
Saggio di letteratura
Newton Compton Editori
7 dicembre 2017
cartaceo/ebook
257
https://www.amazon.it/Firenze-segreta-Dante-scoperta-accompagnati/dp/8822711378/ref=sr_1_2?ie=UTF8&qid=1530260933&sr=8-2&keywords=la+firenze+segreta

Nelle prime terzine del XXV canto del Paradiso, Dante rivela il suo doloroso sogno: ritornare a Firenze ed essere incoronato poeta, nel luogo stesso (il Battistero fiorentino) dove era stato battezzato. Questo libro è un'esplorazione narrativa dei luoghi che custodiscono la memoria dell'avventura umana e poetica di Dante Alighieri, segnata dall'esilio. Attraverso un itinerario percorribile in un giorno, «La Firenze segreta di Dante» ci guida in un percorso suggestivo, fortemente ancorato ai versi danteschi. Il primo biografo del sommo poeta, Giovanni Boccaccio, ha infatti più volte posto l'accento sul rapporto fra «Firenze madre e matrigna» e il suo più illustre figlio, amato e respinto. In questo libro si intende recuperare i momenti più intensi e concitati della riflessione boccacciana (e di altri biografi) per dare maggior profondità e prospettiva storica alle memorie dantesche di Firenze, invitando il lettore a soffermarsi su ognuna delle tappe proposte con il giusto riferimento poetico. Prefazione di Marco Villoresi.
“O fiorentini m’avete esiliato, prendete la merda che Dio v’ha mandato!” cit. Riccardo Marasco
Non partirò dal libro per questa recensione, ma da Firenze. E’ la nostra parte migliore Firenze, nostra sì, di noi fiorentini, è la nostra croce e la nostra delizia. E’ tutto e il contrario di tutto con le fiumane di turisti che sperano che qualcosa della nostra eternità possa rimanergli attaccato addosso. E quando capita, e capita anche troppo spesso, che qualcuno che non è di Firenze ne parli, che ne parli bene o male è secondario, noi ci irritiamo. Eh sì perché posto il fatto che non sei di Firenze, che diritto hai di parlarne? O ciccio, o naccherino, sta bono via che oggi l’è buriana, perché se non sei di Firenze ti dovrebbe bastare inginocchiarti davanti alla loggia dell’Orcagna, magari buttare un fuggevole bacio al David o al Perseo… va beh siamo generosi, ti puoi fare un selfie sul Piazzale Michelangiolo, ma poi piglia le tu carabattole nini e lehati da tre ppassi! E invece no, Dan Brown ciancia di Firenze, Hannibal Lecter perfino viene ad ammazzare a Firenze (ma con tutti i posti del mondo?), e poi c’è anche la serie sui Medici tratta da una saga di romanzi, poco importa se con qualche errore storico, e di conseguenza le frotte di turisti già ben nutrite si ingrossano ancora di più per fare i giri turistici e ripercorrere le tappe dei libri e dei film da dietro l’obiettivo della macchina fotografica. Un po’ come succedeva a Parigi per il Magico mondo di Amelie. E a noi questa cosa, beh, non dico che ci irrita, ma ci fa storcere il naso. Perché Firenze non è solo un set cinematografico né solo un museo a cielo aperto ma è tutt’altra roba e se non ti batte il cuore per Firenze non ci arriverai mai a capire cos’è. E’ la piazza Santa Croce che freme in giugno per i gladiatori dell’arena del calcio storico. Firenze è Amici miei e un’ironia cattiva e brillante di cui il Divino Poeta era dotato, da fiorentino di dentro le mura. Firenze è Riccardo Marasco e gli stornelli volgari, era le poltroncine scomode di legno dell’ex cinema Odeon di Piazza Strozzi che è diventato un hard rock cafè (con la minuscola che tutte le volte ci passo davanti mi prende uno sturbo), è il parco delle Cascine e tutte le leggende che ci girano intorno, un po’ puttane un po’ poetiche. E ancora prima che nel libro, tutta questa bella pappardella che ho scritto, sta tra le righe della prefazione del Professor Marco Villoresi. Non me ne voglia Professore, forzo un po’ la sua prefazione e firmo e sottoscrivo un pensiero che lei non ha espresso in maniera esplicita ma che invece io ho la libertà di sputare fuori. In questo sentimento carnale, di amore fisico e libidinoso per la nostra città, si insinua il bel saggio di Dario Pisano (è romano lui, ahimè… ma gli perdoniamo i natali giusto perché è venuto a sciacquare i panni in Arno) e ci si infila proprio bene perché parte dalla terra, parte dal basso, dalle strade, dalle vie del centro. Compie una via crucis che ricalca i giri turistici a tappe, ma che, scusate se è poco, prende spunto non da Inferno di Dan Brown o dal serial-killer cannibale ma dal sommo poeta, Dante Alighieri. All’inizio del ventesimo secolo furono apposte in alcune vie del centro alcune targhe che riportavano di volta in volta dei versetti della Divina Commedia. Ecco quindi un itinerario raffinatissimo che possiamo compiere in un giorno nel quale Dario Pisano ci guida e illustra le tappe una ad una fornendoci dettagli aneddotici e letterari degni di un romano d’amore. E tanto mi è piaciuta l’idea che io questo giro turistico l’ho fatto davvero e ve ne lascio un saggio nella galleria di immagini. Pisano ci presenta un Dante ora innamorato, ora iroso, un Dante spiritoso, con la battuta pronta, in pieno stile fiorentino. Un Dante animato da un grande orgoglio familiare ma pohero in canna. Esiliato da Firenze che rimane comunque il suo più grande e profondo amore. Ci presenta un Dante che ha scritto la Divina Commedia (cioè gente… mica il giornalino di Gianburrasca!) per la sua Beatrice, perché dopo la sua morte l’unico suo pensiero era di poterla rivedere e dunque immagina con l’unica arte che possiede, di tornare da lei. E allora ha ragione Benigni (che pure è di Prato e non di Firenze!) quando leggendo la Commedia piange e si commuove… e ripete tra se un versetto struggente come un mantra che possa dare senso all’esistenza dell’uomo “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Recensore brioso e fuori dagli schemi. E’ la voce romana de ‘La bottega dei libri’. Preferisce leggere storici ma non disdegna libri di altro genere purché siano belli e scritti bene!
Ero sicuro che Pitti avrebbe scritto una recensione “sui generis”, quello che non avrei immaginato era che sarebbe riuscita a commuovermi richiamando alla mente una frase che era solita ripetere una delle mie nonne. La mia cara nonna Lina, fiorentina purosangue da innumerevoli generazioni, ultima rappresentante della famiglia Neri (quella, per intenderci, di San Filippo e di Ippolito), a chi le chiedeva da quale parte della Toscana provenisse, era solita dire, con il piglio e l’orgoglio (e, diciamolo, un po’ la spocchia) tipicamente fiorentini: “Son di Firenze, d’iddentro le mura!”.
Grazie Pitti!!!
Luca
Bravissima Pitti! Mi hai fatto venir voglia di comprare il libro e fare un giro a Firenze… prima o poi, stampelle permettendo lo farò, ma quel giorno, ahimè non vicino, dovrai farci da guida! Perchè visitare Firenze con tutte le sue splendide opere sarà bellissimo ma farlo con una Fiorentina doc, per di più bella e simpatica sarà sicuramente libidinoso!