thriller psicologico
Newton Compton
28 maggio 2020
cartaceo, ebook
342
Lizzie Riley è reduce da una burrascosa separazione. Quando riceve la notizia che suo figlio Tom è stato accettato in una prestigiosa scuola, si sente sollevata: spera che le cose riprendano ad andare per il verso giusto. La reputazione dell’istituto è eccellente. Eppure l’entusiasmo iniziale si spegne dopo poco tempo: fin dal primo giorno Lizzie ha l’impressione che in quella scuola ci sia qualcosa che non va.
Ai genitori è proibito attraversare il giardino ed entrare insieme con i bambini; le finestre sono chiuse e protette da pesanti inferriate. Con gentilezza le viene spiegato che è bene che i ragazzi guadagnino al più presto una certa indipendenza, e che una presenza troppo asfissiante dei genitori non è funzionale alla loro istruzione.
Ma perché Tom torna sempre a casa esausto e si rifiuta di raccontare qualsiasi cosa della sua giornata? Che cosa sono quegli strani segni sul suo braccio? E perché i suoi compagni di classe hanno paura di parlare, quando Lizzie fa loro delle domande? La nuova scuola sembrava perfetta. Ma a volte le apparenze ingannano...
“Il tempo rende il dolore più sopportabile, lascia meno affilati i bordi della memoria, ma fa anche sparire i ricordi. Offusca il passato”
“Ma questo puzzle non mi piace ci sono troppi pezzi sulla scacchiera, e la partita non ha alcun senso”
Non è compito facile scrivere de La maestra cattiva senza dar via troppo del mistero su cui si basa la storia, visto che l’inattesa svolta finale è il punto di forza dell’intera vicenda; una vicenda che prende avvio quando, dopo un divorzio doloroso e burrascoso, Lizzie e il figlio Tom iniziano una nuova vita in una cittadina vicino a Londra.
Nuova vita nel loro caso equivale a nascondersi da Ollie, padre e marito indicato dal tribunale come uomo violento e inaffidabile, e iniziare anche a chiamare casa un vecchia villa di stile vittoriano, un po’ decadente e disordinata, ma soprattutto frequentare la Steelfield, una scuola esclusiva dove il piccolo Tom è stato accettato grazie all’intervento dei servizi sociali.
Il nuovo istituto, seppur rientri tra le migliori cinquanta scuole del Paese, si presenta agli occhi di Lizzie come un luogo a dir poco strano. L’edificio ha un’aria sinistra: ci sono sbarre alle finestre, alte inferiate lo circondano e i cancelli arcuati chiudono gli accessi. Persino il preside Cockrun è una figura particolare: si muove in modo elegante ma sfoggia un sorriso da politicante ogni qualvolta parli con i genitori o quando sia impegnato a chiudere il grosso lucchetto del cancello per preservare la sicurezza degli alunni che, una volta dentro il recinto, si muovono nelle loro impeccabili divise impauriti e silenziosi.
E Tom, bambino traumatizzato dal passato, giorno dopo giorno, inizia a cambiare. Non è più lo stesso ragazzino tranquillo e alunno modello di prima: a scuola socializza solo con tre fratelli problematici che sono seguiti, pure loro, dai servizi sociali ed inizia ad avere problemi di comportamento in classe, ma cosa più inquietante manifesta, una volta rientrato a casa, strane crisi, svenimenti e stati di estrema stanchezza. Lizzie da brava madre si preoccupa, cerca di dialogare con il preside, porta ripetutamente il bambino dai dottori, instaura persino un rapporto di fiducia con Kate l’assistente sociale che, nonostante lo stress per la mole di lavoro e la costante mancanza di tempo, sarà la chiave di volta per arrivare all’inattesa svolta finale.
L’immagine perfetta. Fingere che vada tutto bene, e al diavolo la verità
Mai come per questo romanzo di Suzy K. Quinn, l’eclettica autrice inglese di thriller psicologici, ma anche di commedie e di storie d’amore, è vero il detto che le apparenze ingannano. Grazie all’espediente narrativo di far parlare in prima persona Lizzie, sua madre Ruth e l’assistente sociale Kate, e all’intreccio tra l’azione presente ed i flashback della vita passata della protagonista, ci si trova con il fiato sospeso ad ogni voltar di pagina e l’aspettativa è talmente tanta che se ci si lascia portare dalla storia si perdono importanti indizi per la soluzione, decisamente sorprendente, del mistero.
All’inizio, la frequenza con la quale cambiano le voci narranti (i capitoli infatti sono molto brevi) non lascia il tempo di entrare in sintonia con i personaggi, che, a voler essere sinceri, sono tratteggiati in modo lieve, in modo tale che a determinarli sia una sola caratteristica principale. Una volta però che ci si è adattati a questi cambi di punti di vista, il ritmo della storia aumenta di giri e la lettura prende una vorticosa velocità.
Una piccola riflessione, infine, per sottolineare come la vicenda narrata si sviluppi attorno ai temi tipicamente anglosassoni dell’educazione scolastica e dell’assistenza sociale. Basti pensare alle situazioni di tanti romanzi dickensiani per capire, infatti, che si tratta di due tradizionali capisaldi della società inglese, ambiti sociali che non solo nel passato ma anche negli ultimi anni sono stati fonte di preoccupazione per l’intera comunità d’oltremanica.
Detto questo, non resta ora che pensare a La maestra cattiva come a una lettura perfetta per trascorrere con suspense alcune ore di queste prossime lunghe giornate!
L’autrice
È una scrittrice inglese che si dedica con passione a tre generi diversi: thriller psicologico, commedia e storie d’amore. I suoi romanzi sono stati tradotti in sette lingue e i suoi libri hanno venduto quasi un milione di copie in tutto il mondo