Thriller
Piemme
10 settembre 2024
cartaceo, ebook
384
Revelle è una mamma single, con un lavoro più che impegnativo: è un'interprete in tribunale. Grazie alle dieci lingue che ha imparato durante un'infanzia vagabonda, spesso è la sola in aula a capire che cosa sta dicendo un testimone, e sa bene che una frase intesa male può decidere il destino di un processo. Una sola parola e un'intera vita può cambiare per sempre.
Per questo, Revelle è sempre stata impeccabile. Finché un giorno, convinta che un imputato sia colpevole di omicidio, sull'onda dell'emotività contro cui ha sempre lottato, fa l'impensabile: cambia una sola, minuscola parola, stravolgendo una testimonianza per incastrare l'accusato. In fondo, pensa, nessuno se ne accorgerà mai...
Ma quando comincia a ricevere minacce, e si rende conto che anche suo figlio è in pericolo, capisce che l'errore di un'interprete può costare molto, molto caro...
“Una parola sbagliata al momento giusto può essere sufficiente per uccidere. Ma tu lo sai già vero?”. “La verità tradita” è la storia di Revelle, poliglotta e interprete per una società che collabora con ospedali, tribunali e commissariati di polizia. La donna traduce ciò che medici, imputati e testimoni affermano in lingue diverse dall’inglese. Deve essere precisa perché basta una parola tradotta male per influenzare una giuria.
Durante un processo, si convince della colpevolezza dell’imputato che potrebbe esser scagionato grazie a una testimonianza imparziale, così decide di intervenire. Modifica deliberatamente alcune parole pronunciate dal teste affinché diventi inattendibile. Questo determina la condanna dell’accusato. Da quel momento, la donna inizia a ricevere minacce e intimidazioni, volte a colpirla nel suo punto debole: il suo desiderio di maternità. Sta per diventare madre adottiva del piccolo Elliott e ogni aspetto della sua vita è controllato dagli assistenti sociali poiché il provvedimento non è ancora effettivo.
Chi è la persona che la sta minacciando? Per quale motivo lo fa? Com’è possibile che lei non riesca a sfuggirvi?
“Le parole sono violente come i proiettili: ne basta una”
Elliott ha sei anni, è un bambino dolce e chiuso in se stesso. Porta con sé un logoro peluche dal quale non si separa mai, non vuole neppure che venga lavato. Forse perché è stato l’ultimo regalo da parte della madre naturale, alla quale è stato sottratto dal tribunale dei minori. Il piccolo apparteneva ad una famiglia disfunzionale dove l’abuso di sostanze stupefacenti e la violenza erano all’ordine del giorno. Dopo esser stato preso in affido da una famiglia, il tribunale l’ha dichiarato adottabile e l’ha assegnato a Revelle.
Revelle desidera diventare la madre di Elliott a tutti gli effetti, nonostante le difficoltà che questo potrebbe comportare. È una donna single, sola al mondo e svolge una professione impegnativa. Non ha parenti né amici perché non è stata educata alla stabilità. Sua madre era una donna in carriera, perennemente in viaggio, e Revelle cambiava spesso paese, scuola e abitudini. Ha imparato presto a provvedere a se stessa, diventando una donna autonoma ma riservata e refrattaria ai legami.
“Alla sua età cercavo di impressionare mia madre, cosa che ho continuato a fare fino a sedici anni. Elliott non dovrà farlo per me” – La verità tradita
Anche il suo lavoro non conosce routine. Poiché è poliglotta, lavora come interprete per un’azienda che collabora perlopiù per i tribunali in sede processuale. In una società multietnica, i suoi servigi sono assai richiesti. Revelle è una professionista seria e assai precisa perché sa di avere una grande responsabilità. Una traduzione approssimativa e superficiale potrebbe compromettere l’esito di un processo. Non ha mai abusato di questo suo potere, traducendo ogni parola fedelmente. Questo sino a quando non deve prender parte ad un processo che la riguarda da vicino. Sa di poter far arrestare quell’imputato, che certamente è colpevole, con una traduzione volta a rendere il testimone inattendibile. Lei vuole che sia fatta giustizia.
Revelle è anche una donna che ha un gran bisogno di amare e dare alla propria vita quella stabilità che non ha mai avuto. Desidera diventare madre, una madre diversa dalla sua così fredda e distante. Sente di avere moltissimo da dare, quindi spera di poter adottare il piccolo Elliott, il bambino che il tribunale dei minori le ha assegnato. Sopporta con un sorriso e tanta trepidazione, le improvvisate dell’assistente sociale. In quei frangenti non è più la fredda interprete, ma una madre timorosa, desiderosa solo di fare una buona impressione.
“Creare ad arte un’immagine di me, senza davvero mentire. Quantomeno limitandomi a piccole bugie per avere Elliott… Ho fatto solo ciò che andava fatto”
Per scoprire tutti i misteri di questa trama, dovete studiare attentamente la personalità della protagonista, influenzata dalle sue esperienze di vita. Esse vi verranno rivelate poco alla volta determinando un crescere di suspense, continuo e costante. Il ritmo di lettura è assai veloce, anche grazie alla fluidità dello stile dell’autrice, che si avvale di un linguaggio semplice, creando un intreccio funzionante.
Il filo della storia non è intricato o complesso, anche se i nodi da sciogliere sono tanti. Il passato della protagonista. Un evento del quale potrebbe esser responsabile l’ha portata ad allontanarsi dalla sua unica amica, provocando in lei senso di colpa e vergogna. Da allora si rifiuta di tradurre la lingua tedesca. E’ proprio il rimorso che le ha impedito di cercare altre amicizie, come se non ne fosse degna.
“È ora di dire a Doreen Sanderson cosa le ho fatto”
Altro punto oscuro si configura nell’omicidio di una donna con la quale entra in contatto. Si apre un’indagine che la coinvolge anche in sede processuale come interprete dove, poco eticamente, omette di aver conosciuto la vittima.
Il mistero centrale della trama consiste in una serie di atti persecutori a carico della protagonista da parte di un anonimo ricattatore, che si diverte a esercitare la propria presunta superiorità, anticipando ogni sua mossa. Toccherà a voi lettori scoprirne identità e movente.
La narrazione si sviluppa in prima persona. I narratori sono due: la protagonista e il suo persecutore. L’ambientazione è quella della Londra contemporanea, che ci viene presentata in una veste cupa, carica di tensione e di sospetto.
La protagonista è perfettamente caratterizzata. Non viene mai fatto cenno alla sua fisicità, la possiamo immaginare come più ci piace. La personalità, invece, è sviscerata attraverso tutti gli aspetti della sua vita, professionale e familiare. Prevale la sua mancanza di socialità, che si è volutamente negata quasi come ne fosse indegna. Le sue ferite di figlia non desiderata sfociano in insicurezze e timori, ma anche nella sua forte motivazione alla maternità.
“Mio figlio. Le parole arrivano da sole; non sono forzate, per una volta non suonano strane. Non posso fare a meno di sorridere”
“La verità tradita” è un romanzo che ho trovato avvincente, anche se qualche capitolo mi è parso ripetitivo. La storia ha una sua originalità perché verte tutta su una sola figura, che però viene a contatto con molte altre più marginali nella sua quotidianità. E ognuna di esse può essere il colpevole. È stato stimolante cercarlo tra loro e fare le mie ipotesi.
Ho apprezzato la scrittura accurata dell’autrice, dalla quale traspare competenza e conoscenza. Non posso fare a meno di pensare al suo impegno nel documentarsi e fare ricerche sul lavoro degli interpreti in sedi processuali. Una figura che, in un tribunale, ci appare marginale, mentre in realtà è di primaria importanza. Se ci pensiamo bene, anche l’apprezzamento di un romanzo da parte di noi lettori seriali, può dipendere dalla sua traduzione.
Ci avevate mai pensato?
Se amate i thriller psicologici dove il terrore può arrivare da qualunque direzione, questa è la lettura che fa per voi!
4 stelle ⭐⭐⭐⭐☆