Narrativa
DeA Planeta
21 gennaio 2020
cartaceo, ebook
224
Carminia non riesce a guardare nessuno negli occhi. Vorrebbe che non le rivolgessero mai la parola, nemmeno per augurarle buongiorno. Il minimo ritardo la infastidisce, un quadro storto la infastidisce. Ha un menu fisso per ciascun giorno della settimana, un ordine preciso per vestirsi ogni mattina, un modo corretto con cui la carta igienica deve scorrere sul portarotolo, e diciotto copie del suo libro preferito in soggiorno, su uno scaffale. Rifugge qualsiasi rumore o semplice contatto umano. La verità è che le persone sono d’intralcio alla sua esistenza.
Carminia ha la trasparenza del camaleonte, la stessa capacità di adattarsi alle situazioni in cui si trova e, in quelle, sparire. Eppure soffre per tutto ciò che non le riesce, la disturba, non le viene naturale: ha la sindrome di Asperger, ma ancora non lo sa.
È solo quando finalmente le viene diagnosticata, e la madre sembra riemergere da un’infanzia ormai lontanissima, che il suo mondo di ordine e routine comincia a vacillare. Insieme a Rebecca, una bambina impertinente e linguacciuta, Carminia si troverà allora a dover fare i conti con se stessa, con il suo modo di abitare il mondo e con ciò che significa, alla fin fine, normalità.
“Circolano molte leggende sul camaleonte. La più famosa di tutte è che cambi colore per mimetizzarsi. Non è del tutto corretto: il camaleonte, infatti, cambia colore soprattutto per amore”.
Il parallelismo tra il camaleonte e Carminia costituisce il filo conduttore della storia che ci racconta Anita Pulvirenti in La trasparenza del camaleonte, suo romanzo di esordio.
Carminia è un camaleonte, o almeno il camaleonte sembra essere l’animale che più la rappresenta. Non lo sa ancora, ma è affetta dalla sindrome di Asperger, una lieve e peculiare forma di autismo, che la controlla nella personalità e nel modo di rapportarsi con il mondo esterno. Carminia è una maniaca del controllo: segue ossessivamente dei protocolli giornalieri, ogni settimana; è radicata nelle sue abitudini; è così schematica che quando un suo piano salta o viene deviato da un imprevisto, va in crisi di ansia e di panico.
Carminia è sola, o meglio ha scelto di vivere nella sua solitudine. Scelta che si ripercuote a 360 gradi sulla sua vita, personale e lavorativa. Non ama conversare né intrattenere rapporti di alcun genere con le persone che incontra per strada o a lavoro (non sopporta infatti le chiacchiere inutili, i falsi sorrisi o gli auguri di compleanno); difficilmente alza lo sguardo verso ciò che la circonda (si pensi al fatto che indossa sempre un paio di occhiali da sole quando esce, in modo da non guardare negli occhi chiunque si fermi a parlare con lei); è introversa, non parla di sé; è intollerante verso il mondo. Una intolleranza che la porta ad essere sgarbata e schiva, nonché ad essere giudicata strana, ai limiti (e oltre) la pazzia.
La storia di Carminia viene raccontata al lettore in modo graduale: nella prima parte del romanzo, Anita Pulvirenti ci descrive uno stile di vita. Veniamo a conoscenza di tutte le abitudini ossessive della protagonista, di come lei trascorre i singoli giorni della settimana, dei riti che segue in modo compulsivo, senza nulla lasciare al caso. E così passano il Lunedì, il Martedì, il Mercoledì e tutto il resto della settimana. E quando un imprevisto si insinua nella sua giornata? Tutto è descritto come se l’autrice ponesse il lettore dietro lo schermo che proietta la vita del suo personaggio.
Analisi e commento personale
La particolarità del romanzo, a mio parere, sta nel fatto che il lettore viene catapultato non solo nella vita di una persona affetta da un disturbo su cui solo di recente si è molto discusso, ma anche nel modo in cui questa affronta in un primo momento le sfaccettature della sua personalità, lo scoprire di essere affetta da un disturbo dell’essere e il modo in cui ci reagisce.
Infatti, la seconda parte del romanzo comprende una sequenza di fasi: la diagnosi della sindrome, la consapevolezza, la lotta con gli scheletri del passato, un nuovo modo di vivere la propria vita convivendo con l’Asperger.
Interessante è stata anche l’associazione della persona affetta dalla sindrome di Asperger alla figura del camaleonte: ogni atteggiamento di Carminia, infatti, viene descritto dopo aver presentato alcune caratteristiche comportamentali dell’animale, come ad esempio il fatto che fissa in modo autonomo oggetti che si muovono anche contemporaneamente, focalizzandosi poi su quello che più attira la sua attenzione (proprio come la protagonista che, nel bel mezzo del caos cittadino, viene attratta da un suono lieve che proviene da un caffè sul marciapiede di fronte a lei).
Una speranza non c’è per chi non riesce a trovare uno spazio nel mondo, nella vita. Da piccola si diceva che era nata nel secolo sbagliato. Ma tutti i secoli sarebbero stati sbagliati per lei.
Lo stile del romanzo rispecchia il disturbo ossessivo di Carminia, che è anche la narratrice della storia. Il lettore vive le vicende narrate secondo il suo punto di vista, cosa che, a mio parere, consente di percepire meglio il mondo di chi è affetto da un disturbo e che, generalmente, non viene compreso dagli esterni, che neanche si accorgono di anomalie che li circondano (soprattutto in un’era in cui ad attirare la nostra attenzione è altro). Ancora, osserva come la protagonista si rapporta alle figure di riferimento della sua vita, sia reali che frutto di proiezioni mentali.
I discorsi diretti non sono punteggiati: si ha l’impressione che tutto accada d’un fiato. I pensieri di Carmina si sovrappongono a quanto lei vive o dice e questo è piena manifestazione del turbinio di emozioni che invade la sua mente.
La narrazione è fluida, chiara; le descrizioni sono dettagliate (in linea con le ossessioni della protagonista). La storia non annoia: il lettore non sa cosa aspettarsi. All’autrice il merito di averlo saputo coinvolgere fin dalle prime righe del romanzo.
Ma non è l’unico merito da attribuire ad Anita Pulvirenti. La sua è stata una sfida: non è semplice affrontare tematiche inerenti la salute, soprattutto quando si tratta di disturbi che ineriscono la personalità di un individuo, come nel caso di specie la sindrome di Asperger.
E soprattutto non è semplice farlo senza rischiare di incorrere in banalità o di dare via ad un manuale, più che ad una storia. L’autrice non è inciampata in alcuna di queste difficoltà: la sua originale semplicità rende il romanzo piacevole e interessante. Prima di tutto perché permette al lettore di conoscere; in secondo luogo, perché grazie alla conoscenza, gli consente di osservare con occhi più lucidi la realtà sia di chi vive un disturbo, in cui facilmente si può rimanere imbrigliati senza aiuti esterni, sia di chi vive proprio all’esterno.
L’autrice
Anita Pulvirenti vive a Catania. Finalista e menzione speciale al concorso per inediti “Fai viaggiare la tua storia” creato da Libromania e Autogrill, La trasparenza del camaleonte è il suo primo romanzo.
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.
Gentilissimo Christian,
la ringraziamo per il commento. Abbiamo provveduto a cambiare il termine, che le assicuriamo non aveva intenti né offensivi né discriminatori. Ci spiace se questa inesattezza (ingenua e non maliziosa) l’abbia infastidita così tanto. Noi siamo recensori e ci limitiamo a valutare il libro in sé, non ad approfondire le tematiche mediche o sanitarie o psicologiche annesse. Ma di questo, ci scusiamo lo stesso.
Riteniamo però che i toni – se permette – soprattutto in questo periodo così difficoltoso per tutta l’Italia ed il resto del mondo, non siano tanto adeguati: noi in primis, nel nostro piccolo, cerchiamo di diffondere un po’ di pace e serenità grazie alla bellezza dei libri.
La ringraziamo ancora molto per averci fatto presente l’inesattezza della parola e cogliamo l’occasione per augurarle una serena giornata.
Buongiorno,
vorrei capire da dove avete preso la definizione Morbo di Asperger, ma dove le prendete queste informazioni, prima di scrivere un articolo vi prego di informarvi meglio. L’Asperger NON è una malattia, non è una malattia, è una differente modalità cognitiva e viene associata all’autismo per determinate caratteristiche che hanno in comune. Non scrivete queste stupidaggini vi prego, informatevi meglio. Correggete il vostro articolo o rimuovetelo. Grazie mille.