
Thriller
Newton Compton
18 novembre 2021
cartaceo, ebook
320

Nuova Zelanda, 1942.
Edith ha passato gli ultimi quindici anni rinchiusa. Aveva solo cinque anni quando è stata mandata all'istituto Seacliff e, anche se ricorda ben poco della vita prima dell'ingresso in manicomio, non smette di sperare di poter tornare un giorno alla normalità. Quando un devastante incendio distrugge il reparto, Edith viene interrogata dalla polizia e dal giovane medico Declan Harris.
Affascinato dalla sua bellissima paziente, Declan comincia a dubitare delle ragioni ufficiali che hanno portato al suo internamento. E' davvero pazza? O la storia folle che ha raccontato da bambina corrispondeva al vero?
Il tempo sta per scadere mentre Edith è in attesa di essere sottoposta a un nuovo definitivo trattamento, che lascerebbe ben poco di lei da salvare, Declan cerca di scoprire la verità. Ma il mistero si sta trasformando in ossessione, e il dottore rischia di perdere tutto ciò che ha. per salvare la mente di Edith, sarà disposto a sacrificare la sua?
“Era da un po’ che aveva iniziato a chiederselo: disperazione e pazzia sono la stessa cosa?” – “La ragazza sbagliata” di C.D. Major
Per il dottor Declan Harris, il lavoro al manicomio di Seacliff è il suo primo incarico. Egli è un giovane psichiatra molto motivato che prova immediata attrazione per la paziente Edith Garrett, una ragazza graziosa ed indifesa che non meriterebbe la reclusione. Edith racconta di una vita precedente, con un’altra mamma diversa dalla sua; di una caverna dove un fratellastro, che non ha mai avuto nella realtà, le avrebbe fatto del male. Declan decide di indagare per scoprire se Edith farnetica o se dice la verità. Il tempo non è a loro favore perché la giovane sta per esser sottoposta a lobotomia. Riuscirà il giovane medico a sottrarla a quella terribile pratica?
“Seacliff era davvero un posto bellissimo: se non sapevi che era un manicomio, poteva sembrare un castello delle fiabe” – La ragazza sbagliata
Non è semplice descrivere una paziente psichiatrica, in quanto non è facile individuare la sua reale personalità. Edith vive in manicomio dall’età di cinque anni. Pur essendo cresciuta, è rimasta ingenua e dolce come quando era bambina. Sopporta le angherie delle pazienti più crudeli, fa il possibile per evitare l’elettroshock, anche dire al medico quello che lui vuole sentirsi dire, ossia che ha sempre mentito sull’altra vita, quella che ha vissuto prima di rinascere. La sua quieta bellezza e la sua innocenza colpiscono il nuovo medico dell’istituto, il dottor Declan Harris.
Declan è convinto di poter fare molto per le sue pazienti, evitando trattamenti barbari ed invasivi. È giovane e motivato, non è ben visto dal suo superiore, il dottor Malone, che gli fa notare spesso quanto sia precaria la sua posizione lì dentro. È risaputo, infatti, che ha ottenuto quel lavoro grazie alle influenze paterne. Malone lo minaccia velatamente di far rapporto al suo potente padre ogni qual volta esce dai ranghi. Occuparsi di Edith Garrett è uscire dai ranghi.
“Solo poche settimane prima era uno studente di medicina a Dunedin, il figlio un po’ deludente di un rinomato medico. Adesso era il dottor Harris: una figura con una certa autorità” – La ragazza sbagliata
Il linguaggio narrativo è facilmente comprensibile. I capitoli si alternano attraverso salti temporali. Si parla del presente, riferito all’anno 1942, e del passato riferito all’anno 1927. Alcuni di essi risultano essere un po’ ripetitivi, per questo il ritmo è meno concitato di quanto dovrebbe essere. Non si tratta propriamente di un thriller, non esistono omicidi sui quali indagare. Si tratta della ricerca della verità, anche quando questa sembra improbabile. La suspense non manca e il contesto è descritto con una certa sapienza, frutto di studio e documentazione da parte dell’autrice. Il manicomio di Seacliff è realmente esistito ed è bruciato in seguito ad un incendio. Il primo capitolo del libro narra di quest’incendio che non rase al suolo l’edificio, ma provocò la morte di molte pazienti.
Il tema principale è la diversità vista come malattia mentale, a cui seguono l’allontanamento e la reclusione. Una fervida immaginazione era anomalia e vergogna, non la si doveva manifestare e nessuno si poneva domande sulla veridicità di ciò che veniva esternato. La malattia mentale era vista come una colpa, da espiare lontano dalla famiglia. Colui che era affetto da disagio mentale, di qualsiasi entità esso fosse, non poteva essere curato ma solo sedato. Reso inoffensivo, anche se non manifestava comportamenti aggressivi.
“Il nostro inconscio può scatenare determinati comportamenti. Con questo voglio dire che la mente è uno strumento potentissimo e che possiamo guarire solo scoprendo cos’è che causa i problemi“
Avendo una buona esperienza come lettrice del genere thriller, ero convinta di aver trovato la verità prima del dottor Declan. Mi sbagliavo. In genere mi fa piacere esser tratta in inganno dagli autori di questo genere letterario. Questa volta, invece, avrei preferito che il finale fosse stato quello da me intuito mentre, invece, mi ha lasciata perplessa. E mi fermo qui per non fare dello spoiler.
I personaggi non mi hanno convinta. Stereotipati, irrealistici. Mi sembra improbabile che uno psichiatra manifesti un interesse sentimentale per una paziente rinchiusa dall’età di cinque anni in un manicomio. Altrettanto improbabile che una persona ricoverata in quel genere di struttura dall’infanzia abbia conservato la bellezza e la capacità di ragionare. Tra mancanza di stimoli, terapie farmacologiche a dosaggi elevati, elettroshock, qualsiasi essere umano si ridurrebbe allo stato catatonico. Detto questo, ho apprezzato le descrizioni del contesto, così inquietante nel suo dualismo. La bellezza del paesaggio neozelandese, i colori del giardino della clinica, in contrapposizione con il suo interno cupo e claustrofobico. Deludente e scontato il finale.
Quando leggete un thriller, vi indispone di più indovinarne il finale o leggerne uno diverso da quello che pensavate ma più deludente?