Narrativa contemporanea
Fazi Editore
2 settembre 2021
cartaceo, ebook
304
Quando una sera d’estate Anna torna a Palermo incinta di lui, Rosario giura a se stesso che farà di tutto per prendersi cura di lei e del figlio che porta in grembo. A Brancaccio, però, non è concesso neppure sognare senza l’approvazione del boss del quartiere e ben presto i propositi dei due ragazzi si infrangono contro le condizioni e gli ostacoli posti da Totò Mandalà.
Pur costretti a vivere nello sgabuzzino di una chiesa e incapaci di ottenere una casa popolare senza piegarsi ai ricatti del boss, i due giovani non si rassegnano. I continui soprusi dei potenti e le inevitabili complicazioni che il crescere troppo in fretta porta con sé non intaccano il legame puro e profondo tra Anna e Rosario e ai due basta una barca abbandonata in riva al mare e l’affetto del fedele cane Jonathan per sfuggire alla miseria che assilla le loro giornate. La situazione precipita quando Anna partorisce una bambina prematura: annebbiato e sfinito dall’impotenza, Rosario scoprirà dentro di sé una fiamma inesauribile in grado di cancellare ogni minaccia, alimentata dall’unica cosa che conta: l’amore.
Con una prosa agile e incalzante, Dario Levantino intreccia al racconto intimo la riflessione sociale attraverso la sincerità disarmante di un ragazzo che combatte con tenacia per conquistare il suo posto nel mondo. La violenza del mio amore è un intenso romanzo sulla forza dei sentimenti, capaci di superare le ingiustizie della vita e sconfiggere la paura della morte.
“L’amore non è mai una colpa, nemmeno quando è un errore.”
Delicato e struggente allo stesso tempo, “La violenza del mio amore” di Dario Levantino ti lascia addosso una scia di sofferenza che solo la bellezza dell’anima del protagonista riesce a mitigare. È una storia di coraggio, di ideali portati avanti fino allo stremo delle forze, in un mondo dove è la legge del più forte a imporsi su tutto, anche sulla giustizia.
Il protagonista è Rosario, un diciottenne nato e cresciuto nel quartiere Brancaccio di Palermo. Finisce in una casa famiglia all’età di 17 anni. È povero, solo e mal visto dai suoi compagni di classe che, a causa della sua bassa estrazione sociale, cercano di stargli il più possibile lontano.
I pregiudizi di quei ragazzi ciechi non cambiano però il suo sguardo lucido sulla realtà, non le sue idee, che hanno le ali nonostante nessuno gli abbia mai insegnato a volare.
“Coloro che furono visti danzare vennero giudicati pazzi da quelli che non potevano sentire la musica». Era di Nietzsche… voleva dire che… non bisogna lasciarsi condizionare dal giudizio della massa… affetta da una sordità che si è autoimposta e nel nome della quale è pronta a tacciare tutti i saggi come pazzi… Io non lo so se ero come Zarathustra… ma loro erano certamente quelli che non potevano sentire la musica” – La violenza del mio amore
La scuola gli piace, non altrettanto gli insegnanti stereotipati, impantanati in ruoli obsoleti e poco inclini ad ascoltare il pensiero dei loro alunni. I pochi che riescono ad uscire da questa confort-zone non al passo coi tempi vengono additati come sovversivi. È il caso del professore Battaglia, docente di filosofia, per Rosario luce nel buio delle regole antiquate di quel liceo.
Nella casa famiglia incontra Anna e si innamorano. La ragazza rimane incinta. I suoi genitori non accettano il disonore che questa figlia incosciente ha loro procurato, e soprattutto non accettano Rosario, figlio di un carcerato e di una pazza che si è lasciata morire. La mettono a scegliere: o Rosario e questo bambino o loro. Anna sceglie l’amore; sa che questo implicherà una vita di stenti, ma almeno sarà una vita cadenzata dal battito all’unisono di diversi cuori.
Non hanno nulla Anna e Rosario, solo una barca, rovesciata in riva al mare, e il loro cane Jonathan come compagnia. Senza soldi, senza casa, passano insieme le ore del giorno. La sera Anna viene temporaneamente ospitata da una sua zia che abita nel quartiere; Rosario invece trova rifugio in uno sgabuzzino della chiesa che Padre Giovanni gli mette a disposizione.
Quello sgabuzzino diventerà la loro casa una volta che la piccola Maria verrà al mondo. Nascerà prematura e con importanti problemi ai reni. Rosario si sente responsabile di questa piccola vita alla quale vorrebbe tanto garantire un’esistenza tranquilla. Ma per farlo servono soldi, un tetto sopra la testa: non può pensare di vivere per sempre della carità di padre Giovanni. Cerca un lavoro onesto, un’occupazione che possa aiutarlo a tirare avanti, ma nessuno pare aver bisogno dei suoi servigi. Alla fine si trova costretto a chiedere aiuto al boss della zona, Totò, il delfino della famiglia Mandala, che subito lo coinvolge nei suoi loschi affari. Ma è questa la vita che vuole?
“Chi ero veramente? Ero le mie parole, i miei pensieri? Oppure ero le mie azioni? O peggio ancora le azioni che non compivo per viltà, convenienza, calcolo?” – La violenza del mio amore
Nel bel mezzo di un’operazione non esattamente trasparente, Rosario si tira indietro, attirandosi l’ira del mafioso e le scontate conseguenze. Ormai per lui sarà davvero difficile trovare il modo di sostentare la sua famiglia. Anna sfiorisce sempre più, Maria ha bisogno di una casa: come può aiutare le persone che più ama senza rinunciare alla sua coscienza?
“Per quanto mi riguarda i libri mi hanno salvato la vita. Mi hanno dissuaso dall’essere come gli altri, mi hanno persuaso che a capire gli altri finisci per capire te stesso. Mi hanno insegnato che in ogni circostanza esiste sempre il bene e il male, e che il nostro compito è dare conto alle azioni fatte al tribunale della nostra coscienza prima di addormentarci” – La violenza del mio amore
Ho letto “La violenza del mio amore” in una sola nottata, non mi sono fermata finché non sono arrivata alla fine. Mi sono talmente immedesimata nella storia da ritrovarmi con gli occhi umidi e un senso di amarezza così profondo da interferire con il mio sonno.
Quant’è bella la figura di Rosario! Delicata e forte, mi da l’idea di una giovane pianta sferzata dal vento, che si piega ma non si spezza. Sono tanti i dispiaceri che deve sopportare, le umiliazioni, le ingiustizie. Però va avanti, per il bene di quella piccola famiglia che si è costruito dal nulla, di quell’amore che rischiara i suoi giorni senza speranza.
La sua grande passione per la letteratura lo porta a elevarsi sulla massa, a pensare in modo diverso da quello che il quartiere gli impone. È un lusso il suo, al quale tuttavia non vuole rinunciare. Sa che i libri non gli daranno il pane nel contesto dove si trova a vivere, ma non riesce a farne a meno. Quelle pagine rubate al tempo diventeranno lo specchio della sua anima, la voce della sua coscienza: loro sarà la colpa e il merito della gran parte delle sue azioni.
“Non ero distratto e nemmeno stanco, mi rifiutavo di leggere perché mi sentivo sporco, perché ai libri, senza accorgermene, io associavo una dimensione di integrità, di coraggio e libertà, e in quel momento non ero né integro, né coraggioso, né libero” – La violenza del mio amore
Secondo voi è vero quello che dice Rosario? I libri possono assumere il ruolo di guida nella vita delle persone? È un interessante spunto di riflessione questo, ma non il solo!
Ripercorrendo con voi la trama di “La violenza del mio amore”, mi sono resa conto che sono davvero tante le tematiche importanti che la voce del giovane Rosario, direttamente o indirettamente, ci illustra. Nel suo dialogo con se stesso regala al lettore la propria visone della vita, dura, ma con una sorta di speranza di sottofondo che traccia un piccolo sentiero nella nebbia del suo domani. Ed ecco che Brancaccio non è solo il quartiere dove la mafia mette le grinfie su ogni cosa; è anche quello sprazzo di mare che i due ragazzi si fermano ad ammirare, il campetto di calcio dove i bimbi tolti dalla strada imparano a rispettare le regole e a trovare una maniera diversa di vivere. È lo sguardo e le parole di Padre Giovanni che riesce con piccoli gesti a fare miracoli.
Ma il miracolo più grande è il suo immenso cuore che riesce ad operarlo. Per amore lui vivrà, per amore agirà e grazie all’amore riuscirà a preservare se stesso e la sua famiglia, regalando al lettore pagine piene di emozioni.
Non sono tanti i libri che hanno la forza della semplicità e l’immensità della poesia insieme. Ancora meno quelli che a tutto questo uniscono il linguaggio del cuore. “La Violenza del mio amore” lo fa : come un fiume in piena ti travolge e racchiude nel suo sentire. Non sarà facile tornare sulla terraferma. Ancora meno semplice rinunciare alla forza d’animo di Rosario, bianca colomba in mezzo a tanti corvi, destinata all’infinito del cielo.
Sahira
Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…