
Romanzo storico
Mondadori Editore
10 settembre 2024
Cartaceo, ebook
408

Roma, 58 a.C. L'Urbe è da secoli una repubblica, e il governo ufficialmente in mano al Senato. In realtà, il destino della Città Eterna si gioca sempre più lontano dal foro: a muovere le pedine è infatti il triumvirato di Marco Licinio Crasso, Gneo Pompeo Magno e Gaio Giulio Cesare, i tre uomini più potenti di Roma, uniti e insieme divisi da una complicata ragnatela di interessi. Quando le tensioni nella vicina Gallia esplodono, è Cesare a promettere una soluzione definitiva: per il Senato, il suo trasferimento è l'occasione di allontanare l'ex console dagli occhi della popolazione e spegnerne il crescente consenso; per i colleghi triumviri, rappresenta la possibilità di giocarsi il comando di Roma in una partita a due. Ma Cesare non è un parvenu della politica: sa bene di essere al momento il lato debole del triangolo, non avendo il denaro di Crasso, né i successi militari di Pompeo. Sa altrettanto bene, però, che la situazione può ribaltarsi in fretta, e i popoli da conquistare oltre le Alpi paiono il palcoscenico ideale per provarci... Inizia così una delle campagne militari più leggendarie e cruciali della Storia, otto anni di polvere, ferro e sangue, a combattere nemici spietati e orgogliosi, pronti a ogni sacrificio. Cesare sa che le sorti della guerra dipendono dalla sua presenza accanto alle legioni, eppure sarà costretto ad accettare che la battaglia più complicata si combatta proprio nell'Urbe... Usando i migliori attrezzi del narratore, Franco Forte riprende fatti e situazioni del De bello gallico di Cesare, restituendone non solo le gesta, ma anche i pensieri, i turbamenti, i sogni e gli incubi, così da far rivivere sulla pagina il ritratto del Cesare stratega e soldato, ma anche quello più affascinante dell'uomo che si nasconde dietro le grandi conquiste.
“L’alba di Cesare” di Franco Forte, edito da Mondadori è una attenta e avvincente ricostruzione delle imprese di Gaio Giulio Cesare.
L’autore ha studiato a fondo il “De bello gallico”, quell’insieme di commentari redatti dallo stesso Cesare durante gli anni di guerre di conquista della Gallia fra il 58 e il 52 a.C.
Ho avuto il piacere di conoscere Forte di persona e di ascoltarlo durante una presentazione del suo romanzo. Sempre entusiasta e prodigo di aneddoti, l’autore ha esposto diverse curiosità in cui si era imbattuto nel corso delle sue numerose e minuziose ricerche storiche come, ad esempio, il vino preferito di Cesare: “una varietà di Falerno irrobustita con acqua di mare e resina.”
Il valoroso condottiero e l’autore hanno qualcosa in comune: sono entrambi molto attenti ai dettagli.
Incontriamo Cesare in procinto di partire per la Gallia. Egli sapeva di poter contare sulla fedeltà e sulle doti diplomatiche di sua moglie Calpurnia, alla quale veniva affidata la gestione degli affari quando il triumviro si trovava lontano da Roma.
A preoccuparlo erano, invece, Crasso e Pompeo, conscio del fatto che “se uno dei tre affonda, si trascinerà dietro anche gli altri.”
Lo attendeva una regione non facile e molto estesa.
“La Gallia è divisa in tre parti (…) è un territorio molto vasto, con grandi pianure e rilievi ovunque. Ci sono moltissime popolazioni diverse, ma grosso modo possiamo riunirle in tre grandi gruppi. A nord i Belgi, al centro i Galli, che tra di loro si definiscono Celti, e a sud gli Aquitani.” – “L’alba di Cesare”
Al tempo non era facile inquadrare un territorio perché, spesso, le annotazioni risalivano a un tempo posteriore e, nel frattempo, le condizioni territoriali e politiche potevano essere mutate.
Non sarebbe stata una battaglia facile dato che i popoli che si erano appropriati con forza della Gallia erano abituati alla guerra. Ma Cesare sapeva che sarebbe ritornato a Roma da trionfatore.
Franco Forte descrive accuratamente quel “male oscuro” di cui soffriva Cesare.
“Gli toglieva le forze e lo riduceva a una creatura priva di volontà, che perdeva i sensi e si sporcava di bava mista a sangue che gli usciva dalla bocca.”
Il generale era affetto da epilessia e l’unico modo che aveva per tenerla a bada era l’esercizio fisico, fino alla sfinimento.
L’autore parla dell’importanza del volere degli dèi in tutti gli ambiti della vita, in particolare sulle scelte di strategia militare.
“Gli dèi immortali si fanno gioco dei superbi in questo modo: prima gli fanno credere di poter ottenere facili vittorie, concedendo favori e impunità a coloro che in realtà intendono punire. Poi preparano il terreno per la disfatta definitiva, che sarà totale e senza appello.”
Gaio Giulio Cesare era un fine stratega. Aveva ideato un ingegnoso metodo per comunicare, attraverso un codice segreto, con i suoi referenti a Roma.
Forte è sempre attento ai dettagli, soprattutto quelli che servono a delineare meglio la personalità o il carattere dei suoi personaggi. Ad esempio, si è soffermato sul problema degli approvvigionamenti: “più ci allontaniamo dal fiume più sarà difficile sostenere gli uomini e gli animali.”
Cesare sapeva che le guerre si vincevano con l’astuzia, col doppio gioco e con la giusta strategia. La sua motivazione principale era l’ambizione sfrenata.
“Ancora non hai capito come sono i Galli, vero? Smaniano per la gloria in combattimento, e si esaltano quando pensano di essere superiori.”
Grande attenzione viene posta sulle tecniche usate in battaglia, con particolare riguardo a quella dei nemici. Inoltre, Forte sottolinea la volontà di Cesare di scendere personalmente in battaglia sebbene fosse il generale.
“È importante dare l’esempio (…) non importa se sei il comandante supremo, un tribuno militare, un centurione o un semplice legionario. Siamo tutti commilitoni, e dobbiamo poterci fidare gli uni degli altri. Solo così riusciremo a sbaragliare qualsiasi nemico.”
Si proponeva di conoscere personalmente i suoi compagni d’arme; questo era importante affinché non combattessero ognuno per sé, ma si sentissero parte di un gruppo.
Leggendo “L’alba di Cesare” troverete tanti accenni alle interessanti e, probabilmente, poco note tradizioni dei Galli come quella delle “donne vaticinatrici”, che predicevano la sorte. Si parla anche dei druidi, di cui i Galli avevano paura e rispetto. Ma chi erano, in realtà, e quale potere avevano?
Avvincenti e dettagliate, poi, sono le descrizioni degli scontri sui campi di battaglia.
Un libro corposo, strutturato in nove parti, pieno di combattimenti contro popolazioni molto agguerrite.
Franco Forte delinea un uomo dalle indubbie doti di grande e valoroso comandante, che si avvaleva di uomini eccezionali.
“Non c’era niente di più eccitante, per lui, dell’odore della conquista. Era un afrore che avvertiva nell’aria, e che si alimentava della tensione che innervosiva gli uomini e faceva sbuffare i cavalli.”
Consiglio questo libro a chi ama la Storia Romana e le sue numerose e cruenti battaglie.
(5 stelle)

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.