
Romanzo storico
66thand2nd
29 luglio 2021
cartaceo, ebook
201

Ebla è cresciuta nell'entroterra somala, in un mondo nomade governato dai capricci delle stagioni.
Clara nata in Somalia da genitori italiani è costretta, insieme alla famiglia, a lasciare il paese alla scoppio della seconda guerra mondiale.
“Nel sogno un leone ci insegue, la criniera scintillante, ci insegue ruggendo come oceano in tempesta”
“Le stazioni della luna” si incentra sul personaggio di Ebla. Lei vive con suo padre e i suoi fratelli nella boscaglia della Somalia in una comunità di nomadi; si spostano al cambio delle stagioni per poter vivere. Il padre di Ebla, Yuusuf, è un meteorologo tenuto in grande considerazione dalla loro comunità perché con le sue previsioni determina la buona riuscita del raccolto oppure della caccia. Yuusuf educa la figlia al pari di un ragazzo; non solo le insegna e le trasmette tutte le sue conoscenze, ma tiene conto anche delle sue opinioni.
Giunta per Ebla l’età da matrimonio, inizia ad insinuarsi in lei il disagio suscitato dal fatto che, nonostante il rapporto speciale con il proprio genitore, non possa scegliere lei stessa il ragazzo da sposare. Decide si prendere in mano la propria vita e fuggire a Mogadiscio.
Clara intreccia il suo destino con Ebla al momento della sua nascita, perché la madre Margherita, a causa di una grave mastite, non può allattarla. Vi provvederà Ebla, ponendo le basi a quello che sarà un altro rapporto speciale del romanzo, quale quello tra Clara e Sagal, la figlia di Ebla, avuta dopo Kaahiye, il suo primogenito.
I ragazzi giocano spensierati sulla spiaggia di Mogadiscio; Clara impara a parlare il somalo e ascolta, rapita, i racconti di Ebla. Ma allo scoppio della seconda guerra mondiale la vita nella colonia cambia, si raziona il cibo e il padre di Clara parte per la guerra. Verso la fine della guerra gli inglesi entrano a Mogadiscio; bisogna lasciare le proprie case e fare ritorno in patria.
“Clara in quel momento si chiese per la prima volta cosa significasse rimpatriare” – Le stazioni della luna
Per lei l’unica patria è la Somalia. Lì conoscerà un’amica del fratello, Mirella, una ragazza esuberante, figlia di un facoltoso uomo d’affari italiano. Questa amicizia la spingerà a superare la sua timidezza e a sfidare le convenzioni della colonia.
Clara ed Ebla si ritroveranno, ma tensioni politiche contribuiranno a cambiare qualcosa nei rapporti e negli affetti. Gli eventi precipiteranno e le due donne dovranno affrontare un futuro incerto.
“Le stazioni della luna” rappresenta un romanzo che emoziona per la descrizione nostalgica dei paesaggi, della cultura somala che il governo italiano cerca di distruggere in tutti i modi. Un processo di distruzione non fisica che parte sin dalla scuola, dove dove l’insegnamento della storia della Somalia viene sostituito da quello della storia d’Italia.
Ubah Cristina Ali Farah ci racconta il modo in cui i colonialisti si pongono nei confronti degli abitanti autoctoni; il loro fare sprezzante e razzista non lascia indifferente il lettore. Penso alla regola che imponeva ad un somalo di sgomberare il marciapiede nel caso in cui si incrociasse con un italiano. Ma tanto altro recepiamo dalla lettura.
L’autrice ci guida nella conoscenza di quanto è accaduto in quegli anni, facendo di Clara il personaggio che mette in discussione il comportamento degli italiani. Clara cerca di insegnare non solo quello che viene indicato dai programmi scolastici, ma racconta ai suoi alunni le storie che i somali si tramandano, come Ebla faceva con lei quando era piccola.
La Somalia viene descritta come una terra profumata di spezie, colorata dai riverberi che il sole produce dall’alba al tramonto.
“Le stazioni della luna” si snoda in un racconto a due, sia di Ebla che di Clara; questo dualismo parallelo permette al lettore di immedesimarsi nelle due donne che, pur avendo esperienza di vita diverse, sono animate dall’amore per questa terra così ricca di storia e, purtroppo, così martoriata.
Un bel romanzo che consiglio a chi vuole addentrarsi un po’ di più nella storia delle colonie italiane durante il periodo fascista e seguente. Ma voi leggereste un romanzo che descrive un modo di vita lontano da noi nel tempo e nella cultura? Io l’ho fatto, e non ne sono pentita!