romanzo contemporaneo
Francesco Brioschi Editore
28 ottobre 2022
cartaceo, ebook
272
È una mattina di Febbraio di un anno bisestile. Nella bassa lombarda spira un vento insolitamente umido.
L'arrivo improvviso e inaspettato del coronavirus sconvolgerà le vite di Nicola, Beatrice; Antonia, Filippo Cico e Alberto, come saranno sconvolte le vite di tutti gli italiani.
“Animosus omnia vincit, il coraggio vince tutto” – da “La solitudine delle vite nascoste” di Lauro Zanchi, Francesco Brioschi
In un Febbraio freddo e umido, Nicola, ingegnere milanese, si reca in stazione per prendere il Freccia Rossa e andare a Roma per lavoro
Filippo, giovane volontario dei vigili del fuoco, è steso sulla sua brandina a godersi il suo turno di notte tranquillo. Ma all’alba, il Freccia Rossa deraglia e così le vite di Nicola e Filippo si incrociano; nello stesso momento, Antonia, medico otorino all’ospedale di Codogno, non può rientrare a casa perché stanno arrivando i feriti dell’incidente ferroviario.
Ilaria è una giovane farmacista che, a causa di una scelta avventata del padre, si trova a dover gestire la farmacia di famiglia aggravata dai debiti.
Alberto, broker molto impegnato, si fa visitare da Antonia all’ospedale di Codogno perché avverte un fastidio alla gola. Cico apprende dalla tv che il Coronavirus è arrivato anche in Italia e il paziente zero è ricoverato in gravi condizioni a Codogno.
Beatrice è la giovane anestesista che all’ospedale di Codogno, andando contro tutti i protocolli medici, sperimenta le cure per cercare di salvare il paziente zero.
***
“La solitudine delle vite nascoste” di Lauro Zanchi ci fa fare un salto indietro nel tempo di due anni e mi sono resa conto, leggendolo, che molte cose le avevo dimenticate.
Vi chiederete come si possano dimenticare avvenimenti gravi successi appena due anni addietro. Eppure è così. Il primo avvenimento è l’incidente ferroviario di cui non si è parlato più sui giornali e in tv, nonostante morti e feriti. Tutto è stato “cancellato” dalla pandemia che ci ha risucchiato nel suo vortice di paure, solitudini, morti e dolore.
Un’altra cosa che avevo rimosso è stata la faccenda dei tamponi. Sarà che nell’ultimo anno ne ho fatti tanti, ma mi sono completamente dimenticata che si facevano solo con sintomi certi e in ospedale.
Lauro Zanchi ci racconta di donne e uomini immersi, come tutti noi, nelle loro vite piene di lavoro, progetti e problemi che a un certo momento sono stati catapultati in una realtà, direi distopica.
Infatti, leggendo il romanzo “La solitudine delle vite nascoste”, si ha quasi la percezione di leggere un romanzo distopico. L’autore ha un modo di raccontare pieno di suspense e, nonostante sapessi come sarebbe finita la storia del paziente zero, ho avuto una sensazione di ansia e apprensione per la sua vita.
Il libro è un romanzo corale, sulle varie vite che avranno a che fare con la primissima ondata del Coronavirus, che nella confusione generale cercano di capire cosa fare per essere d’aiuto oppure come si è venuti a contatto con il virus e come non contagiare gli altri.
Il caos generato da zone rosse e zone libere nel paese, il fuggi fuggi dovuto alla prima chiusura totale della Lombardia… insomma, tutto quello che abbiamo vissuto tutti nel Febbraio 2020, eppure a me sembra quasi fosse una vita fa.
I personaggi vengono descritti bene sia fisicamente che psicologicamente; non sono tutti buoni e altruisti, anzi alcuni provocano una certa antipatia.
Il titolo “La solitudine delle vite nascoste” non è messo a caso: ne capirete il senso solo alla fine.
Vi sentite pronti per leggere un romanzo che parla di Coronavirus? Oppure secondo voi dobbiamo elaborare ancora il tutto?