Saggio storico
Fazi Editore
28 Aprile 2008
cartaceo, ebook
364
Nel 1948 nacque lo Stato d’Israele. Ma nel 1948 ebbe luogo anche la Nakba (‘catastrofe’), ovvero la cacciata di circa 250.000 palestinesi dalla loro terra. La vulgata israeliana ha sempre narrato che in quell’anno, allo scadere del Mandato britannico in Palestina, le Nazioni Unite avevano proposto di dividere la regione in due Stati: il movimento sionista era d’accordo, ma il mondo arabo si oppose; per questo, entrò in guerra con Israele e convince i palestinesi ad abbandonare i territori – nonostante gli appelli dei leader ebrei a rimanere – pur di facilitare l’ingresso delle truppe arabe.
La tragedia dei rifugiati palestinesi, di conseguenza, non sarebbe direttamente imputabile a Israele. Ilan Pappé, ricercatore appartenente alla corrente dei New Historians israeliani, ha studiato a lungo la documentazione (compresi gli archivi militari desecretati nel 1988) esistente su questo punto cruciale della storia del suo paese, giungendo a una visione chiara di quanto era accaduto nel ’48 drammaticamente in contrasto con la versione tramandata dalla storiografia ufficiale: già negli anni Trenta, la leadership del futuro Stato d’Israele (in particolare sotto la direzione del padre del sionismo, David Ben Gurion) aveva ideato e programmato in modo sistematico un piano di pulizia etnica della Palestina.
Ciò comporta, secondo l’autore, enormi implicazioni di natura morale e politica, perché definire pulizia etnica quello che Israele fece nel ’48 significa accusare lo Stato d’Israele di un crimine. E nel linguaggio giuridico internazionale, la pulizia etnica è un crimine contro l’umanità.
Per questo, secondo Pappé, il processo di pace si potrà avviare solo dopo che gli israeliani e l’opinione pubblica mondiale avranno ammesso questo “peccato originale”.
Prima di entrare nel vivo della recensione di “La pulizia etnica della Palestina” di Ilan Pappè, pubblicato dalla casa editrice Fazi Editore, mi sembra opportuno fare delle premesse.
Ilan Pappè è uno storico israeliano, membro del partito Hadash, che si contrappone al partito Sionista. Cosa li contraddistingue? Il partito Hadash vuole che ci siano due Stati, Palestina e Israele, mentre il partito Sionista vuole un unico stato, con cittadini esclusivamente di religione ebraica.
Illan Pappè, come storico, basa il suo saggio esclusivamente su testi ufficiali e su testimonianze scritte dei protagonisti della politica israeliana.
L’autore parte dalla fondazione del partito sionista, che era già attivo verso la fine del 1800, e del suo esponente più importante per la storia della neonata nazione israeliana, Ben Gurion. Polacco di nascita, arriva in Palestina, identificata con questo nome fino, più o meno, agli anni ’50 del 1900, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
Ben Gurion, come tutti gli ebrei, vuole uno Stato in cui il suo popolo possa vivere senza la paura delle persecuzioni. Direi che ne ha tutto il diritto, ma la Palestina è abitata soprattutto da arabi. Quindi, insieme al suo entourage, pianifica la conquista della Palestina e, soprattutto, la cacciata degli arabi. Il piano ha un nome “Piano Dalet”.
“Uno dei primi storici che notò l’importanza del piano, rivela: «La campagna militare contro gli arabi, inclusa ‘la conquista e distruzione delle aree rurali’ fu avviata dal piano dalet dell’Haganà. L’obiettivo era la distruzione delle aree rurali e urbane della Palestina»” – La pulizia etnica della Palestina
L’Haganà è un’organizzazione paramilitare terroristica ebraica, attiva durante il mandato britannico in Palestina tra il 1920 e il 1948, quando nasce lo stato ebraico.
Illan Pappè ci racconta di villaggi arabi, attaccati nel cuore della notte, uccisioni di civili e la non violenza da parte dei Palestinesi. Si, perché i Palestinesi non erano armati e fino ad al 1948 avevano convissuto in armonia con ebrei e cristiani.
Lo storico ci dice anche che dopo il secondo conflitto mondiale, l’ONU, che era stata appena fondata, non ebbe il coraggio di contrapporsi all’ avanzata degli israeliani. Anche perché, sottolineo giustamente, l’Europa doveva farsi perdonare il mancato intervento in difesa del popolo ebraico durante il nazifascismo.
L’unica cosa che Ben Gurion non riuscì a ottenere dall’ONU fu la richiesta di mandare via da Gerusalemme sia i musulmani che i cristiani.
Recensire “La pulizia etnica della Palestina” è stato difficile perché, di solito, quando si analizza un libro, che sia romanzo, saggio, storico ecc., ci si sofferma sul se è piaciuto oppure no, sulle emozioni che ha suscitato e tanto altro.
Ma “La pulizia etnica della Palestina” mi ha davvero spiazzata. Ho scelto di leggerlo perché volevo capire bene cosa c’è alla base del conflitto israeliano-palestinese.
Ho capito che la religione non è il motivo scatenante, ma sicuramente alla base c’è la voglia di predominare. Si sarebbe potuti arrivare a una soluzione pacifica?
Forse si, se da ambo le parti ci fosse stata una reale volontà. Ma i Palestinesi, dopo gli attacchi subiti, non vollero accettare le condizioni dettate dall’ONU. Anche perché non erano per nulla vantaggiose per loro. E neanche gli israeliani hanno fatto qualcosa per vivere in pace con il popolo palestinese.
In questo libro non ci sono favorevoli o contrari, ma sono descritti i fatti così come sono avvenuti. È un libro pubblicato per la prima volta nel 2008, ma ancora tristemente attuale, che consiglio di leggere anche per riuscire a filtrare bene le notizie che ci raccontano i media. Notizie, questo è un mio parere personale, che sono riportate con parole stereotipate, che mettono le persone in categorie solo per fare sensazionalismo.
Il senso di tutto quello che ci racconta Ilan Pappè per me, sta nell’ultima frase che troviamo nei ringraziamenti.
“E infine, questo libro non è formalmente dedicato a nessuno, ma è scritto anzitutto per le vittime palestinesi della pulizia etnica del 1948. Molti di loro sono amici e compagni, molti altri mi sono ignoti, e tuttavia da quando ho appreso della Nakba ho portato con me le loro sofferenze, le loro perdite e le loro speranze. Solo quando faranno ritorno, sentirò che il capitolo della catastrofe è finalmente giunto alla conclusione che noi tutti desideriamo ardentemente: vivere in pace e armonia in Palestina”.
Avete letto libri che parlano del conflitto israeliano-palestinese?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐