Romanzo
Edizioni Convalle
9 giugno 2022
cartaceo
230
Elisa, diventata da poco madre di una bambina, si accorge di non essere adeguata a rivestire un ruolo che la società contemporanea ha trasformato quasi in un mito. Pur vivendo un’esperienza che tutti definiscono meravigliosa, è investita da una serie di cambiamenti, presunti o tali, che riflettono come in uno specchio distorto i legami con le persone più vicine a lei. Nessuno ne è esente: marito, madre, amicizie di vecchia data, nuovi incontri. Cercando di trovare un equilibrio che sente sempre più precario, si rifugia con la piccola nel paesino in cui ha trascorso l’infanzia, sicura di trovare risposte salvifiche. Troverà, invece, dubbi ancora più marcati capaci di avvilupparla fino ad arrivare alla condanna morale degli altri che, in un effetto domino, porterà anche alla sua. Ma la storia di Elisa è davvero questa? Quali verità nasconde?
“La scatola di latta” è un romanzo che conferma il mio pensiero sull’autrice Silvana Da Roit: leggerla è un grande piacere. Nel mio caso oserei dire un privilegio, dato che ho la fortuna di conoscerla di persona e visto che il mio percorso nella scrittura si incrocia spesso con il suo.
È giusto che si sappia. Trovo corretto sottolineare che io e Silvana scriviamo per Edizioni Convalle di Stefania Convalle, una piccola grande casa editrice con il cuore, di base in Brianza. Lo dico per trasparenza, per assicurare a chi legge che il mio pensiero non è influenzato dall’essere compagni di classe, bensì, dall’immensa bravura che caratterizza la penna dell’autrice.
Penna che non si risparmia mai, che dona a chi legge storie piene di colpi di scena, di personaggi tratteggiati al meglio e di emozioni che travolgono.
“La scatola di latta” ne è un esempio.
La scatola di latta: un romanzo di Silvana Da Roit
La protagonista del libro è Elisa, una donna diventata madre da qualche mese.
Una donna che si trova ad affrontare un periodo di riflessioni interiori che la portano a porsi domande sul proprio matrimonio e sui rapporti che costituiscono la sua cerchia di conoscenze.
Un’anima in crisi, una madre che non si sente adeguata, una donna che ha bisogno di fermarsi e ritrovare il centro del suo io.
Per questo, insieme alla piccola Anja, si rifugia nella casa in montagna isolandosi dalla sua quotidianità e dalle sue abitudini. In questo paese conoscerà prima una anziana signora che la farà tornare indietro nel tempo con i pensieri e i ricordi, poi, un giovane ragazzo che invece la proietterà nel presente e, chissà, anche nel futuro.
Questa presa di posizione così drastica, quella di allontanarsi dagli affetti più cari, scatena una serie di discussioni con la madre, col marito e con le amiche che non sempre sono in grado di comprendere il vero bisogno di Elisa: ritrovarsi.
Lo stile dell’autrice
La penna di Silvana è sublime, la capacità di rendere universali le riflessioni e le emozioni della protagonista del romanzo sono uno dei punti di forza del suo lavoro.
Perché è vero che una storia deve sapere intrattenere, ma quando un testo è anche in grado di mettere il lettore nella condizione di porsi le giuste domande, beh, allora il giudizio sulla lettura non può che essere alto.
Così è stato per me: sono riuscito in maniera perfetta a fare mio il disagio vissuto dalla protagonista dopo essere diventata madre, pur non essendo io mai diventato mamma. Banalità simpatica scritta per evidenziare il talento dell’autrice del libro.
Inoltre, ancora di più, ho percepito con estrema sintonia tutti gli sbandamenti che possono verificarsi nei rapporti con amici, parenti e famiglia.
La lettura è scorrevole, le emozioni cavalcano i fatti e i cuori dei personaggi sono tutti a disposizione dell’empatia del lettore.
La prefazione
Silvana è una scrittrice incredibile, lo dico ancora.
Lo scrive anche Tania Mignani nella prefazione del libro:
“Silvana Da Roit possiede un dono, il dono di riuscire a raccontare, con estrema facilità ed eleganza, storie”.
Detto che anche Tania Mignani è una autrice della scuderia Convalle che con la penna si destreggia egregiamente, mi sento di aggiungere che la prefazione da lei scritta è come una spruzzata di panna montata su un cono gelato già incredibilmente buono di suo. Insomma un valore aggiunto.
Conclusione: le mie suggestioni
C’è una canzone di Vasco Rossi che si intitola “Vivere non è facile”. Si tratta di un brano in cui il rocker esterna tutta la sofferenza che nasce quando ci si trova a dover prendere di petto la realtà in solitudine. Il ritornello evidenzia quanto sia importante avere un complice con il quale condividere il percorso della vita.
Ecco, “La scatola di latta” mi ha fatto pensare spesso a questa canzone. Si tratta di una mia suggestione personale, nata man mano che mi addentravo nelle pagine del romanzo, e, anche in questo caso, non posso che essere contento che la lettura mi abbia portato a fare connessioni con la mente.
Del resto le storie servono anche a farci percorrere sentieri che si intrecciano con tutto il bagaglio emotivo e culturale che teniamo stretto dentro di noi.
Dunque, concludendo, “La scatola di latta” è un romanzo che cattura il lettore e lo trascina su una giostra di emozioni che culminano nella rivelazione finale, che, ovviamente, non posso rivelare qui.
Silvana è molto brava a seminare sassolini che permettono al lettore di orientarsi nell’intreccio che conduce a quella scatola di latta che dà il titolo al romanzo e che contiene l’anima di tutta la storia.
Lettura consigliata.
4 stelle ⭐⭐⭐⭐☆
Autore e speaker radiofonico.
Mi piace leggere, scrivere e condividere le storie.
Il mio sito è www.stefanobuzzi.com