filosofia giapponese, psicologia
Newton Compton
15 ottobre 2020
cartaceo, ebook
256
È possibile trovare maggiore pace e soddisfazione nella vita? Il concetto giapponese di ukeireru, o accettazione, è la chiave per capire come ridurre l’ansia e lo stress e aumentare il benessere. Imparando e praticando l’ukeireru si possono migliorare le relazioni, con una maggiore predisposizione all’ascolto e alla ricerca di punti in comune con l’altro.
Si può trovare la calma nel ritualizzare piccoli gesti, come fare il caffè, bere il tè o assaporare un cocktail, e riscoprire l’importanza di bagni rilassanti e sonnellini ristoratori. Si può praticare il rispetto per sé stessi e per gli altri, con un effetto calmante su chi ci circonda, per riuscire ad ascoltare più di quanto si parli. Si può riordinare la vita riducendo al minimo le esperienze e le relazioni che provocano più stress che sollievo.
Praticando l’accettazione, insomma, è possibile fare una pausa dallo stress e dalle situazioni che ci mettono a disagio, così da prendere in mano la nostra vita.
“Posso continuare a vivere finché non desidererò questo tempo come ricordo ora i momenti infelici del passato con tenerezza”
“L’arte giapponese di vivere felice” di Scott Haas è una breve guida introduttiva nella cultura giapponese. Per molti il Giappone, così come l’Oriente, è un posto estremamente lontano… e non solo dal punto di vista geografico. Spesso le dicerie e gli stereotipi prevalgono sulla vera cultura dei vari paesi, e uno dei casi più noti è, per l’appunto, il caso giapponese.
In questa guida, l’autore ha voluto farci assaporare la bellezza della semplicità caratterizzante del Giappone. Ogni capitolo illustra una tradizione, uno stile di vita, un comportamento tipico da ricordare, in quanto di fondamentale importanza per la cultura nipponica.
Occidente ed Oriente sono molto diversi, ma ciò che Scott Haas ci suggerisce è di trarre beneficio da ambedue le culture. Io mi trovo pienamente d’accordo. Perché stressarci nella scelta, quando possiamo prendere le parti migliori e renderle nostre, per migliorarci come individui e per aumentare il nostro benessere?
Focalizzandoci sulle differenze fra Occidente ed Oriente, risalta l’individualismo: in Occidente si tende più a pensare a se stessi, alla propria persona che agli altri. Questo accade perché noi occidentali ci definiamo e ci identifichiamo come individui; siamo persone separate dalle altre, siamo esseri unici. In Giappone, invece, quasi non esiste il concetto di individualismo. Preferiscono identificarsi come GRUPPO, come una comunità, ed è anche per questo motivo che riescono ad avere una mente più libera e forse leggera. Infatti, in loro risiede la consapevolezza che i piaceri più belli della vita derivano dalla soddisfazione degli altri. Forse, il modo migliore per ottenere il benessere è proprio migliorare la vita degli altri.
“Una vita non è importante se non per l’impatto che ha su altre vite” – Jackie Robinson
Un punto fondamentale è, paradossalmente, un argomento che l’Occidente prova a supportare da decenni: l‘accettazione. In giapponese ci sono diversi termini per definire l’accettazione, ma il più noto è ukeireru.
L’ukeireru vuole ampliare le relazioni in cui ci troviamo, fornendo la forza necessaria per apportare i cambiamenti personali. I giapponesi hanno una mente molto razionale e logica, quindi occorre SEMPRE avere un piano. Questa volta il piano consiste nell’accettare se stessi, la propria famiglia, i propri amici, i colleghi e tutto ciò che ci circonda.
Solo così riusciremo a vedere il mondo attraverso differenti punti di vista, tutti contenenti una realtà diversa da cui apprendere qualcosa di nuovo, che arricchisca il nostro bagaglio culturale. Se non siamo consapevoli di noi stessi, non riusciremo ad essere in pace con noi stessi e, di conseguenza, non riusciremo a cambiare le cose, non saremo calmi e non faremo altro che aumentare il nostro livello di stress. Per citare Scott Haas:
“Le origini dello stress all’interno del gruppo non svaniranno se non vengono affrontate”
Una cosa che a noi occidentali manca assolutamente (e che quindi dovremmo osservare con grande stima) è la capacità di restare in silenzio. “L’idea è di comunicare con gli altri tramite il silenzio”. È quasi impensabile per noi, dato che abbiamo la tendenza ad interromperci a vicenda e parlare in continuazione.
A volte, invece, basterebbe rallentare e riflettere. Occorrerebbe essere misurati nel parlare nel campo che si conosce bene ed intervenire solo se si viene interpellati. In altre parole, se per una volta provassimo a non interrompere la persona che sta parlando, a non esprimere la nostra opinione, ascoltandola e basta, potremmo capire quanto sia importante il silenzio.
Il silenzio è riflessivo. Pensateci: quante sono le persone nella vostra vita con cui potete restare in silenzio e non esserne imbarazzati? Da apprezzarne tanto la compagnia che le parole che sembrano inutili? Noi occidentali siamo più propensi a caos e chiacchiericci, è vero… però provare non costa nulla.
Che voi siate amanti della confusione o meno, provate ad assaporare ogni momento e dettaglio di ciò che vi circonda; e ricordatevi che spesso il silenzio può essere considerato una forma di rispetto. Nel silenzio c’è concentrazione, si dà voce ai nostri pensieri più nascosti… e spesso il silenzio vale più di mille parole.
Una delle affermazioni che più mi ha meravigliata della cultura giapponese è: “lasciarsi andare fa parte della cultura”. Questa frase ha un significato molto profondo: sei al sicuro nella comunità, lasciati andare, nessuno potrà giudicarti o farti del male.
Ed è per questo che in Giappone risultano normali attività che in Occidente sono anche solo impensabili: il dormire nei treni oppure su una panchina in un parco viene vista come un’azione da onorare. La persona ha lavorato a tal punto da essere stremata. Ciò significa che è immensamente dedita al suo lavoro e farà di tutto per portarlo al termine.
Non temete, c’è dell’altro. Sapete che in Giappone non esiste la vergogna o l’imbarazzo a fare il bagno nudi con un gruppo di persone negli onsen, le terme giapponesi? Ci creiamo davvero troppi problemi. Anzi ci focalizziamo più sui problemi che a goderci le esperienze che la vita ci può offrire.
“L’arte giapponese di vivere felice” di Scott Haas è quindi un grido alla vita, prendendo spunto dalla calma e dalla risolutezza del popolo giapponese.
Essendo, quindi, un viaggio all’interno di usi e costumi del Giappone, contiene innumerevoli terminologie (spesso non traducibili), ma che comunque necessitavano di una spiegazione. Questa è la pecca più grande che ho riscontrato: la mancanza di un glossario.
Nonostante ciò, mi ha rilassata leggere questo libro, in quanto mi ha fatto riflettere su quanto il mondo sia così diverso e simile, e su quanto sia grande. Io sono pronta ad amarlo in tutto e per tutto, cercando di tenere a mente le nozioni di vita apprese ne “L’arte giapponese di vivere felice”. Invece, voi siete pronti per farvi trasportare nella tranquillità zen della cultura giapponese?
L’autore
Scott Haas è uno scrittore e psicologo clinico. Vincitore del premio James Beard per le sue trasmissioni in onda su emittenti televisive americane.
Ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Detroit e ha svolto il suo tirocinio di dottorato presso il Massachusetts Mental Health Center, un ospedale universitario della Harvard Medical School.
Visita spesso il Giappone per motivi di lavoro. Vive a Cambridge.
Le parole sono il suo pane quotidiano: fra libri, serie tv, film e il suo scrivere racconti passa le giornate. È amante delle piccole cose, dei gatti, e ammira chi dal niente riesce a trarre di tutto. Il suo ispiratore maggiore è Albert Einstein, infatti condividono la stessa filosofia di vita: ‘La logica vi porterà da A a B. L’immaginazione vi porterà dappertutto’, ‘Ognuno è un genio. Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli alberi lui passerà tutta la sua vita a credersi stupido’, ‘La creatività è contagiosa. Trasmettila!’