romanzo contemporaneo
BookTribù
gennaio 2023
cartaceo, ebook
180
La storia si sviluppa a Venezia nell'arco di una decina di giorni. Giacomo è in preda a una grave depressione: si sente colpevole per non essere riuscito a evitare la morte della compagna Anna, incinta della loro figlia, e decide di togliersi la vita gettandosi dal balcone. Ma proprio nel momento cruciale un gabbiano in volo sbatte contro il suo viso e lui cade all'indietro sul terrazzo, perdendo i sensi.
Quando rinviene, trova assicurato a una zampa dell'uccello un bigliettino cui qualcuno ha affidato la pressante richiesta di un appuntamento. Ha solo dieci giorni di tempo per scoprire il mittente.
Oggi recensiamo “L’appuntamento” di Giuseppe Donato, edito Booktribù.
Giacomo è un medico d’urgenza e ha deciso di suicidarsi.
Dal giorno in cui la donna della sua vita, incinta della loro bambina, è morta, si sente tormentato. Da quel giorno, si sente colpevole per non essere stato in grado di salvarla e, devastato dalla depressione, decide di suicidarsi.
Giacomo ha deciso di suicidarsi buttandosi dal balcone; ma, nel momento in cui è pronto a lanciarsi, ecco che un gabbiano ferito perde il controllo in volo, urtandolo in pieno viso e, di conseguenza, facendolo cadere all’indietro. Giacomo, cadendo, perde i sensi e, quando torna in sé, percepisce un senso di disperazione, infuriandosi col povero gabbiano, rannicchiato in un angolo. Sentendosi, poi, dispiaciuto e nel tentativo di soccorrere l’animale e medicarlo, Giacomo nota un pezzo di carta arrotolato intorno alla zampa. È un messaggio, un invito ad un appuntamento, ma con una scadenza: di dieci giorni.
“C’era una luce magnifica fuori dalla chiesa, sul Campiello del Piovan. Avanzare è necessario. Girò l’angolo e superò il campanile. C’è un fruscio che ti viene incontro quando si entra in Campo San Giacomo da quel punto. Una fonosfera con dentro parole che rimbalzano, suole incerte, vestiti che frusciano come la spazzola sul rullante. Il tempo veloce e il tempo sospeso. Due anziani venivano avanti. Lei, biondina, con la piega appena fatta. Lui, con una borsa della spesa in mano, da cui sbucava un’orchidea da poco prezzo. Si capiva che abitavano lì intorno per il modo familiare con cui seguivano la loro pista invisibile sulla trachite. Erano entrambi bassi. Lui aveva un passo claudicante, probabilmente per un’artrosi dell’anca. «Smettila di dirmi grazie» la rimbrottò lui. Davanti a loro, due piccioni si rincorrevano”.
Fissando incuriosito quel bigliettino gli sembrò, all’improvviso, di essere mosso da magici carismi soprannaturali, che lo stessero riportando alla sua amata Anna. Decide, così, di battezzare il gabbiano Martin e di mettersi alla ricerca del mittente del misterioso foglietto. Da medico compassionevole, Giacomo si trasforma in un perfetto investigatore alla ricerca della verità in una lotta contro il tempo. Il suo appartamento prende le sembianze di una mappa attraverso un percorso che lo porterà ad una rivelazione prodigiosa.
“Si mise a fissare la testa di Martin, l’occhio di Martin, il suo sguardo. Gli sembrava contornato da una irragionevole dolcezza. Fino a che non ne poté più e pianse. Piangendo in quel modo accorato e struggente, raccontò a Martin di Leila e lo fece spingendosi oltre il confine che con Noemi non aveva valicato. E poi continuò su come erano morte Anna e Silvia. Del colore che l’erba aveva quel giorno e dell’aria fresca dopo il temporale della notte. Di come, rimasto solo dopo che le avevano portate via, avesse urlato al ciliegio, perché lui, proteso con i rami verso il cielo, e quindi più vicino a Dio, non aveva fatto nulla. Aveva battuto i pugni sulla corteccia fino a ferirsi e poi lo aveva abbracciato, era rimasto così per ore, gli aveva chiesto perdono. La terra lì sotto gli era sembrata tiepida e col profumo di Anna, così vi si era addormentato. Martin, che non aveva smesso un istante di fissarlo, gonfiò le piume della testa, poi si ricompose subito”.
Sin dalle prime righe di “L’appuntamento” di Giuseppe Donato, conquistano lo stile ordinato, le scelte lessicali eleganti, ricercate e intense, che sembrano aspirare ad una sorta di confidenza col lettore. La struttura del testo è perfettamente elaborata, creando così il ritmo giusto, unito alla scorrevolezza necessaria.
Il racconto si svolge a Venezia e Giuseppe Donato, con grande abilità descrittiva, ci conduce lungo le Calli, i Campi adornati da sontuosi palazzi con balconi fioriti e chiese maestose. Nel seguire le ricerche del protagonista, indicate sul foglietto ritrovato, è come ritrovarsi nei luoghi più frequentati di Venezia con i suoi dehors affollati e la celebre chiesa di San Giacomo. Anche le ambientazioni interne sono presentate, dimodoché il lettore possa viverne sia le energie che gli arredi.
I dialoghi sono attuali e rispecchiano bene il quotidiano di tutti noi, mentre in “L’appuntamento”, delineano perfettamente la personalità dei personaggi; sia del protagonista che dei soggetti secondari.
I momenti introspettivi del protagonista valorizzano notevolmente il racconto, anche se, già di per sé, intenso. Le sue riflessioni, i suoi ricordi, risultano essere coinvolgenti quanto le emozioni all’interno del pronto soccorso, che delineano la passione percepita per il suo lavoro e l’empatia verso i colleghi. I suoi pensieri, dal giorno dello scontro con Martin, appaiono ora più intensi, approfonditi, portandolo ad una crescita spirituale significativa. Il ritmo della narrazione è volutamente lento, al fine di permettere al lettore di assimilarne i contenuti e ritardare il momento della scoperta.
Altro protagonista della narrazione è Martin, il gabbiano. Simbolo di capacità di adattamento e ricerca spirituale, esorta a volare alto, al fine di creare nuove opportunità per essere sempre più liberi e coraggiosi, proprio come lui. Il rapporto instaurato tra Giacomo e Martin è bellissimo, fatto di suoni (parole) e rispetto, condividendo una cena uno accanto all’altro mentre Giacomo gli racconta i dettagli della misteriosa ricerca e del suo lavoro in ospedale. Lo sguardo attento del gabbiano durante i momenti di confidenze, crea una grande sintonia tra le loro anime.
Perché tra le righe di “L’Appuntamento” di Giuseppe Donato, come tra Martin e Giacomo, così tra le vite salvate al pronto soccorso, in cui le anime sono sempre presenti, e i passanti che ogni giorno affollavano Campo San Giacomo, c’è un intenso legame di anima che incrocia continuamente la strada del protagonista.
La ricerca meticolosa della verità pone Giacomo ad imbattersi in nuove persone e spesso a confrontarsi con esse, scoprendo che tutti custodiscono un dolore, una storia, una speranza.
Un magnifico racconto. Commovente, compassionevole, da leggere anche tra le righe perché va al di là del palpabile, del visibile, perché avvolto da elevata magia.
Beatrice Castelli
Béatrice Castelli vive a Torino, cresciuta a Parigi fino all’età di 17 anni, coltiva sin dall’età di otto la passione per la lettura e quella della scrittura.
A dieci anni leggeva Crime et Châtiment di Dostoïevski, preso per caso dalla fornitissima biblioteca di suo padre, senza sapere ancora nulla di questo scrittore.
A 17 anni, con tutta la famiglia si stabilisce in Italia a Torino, dove dovette imparare l’italiano. Lo studio per la letteratura italiana l’appassiona in fretta, come da piccola per quella francese, iniziai così a scrivere pensieri in entrambe le lingue.
Ha frequento l’interpretariato di Torino con il desiderio di tradurre libri per la sua casa editrice preferita: l’Adelphi. Purtroppo incontra sul suo cammino molte difficoltà per arrivarci e così si ritrova a tradurre testi tecnici per nulla entusiasmanti…
L’amore per la scrittura l’accompagna da sempre. Non avendo mai nessuno a chi confidare i suoi pensieri, scrive per se stessa. Ha pubblicato, per due case editrici, poesie d’amore in due diverse raccolte, una per Segnidartos l’altra per Rupe Mutevole Ed. e una favola per bambini sempre per Rupe Mutevole. In alcuni siti letterari ha pubblicato inoltre dei racconti brevi.
In questo momento ha un romanzo già ultimato nel cassetto.