romanzo contemporaneo
Sellerio
2022
cartaceo
260
La moglie, dopo una vita intera passata accanto al marito, è uscita di casa ed è scomparsa.
Trascorso un anno lui decide di lasciarsi tutto alle spalle, saluta Stromboli, l’isola in cui hanno abitato, gli oggetti consueti e le abitudini quotidiane, e si mette in viaggio alla ricerca di lei.
Anna e il vecchio Severino, la speranza di ritrovarla e ricondurla a sé. Inizia così un peregrinare per la Sicilia, nei luoghi che hanno segnato la loro esistenza. Non è solo un’indagine nel passato, un’immersione nella memoria, un esame delle proprie azioni e delle proprie scelte, dalle quali emergeranno le verità fino ad allora eluse, devastanti e impietose. È anche un confronto con i fantasmi, con gli uomini e le donne che potevano essere e non sono stati, perché traditi o violati da chi avevano attorno.
In questo racconto di voci, di punti di vista e di ambiguità che emergono man mano, Anna vive non vista. Affiora nello sguardo di Severino, che sistema e riscrive il passato mentre prova a comprenderlo, assieme alla storia di una donna che malvolentieri ha obbedito agli ordini, il primo quello perentorio della madre: una femmina nasce per diventare moglie di un uomo e madre di un figlio.
Questo era il suo destino, ma in prossimità della fine, compiuto il tragitto che per tutti le spettava, Anna ha guardato avanti, ha scrutato se stessa ed è sparita nel nulla. Cercando di essere libera come voleva suo padre, che ha abbandonato la famiglia quando lei era ancora una ragazzina, rompendo un ordine e creando il caos.
Perché, sembra dire il romanzo attraverso i suoi personaggi e nella scrittura di un autore che affronta a sua volta una strada rischiosa, ogni libertà contiene una violenza, ogni rinuncia una ferita che non si può rimarginare, ogni scelta che ci rende felici è causa del dolore di qualcun altro. Ma la comprensione e l’accettazione di questa verità brutale richiede l’esperienza di tutta una vita.
Un aggettivo a cui associo la scrittura di Mattia Corrente? Profondo. Non mi sento di aggiungere altro. È dalla profondità di “La fuga di Anna“, infatti, che viene provocato al lettore un coacervo di emozioni e sensazioni da cui diventa difficile distaccarsi.
Questa è la storia di Severino, anche se oserei dire di Anna. Severino è un uomo siciliano di 90 anni, buono e devoto a sua moglie, che si ritrova solo. Anna, la sua amata, decide di andare via per sempre e di non lasciare più traccia di sé. Dopo un anno di solitudine forzata, fatta di ricordi e abitudini reiterate al sol fine di rendere fisicamente presente una persona lontana e assente, Severino decide di reagire. Vuole ritrovare sua moglie e lo fa ripercorrendo con il corpo e con la mente tutti i luoghi e le fasi della loro vita insieme.
Anna è una donna che il lettore non conoscerà direttamente nel corso della lettura. Anna viene rievocata dal marito che la ricorda nella loro quotidianità o nei suoi comportamenti, che in lui non suscitavano sospetti, ma che illuminano il lettore sulla personalità della donna, su cui troverà conferma negli ultimi capitoli.
In diversi capitoli, Anna viene presentata dal narratore, che la inquadra in episodi dell’infanzia o dell’adolescenza, permettendo al lettore di “leggere” oltre l’apparenza di una donna servizievole e dedita alla famiglia. Anna è vittima, fin da piccola, del contesto culturale, tipico dei paesi piccoli e del meridione, in cui la donna si afferma solo se affiancata da un uomo che la protegge e la fa sentire realizzata, rendendola moglie e madre.
Eppure Anna ha, dentro di sé, l’esigenza di volare libera. Un po’ come il papà… e il lettore scoprirà perché. Questa esigenza di libertà emerge prorompente quando Anna meno se l’aspetta (e forse anche il lettore). Eppure, la nostra donna non riesce a desistere. Nonostante il tempo, le circostanze, la vita vissuta, Anna decide di prendere il volo. Pensate ci sia un tempo per dimenticare tutto e volare?
“Sei qui dentro, ti ho trovata, la donna che mi hai nascosto per tutti questi anni è qui dentro. No, Severino, mi dico, la donna che ti sei ostinato a non vedere è qui dentro. Una bambola incinta con il sorriso al contrario. Hai realizzato il destino che tua madre ha scelto per te rimanendo una vita intera tra le braccia di tuo padre.” – Mattia Corrente
Mattia Corrente è molto abile nel frapporre tra loro più piani narrativi che si alternano, intersecandosi tra loro, con un’armonia che rende il racconto naturale ed equilibrato, nonostante cambino personaggi, tempi e voce narrante. Il tutto con uno stile raffinato, che non appesantisce la narrazione. Brevi ma molto eloquenti sono i capitoli dedicati a Peppe, il papà di Anna, che convive con la nuova versione di sé ma continua ad essere in conflitto con l’altra versione, che si ripresenta forte quando meno se l’aspetta. Vuole solo dimenticare, cambiare vita nella speranza di cambiare anche se stesso e i suoi scheletri, vuole solo avere la libertà che gli è stata negata di scegliere cosa fare.
Non nascondo che durante tutta la lettura, ho percepito costantemente un’aria di malinconia. Ma come può, questa, non essere un’ulteriore nota di merito per l’autore? Riuscire a far penetrare il lettore nei sentimenti solo raccontati di personaggi sconosciuti non è così scontato, soprattutto in una società in cui le comunicazioni sono abbondanti e caotiche.
Molto sottile, ma secondo me ben costruito, è il rapporto latente tra padre e figlia. Alla narrazione fa da sfondo questo filo, sempre presente, che sembra voler giustificare tutti gli eventi che hanno caratterizzato la vita di Anna. Eppure Anna non ha bisogno di giustificazioni. Sicuramente avrà sofferto nell’abbandonare la sua vita, i suoi affetti, suo marito; ma, in quel parallelismo tra le righe tra il personaggio di Anna e quello di suo padre, si comprende quanto la libertà di cui Anna si appropria è stata agognata, e a quale prezzo.
“E invece tu avevi già deciso che nessuna forma d’amore sarebbe riuscita a bastarti. Ti saresti nutrita di mancanze”
Diverso è il rapporto, invece, evidente tra Anna e la mamma, di cui sappiamo tramite i capitoli della memoria. Anna vuole compiacere e rendere felice sua madre, a discapito di se stessa e delle proprie volontà. Una mamma lasciata sola, con due figlie, in un mondo così ostile verso le donne, nonostante le diversità caratteriali, ha sempre trovato supporto e conforto in Anna. Anche Anna diventa mamma, eppure c’è qualcosa di diverso nel suo essere mamma: la sua maternità risente delle mancanze che ha accumulato nella vita. E anche di questo riusciamo a comprenderne gli aspetti grazie ai ricordi di Severino.
Bello anche il messaggio di speranza, di cui Severino è l’incarnazione: nonostante l’evidenza, lui continua a combattere per un amore che gli ha cambiato la vita, nel passato e nel presente. Mi ha dato, a tratti, l’impressione del tozziano Pietro Rosi.
Ancora profonde sono le descrizioni che Mattia Corrente ci offre. Profonde e realistiche. E mi riferisco sia alle descrizioni dei luoghi che dei personaggi. Con i primi, si respira l’aria, a tratti torrida, della Sicilia, soprattutto popolare; con i secondi si passa dall’aspetto fisico alla loro psicologia in un battito di ciglia. Ogni gesto descritto ha un perché ed è strumento dell’autore per raccontare al lettore come stanno realmente le cose.
Affascinante.
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.