Romanzo storico
Libreria Pienogiorno
2022
cartaceo
363
Cussy Mary Carter ha diciannove anni, è intelligente, indipendente, con un'insaziabile sete di sapere. E ha la pelle blu: ultima testimone di un popolo, realmente esistito, che superstizioni e maldicenze hanno segregato nelle zone più impervie dei monti Appalachi. Nei giorni più difficili, cerca conforto nel suo cuscino come da una carezza. Ne ha ricavato la federa dal vestito che sua madre le aveva cucito quando era bambina. Diceva che il blu della stoffa avrebbe fatto sembrare la sua pelle più bianca; un po' meno colorata, almeno.
Con sua madre tutto sembrava più leggero, anche gli sguardi feroci della gente, anche l'isolamento in cui la sua famiglia deve vivere a causa di una rara alterazione genetica che rende l'epidermide di un blu cielo, pronto a scurirsi a ogni emozione. Ma Cussy, detta Bluette, non ha ereditato dai suoi avi solo il suo colore. Sa leggere, cosa rara su quei monti negli anni Trenta della Grande Depressione, e ancor più per una donna. È orgogliosa, determinata, e curiosa di imparare ogni cosa. Per questo è stata subito entusiasta di aderire all'innovativo progetto che Eleanor Roosevelt ha istituito per diffondere la lettura. A dorso di un mulo, il suo compito è portare libri e giornali nelle zone più remote e disagiate.
Non solo un impiego, di più: una missione, perché per molti quelli sono gli unici spiragli di luce in una vita di lotta e sopraffazione.
Nonostante crudeli pregiudizi, nonostante suo padre, che pure la ama profondamente, per proteggerla cerchi di affibbiarle un marito qualsiasi, nonostante il fanatico predicatore Frazier le dia la caccia per purificarla a forza dal suo peccato blu, Cussy non smette di bramare e difendere la libertà che la cultura e il suo lavoro le danno. E nemmeno di combattere per il suo riscatto, la sua indipendenza, il vero amore che sente di meritare.
Cosa mi ha spinto a leggere “La ragazza blu” di Kim Michele Richardson, edito Pienogiorno? Il titolo, tanto per cominciare, molto enigmatico. Poi, la copertina, particolare. Non conoscevo l’autrice di questo libro ma la trama che ho letto mi ha spinto ad immergermi in questa lettura.
Con molta sorpresa ho scoperto, per fortuna, l’esistenza del popolo dalla pelle blu, protagonista di questo libro. Mai ne avevo sentito parlare.
La trama è meravigliosa, commovente e, a tratti, anche molto crudele.
Si narra della giovane Cussy Mary, la “Bluette” per il colore della sua pelle, ma anche soprannominata “donna dei libri”. La storia è ambientata negli anni’ 30 del 1900, durante la Grande Depressione che ha attraversato tutto il paese, riducendo in miseria tutta la popolazione.
Non è un momento storico facile per le donne: erano precluse loro molte cose. Inoltre, la pelle di Cussy Mary non era bianca come quella di tutti gli altri, ma diventava blu a causa di una malattia ancora sconosciuta in quel tempo, ma che esiste veramente.
Il suo essere diversa dagli altri, oltretutto donna e anche lavoratrice, che sapeva leggere e scrivere, non era visto di buon grado. Anzi, era molto semplice etichettarla, giudicarla ed escluderla.
“Se una Blu può imparare così tanto dai nostri libri, pensate cosa può fare il programma per le persone normali… Una luce in questi tempi bui, di sicuro…” – La ragazza blu
Nonostante tutto, Bluette riesce, con molta difficoltà, a portare quell’alone di speranza ai suoi lettori, viaggiando carica di libri a dorso di un mulo, che chiamerà affettuosamente Giunia e che la proteggerà in molte occasioni.
L’autrice è stata brava a delineare i personaggi che ruotano intorno a Bluette. Tutti ricevono dei libri da parte sua e, a loro volta, le donano qualcosa.
Durante la lettura di “La ragazza blu”, non si potrà fare a meno di soffrire insieme a Bluette per delle ingiustizie che riceverà da parte degli abitanti della cittadina, che temono che chissà quali malattie possa lei trasmettere o cosa possa loro capitare se solo la sfiorassero.
I temi legati alla società abietta, ottusa, sarcastica e ignorante, meschina perfino e cattiva e senza cuore, pronta a discriminare la diversità, offrono molti spunti di riflessione.
La scrittura della Richardson è molto scorrevole, emozionante, cruda in base alle circostanze. I personaggi sono tutti ben caratterizzati e rivelano, in ogni singola pagina, una parte del loro carattere.
Bluette, nonostante la tristezza del suo destino, è una donna coraggiosa, altruista, pronta ad aiutare chi ha meno di lei.
Secondo voi, perché l’uomo ha paura del diverso?