
saggio
Rizzoli Editore
2 aprile 2019
cartaceo e kindle
125

"La politica è schifosa e fa male alla pelle" cantava Giorgio Gaber nel 1980. Quasi quarant'anni ci separano dall'invettiva di lo se fossi Dio, e nel frattempo cos'è cambiato? Poco, per certi versi, ma moltissimo per altri. Se è vero, come ci ricorda Andrea Scanzi, che "assistiamo da decenni a un inesorabile svilimento della cosa pubblica", il confronto tra ieri e oggi appare al contempo impietoso e illuminante, sospeso tra bruschi cambi di rotta e inquietanti continuità. Per misurare appieno distanze e affinità bastano i profili esemplari di undici politici del presente e del passato: Berlusconi, D'Alema, Renzi, Salvini, Rodotà, Bersani, Parri, Pertini, Andreotti, Berlinguer e Caponnetto. Vicende pubbliche e private in cui si affacciano altri nomi della nostra storia comune. Con la sua scrittura assieme lucida e allusiva, divertente e spietata, equilibrata e partigiana, l'autore ci guida in un percorso che unisce politica, cinema e letteratura, in cui la canzone d'autore diventa una vera e propria colonna sonora. E - all'interno di un dibattito in cui il ruolo più comodo e redditizio è quello del megafono - prende coraggiosamente posizione.
“Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo.” Socrate
La morale socratica aveva a che fare con la politica: discutendo e ragionando insieme sugli affari della città, i cittadini possono così giungere a capire cosa sia il bene comune.
La concezione di Socrate era rivoluzionaria perché cancellava dal campo delle virtù tutti i valori legati alle cose esteriori come la ricchezza, la fama, la potenza.
Vi siete spaventati!!! Andrea Scanzi che parla di Socrate. No, tranquilli sono io che mi sono fatta prendere la mano dalle parole di questo libro. Mi ha fatto tornare la voglia di sentir parlare di politica, quella seria, quella che parla ai cittadini, quella di cui parla Socrate.
Procediamo con ordine.
Andrea Scanzi giornalista, scrittore, autore e interprete teatrale, firma di punta del Fatto Quotidiano.
Diciamo un tuttologo. Non amo questi personaggi perché bisognerebbe fare poche cose, ma buone.
Premesso che non lo conosco televisivamente parlando, non lo seguo e non leggo i suoi articoli, ma un libro intitolato “La politica è una cosa seria” mi sembrava interessante.
Ho pensato: c’è ancora qualcuno (fortunatamente) che crede che non ci si inventa politicanti e che non ci si deve nemmeno invecchiare facendo politica.
Devo dire che questo libro centra il suo messaggio: la politica è una cosa seria.
Qua e là ci mette qualche frase di canzoni, poesie come le chiamo io, di Giorgio Gaber, di cui Scanzi è grande estimatore (fan scatenato possiamo dire)-
“La politica è schifosa e fa male alla pelle” diceva Gaber con una canzone del 1980, ma che nel 2019 è attualissima.
Ci fa pensare il buon Scanzi se esiste veramente una politica “bella” e con bella vogliamo intendere onesta, di quell’onestà che fa bene all’anima, di quell’onestà che farebbe bene alla nazione ed ai suoi cittadini.
Così ci traghetta come “Caronte” da una parte all’altra del nostro secolo, da una parte all’altra dei nostri politici, da una parte all’altra del nostro sapere.
Non è un libro lunghissimo, appena 125 pagine, ma in poche righe ci fa capire a cosa dovremmo stare attenti quando parliamo di politica e dei suoi politicanti.
Se pensiamo alla musica, per esempio, una volta si ascoltava con attenzione, era qualcosa che ti arricchiva culturalmente, intellettualmente, adesso è “carburante” per cellulari, come dice Scanzi: cosi è per la politica.
I dibattiti ormai esistono non più per capire, per riflettere, per cercare una via comune, per confrontarsi ma, e qui Scanzi chiama in causa la psicologia, sono diventati come il “bias di conferma”:
Le persone tendono ad attribuire maggiore credibilità alle informazioni che confermano le proprie convinzioni o ipotesi; tendono a costruire le domande in modo da ricevere risposte che sostengono le loro idee.
In questo modo non c’è un dibattito. Esistono le curve, le fazioni, le tifoserie come nel calcio, ma qui purtroppo parliamo di politica.
In tutto questo ci porta 10 esempi, 5 del passato e 5 del presente: belli, brutti (politicamente parlando) più o meno geniali, più o meno cinici, più o meno Politici con la P maiuscola.
“Bisogna essere degni del popolo italiano. Non è degno del popolo italiano colui che compie atti di disonestà. I corrotti e i disonesti sono indegni di appartenere al popolo italiano, e devono essere colpiti senza alcuna considerazione” (Sandro Pertini)
Con queste righe apre l’esempio di un politico del presente come Berlusconi.
Non stiamo qui a tifare l’uno o l’altro ma è pur vero che Scanzi lo dipinge come nel “Caimano” di Nanni Moretti. Ha vinto lui su tante cose (per lo più negative) parliamo dell’Aquila, dell’Europa, delle leggi ad personam, incarnando il peggio degli italiani.
Continua con un Massimo D’Alema sempre con un occhio molto attento sulla negatività del suo operato politico. Colui che ha distrutto il partito comunista. Colui che litigava con chiunque non fosse disposto ad assecondare la sua arroganza. Colui che ha “inciuciato con il Cavaliere” per non far approvare leggi che in qualche modo avrebbero danneggiato le sue aziende. “La più grande occasione persa dalla sinistra italiana”.
Poi passiamo a Matteo Renzi (il peggiore) e mi sembra ad hoc la citazione di Albert Einstein, che scrive Scanzi:
“solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi”.
Per andare a Matteo Salvini (il furbo) esempio attualissimo, più lo criticano più gli danno forza. Qualcuno lo definisce fascista, nazista, altri addirittura poco leghista e molto di sinistra, fatto sta che viene definito come uno che non capisce nulla, ma che in realtà ha portato il suo partito a delle percentuali molto alte.
Sicuramente ha una capacità mediatica non indifferente, sa destreggiarsi nei talk show come un animale da palcoscenico, e in tutte le cose del mondo attuale politico e non , dei social, dei twitter e degli instagram.
Poi ci parla di Stefano Rodotà un signore della politica che non argomentava in politichese, ma sapeva parlare ai cittadini, a coloro che volevano una politica seria, onesta, culturale cose di altri tempi, che purtroppo nessuno ha mai capito, mentre coloro che gironzolavano intorno a lui al momento opportuno gli fecero lo “sgambetto”. Essere intelligenti in Italia non paga.
Parliamo di Pier Luigi Bersani (il buono) tanti errori, ma anche qui un politicante di buone maniere.
E poi arriviamo al passato, tralasciando Giulio Andreotti, comunque un grande politico, una grande intelligenza, scaltro, furbo, un uomo che si è saputo destreggiare tra una parvenza di onestà politica ed una conclamata affiliazione mafiosa, passiamo ai nostri grandi:
Ferruccio Parri/Sandro Pertini/ Enrico Berlinguer/Antonino Caponnetto.
Tanta storia, la storia della nostra Italia. Non ci si può dilungare su questi nomi, non basterebbero righe, pagine, libri per descriverli. Scanzi ci parla di passione, di amore di questi grandi nei confronti dell’Italia.
Coloro che si sono sacrificati accettando persino il carcere duro come Parri e Pertini o accettando le morti per mano mafiosa come fu per Caponnetto quando il pool antimafia venne ucciso; oppure cosa dire di un Berlinguer che “morì sul campo” dopo un comizio a favore dei lavoratori.
Grandi personaggi e grandi uomini con le loro gesta, i loro pensieri, la loro onestà intellettuale.
Ho voluto dare una quadro generale di quello che ci si aspetta leggendo questo libro.
Scritto in modo scorrevole, mai noioso, ben argomentato. Trovo che le sue affermazioni sulla politica siano vere o se non altro siano tali da farci un dibattito dove portare pensieri e parole, non per convincere gli altri che la nostra idea sia quella giusta, ma per cercare di trovare delle soluzioni comuni per mettere al centro non la politica, ma i cittadini.
Con i grandi del passato mi ha riportato ai tempi dello studio quando volontà, dedizione e sacrificio erano i valori della nostra Patria.
Inoltre con un tocco di umorismo possiamo dire che ieri nel giornalismo c’era Indro Montanelli e oggi c’è Andrea Scanzi.
Dico io ben venga, se serve a mettere dubbi, a farci ragionare, ad aprire le menti.
E’ un libro che fa pensare, che fa ricordare, che ci impone di fare la nostra parte, anche se in piccolo, e che, in qualche modo, ci costringe ad essere obiettivi.
Leggetelo, imperativo ipotetico (come dice Kant è ipotetico quando l’azione è buona esclusivamente come mezzo per qualcos’altro); leggetelo perché vi riporta ad una politica di cui abbiamo perso le tracce, sperduta in chissà quali meandri del nostro sapere; noi sempre più in costante contatto con il nostro “cell”, con tutti i nostri social, che ci fanno perdere tempo, che ci portano lontano dalla realtà, distanti dalla nostra vita fatta di famiglia, figli, lavoro, tutti tesori che superficialmente facciamo gestire a degli incompetenti, nullafacenti che aleggiano sopra le nostre teste vuote o al massimo con qualche neurone che si fa la foto con la fashion blogger di turno.
E come dice Scanzi “ci vorrà una miscela esplosiva di culo, epica, talento, meraviglia e abnegazione.”
Altrimenti…
Andrea Scanzi è nato ad Arezzo nel 1974. Firma di punta del “Fatto Quotidiano”. Giornalista, scrittore, autore e interprete teatrale. Opinionista e conduttore televisivo, ha scritto sei spettacoli. Tra i suoi bestseller, Elogio dell’ invecchiamento (Oscar Mondadori), Non è tempo per noi, La vita è un ballo fuori tempo, I migliori di noi (tutti Rizzoli) e Renzusconi (Paper First).

Sono principalmente moglie e mamma di due splendide ragazze ed ho la passione per la musica ma soprattutto per la lettura. Leggo di tutto romanzi, saggi, storici, ma non leggo libri nè di fantascienza né di horror.