Narrativa
Iseaf Books
20 maggio 2021
cartaceo, ebook
175
Luisa, la badante rumena di Nevio, un anziano paraplegico, scompare all'improvviso lasciando il suo cellulare e una ragazzina nascosta in una casa galleggiante sul Tevere. L
uba, rimasta sola, troverà accoglienza da "nonno Nevio" e, insieme a un ragazzino autistico recluso nell'appartamento attiguo, scoprirà un senso per le loro vite invisibili, con la protezione della Maiastra, che nel folclore rumeno segna la via della conoscenza.
“Diceva che era la felicità che doveva portare bellezza e non il contrario. La vita della bellezza era breve: il tempo della giovinezza” – Da “La maiastra e le vite invisibili” di Maria Tedeschi
Nevio è un uomo anziano rimasto solo nel giro di pochi anni. Una malattia degenerativa l’ha reso invalido, quindi si avvale della collaborazione di una colf, Luisa, per gestire le faccende di casa. Si tratta di una donna molto efficiente ma riservata. Di lei non sa nulla, se non che è di nazionalità rumena e che ha fede nel mito della “maiastra”, creatura alata protettrice contro malvagità e sfortuna. Un giorno però Luisa sparisce e Nevio non può credere in una sua defezione in quanto ha lasciato da lui il suo telefono, strumento per lei molto importante. Inizia così un’indagine che lo porterà a stravolgere la sua vita.
“Spesso non erano necessarie le parole, c’era una sorta d’intesa. Questo scambio produsse in entrambi un arricchimento reciproco, eravamo complementari, nonostante le nostre diversità : due vite invisibili ai margini che si erano incontrate, riconosciute e questo ci aveva unito e reso più forti”
Luisa è una delle tante donne partite dal suo paese d’origine alla ricerca di una vita migliore in Italia. Lavora tanto e parla poco. Scivola ogni giorno, silenziosa, tra le creature invisibili. Quelle prive di armatura come bellezza, prestigio, posizione lavorativa di rilievo, denaro e lignaggio. Tra le sue numerose incombenze quotidiane c’è anche quella di colf presso il signor Nevio, anziano e paraplegico.
Nevio è un ex violinista del teatro San Carlo di Napoli, trasferitosi a Roma dopo la pensione. È solo al mondo, prima suo figlio poi la moglie sono mancati e lui soffre di una malattia degenerativa. Un uomo di tale intelligenza e sensibilità potrebbe rappresentare un vero patrimonio per le giovani generazioni se solo gli prestassero le dovute attenzioni, anziché considerarlo unicamente come un vecchio quasi al termine dei suoi giorni. Eppure lui ha ancora tanto da dare e lo dimostra offrendo tutto il suo affetto a Luba e Arturo.
Luba è una ragazzina straniera abbandonata a se stessa. Fisicamente ha le sembianze di un piccolo elfo dei boschi perché minuta e scura. I suoi occhi neri hanno uno sguardo profondo, sembrano scavare dentro a chi li incontra. Grazie alla pazienza e alla dolcezza di Nevio, la paura che la pervade lascia spazio all’intraprendenza e al talento musicale.
Arturo vive nello stesso condominio di Nevio eppure non si conoscono. Questo fino a quando il ragazzo fa in modo di attirare l’attenzione di Luba, osservandola dal balcone del suo appartamento. La madre è costretta a chiuderlo in casa mentre si trova al lavoro perché Arturo è considerato dall’intera società come una persona problematica solo perché non riesce a comunicare celandosi dietro il suo mutismo. Il padre se n’è andato anni prima e non si è più interessato di lui, mentre la madre lavora più del dovuto per garantirgli una vita dignitosa. Nevio e Luba si rifiutano di pensare ad Arturo come ad un caso senza speranza. Essi comprendono che il giovane ha solo bisogno d’affetto e di fiducia. Motivazioni in grado di indurlo ad esternare i propri pensieri e sentimenti.
“Spesso siamo ciechi forse perché abbiamo troppo e generalizziamo filtrando la realtà del nostro piccolo egoistico punto di vista, senza accorgerci di quanto siamo limitati e piccini con chi ci è accanto” – La maiastra e le vite invisibili
La narrazione è tendenzialmente semplice, arricchita di qualche vocabolo inusuale, ma che può rappresentare per il lettore un ulteriore incremento del suo lessico personale. Il ritmo si presenta rapido, la lettura scorrevole e agevole.
La trama è avvincente e originale, questo grazie alla scelta dell’autrice, Maria Tedeschi, di dar voce ai così detti “invisibili”, ossia a coloro che occupano i margini della quotidianità di ognuno di noi e che nessuno degna d’attenzione. Anonime presenze la cui semplicità non basta per scalfire il muro di superficialità della società attuale. Chi ha perso il vigore della giovinezza, magari anche la salute e chi non ha mai avuto né bellezza né denaro. Oppure chi ha troppo garbo per prendere a gomitate il mondo conquistandosi un proprio posto tra le prime file. I protagonisti di questa storia hanno una grande interiorità che l’autrice rende con commovente grazia.
Si tratta di una narrazione introspettiva ma anche dialogata e, a tratti, piacevolmente ironica, in modo tale da smorzare la drammaticità di determinati avvenimenti raccontati. Anche le descrizioni dei contesti ambientali che fungono da sfondo, si presentano quali preziose cornici, così come l’amore di Nevio per la musica e per la sua città.
“L’avarizia è un vizio capace di renderti prigioniero senza che tu te ne accorga, non ti fa godere di quello che hai, anzi ne diventa la prigione” – La maiastra e le vite invisibili
Una storia di solitudine in tutte le sue forme, forse proprio per questo profondamente toccante. In essa coesistono il meglio e il peggio degli esseri umani. È impossibile arrivare all’ultima pagina senza asciugarsi una lacrima.
Era da tempo che aspettavo un romanzo che non ponesse al centro della sua trama personaggi di spicco per bellezza, cultura, professione o alte aspirazioni. L’autrice è uscita da ogni schema nel scegliere i suoi protagonisti, liberandosi di ogni stereotipo realizzando un intreccio funzionante ed originale. Offre diversi spunti di riflessione sui quali è quasi doveroso soffermarsi.
È incredibile (ma poi neppure tanto per noi lettori di romanzi) che tutto sia nato da una scultura vista dalla stessa autrice alla Tate Gallery di Londra, la “maiastra”, che ha colpito la sua attenzione e stimolato la sua curiosità al punto tale da trarre informazioni e dar vita a questa sentita narrazione.
Avete mai provato curiosità o semplicemente fantasticato di fronte ad una statua o scultura risiedente in un museo o in una piazza?
Grande e sincera recensione da vera professionista.Brava