguarda gli stili di entrambe le culture. Anzi, l’autore ha dedicato molta attenzione ad alcuni particolari della cultura germanica dell’epoca.
La narrazione è fluida e avvincente anche se, unica pecca a mio parere, alcuni ragionamenti e modi di esprimersi non sono adeguati alle conoscenze linguistiche e alla cultura di quell’epoca germanica.
Il prologo si legge tutto d’un fiato e ti colpisce come un pugno allo stomaco, la tensione narrativa durante la cronaca delle battaglie non ti abbandona nemmeno per un attimo ed è, giustamente alternata, con la normale narrazione.
Roberto Fabbri si conferma uno scrittore di prim’ordine capace, come pochi, di trascinarti all’interno di un periodo storico affascinante regalandoti, con dovizia di particolari, un’accurata ricostruzione storica unita a rievocazioni di dialoghi e fatti assolutamente coinvolgenti.
Libro consigliato agli appassionati di romanzi storici e a tutti gli altri lettori perché troveranno un romanzo molto ben strutturato e perché verranno trascinati in un racconto avvincente di uno degli episodi più famosi di tutta la storia.
Roberto Fabbri
È nato a Ginevra e vive tra Londra e Berlino. Per venticinque anni ha lavorato in produzioni televisive e cinematografiche. La passione per la storia, in particolare per quella dell’antica Roma, lo ha spinto a scrivere la serie dedicata all’imperatore Vespasiano, di cui la Newton Compton ha già pubblicato Il tribuno, Il giustiziere di Roma, Il generale di Roma, Il re della guerra, Sotto il nome di Roma, Il figlio perduto di Roma, La furia di Roma. Roma in fiamme e Le tre legioni. Per saperne di più: www.robertfabbri.com
Luca Martorana, siciliano classe ‘73, è un ex giocatore professionista di pallacanestro e grande appassionato di “Heavy Metal”. Appassionato lettore, divora libri fin da bambino. E’ un patito di cinema e serie tv, soprattutto se di fantascienza. Ama esplorare strade sempre nuove in sella alla sua Harley. Nel tempo libero lavora….ma niente di serio.