filosofia
Marietti Editore
10 settembre 2020
cartaceo, ebook
192
Émilie du Châtelet (1706-1749), incoraggiata da diversi intellettuali e da Voltaire, di cui fu amante e compagna, ad abbandonare il mondo frivolo dell’aristocrazia parigina per abbracciare le lettere e gli studi scientifici, è considerata la donna dell’illuminismo per eccellenza.
La sua Favola delle api, tentativo incompiuto e inedito di adattamento dell’opera di Mandeville The Fable of the Bees, conservata come manoscritto nella Biblioteca nazionale russa di San Pietroburgo, è il più antico tra gli scritti che ci sono pervenuti. Nato come progetto di traduzione, il testo comprende diverse sezioni interamente originali, in particolare i commenti e una lunga prefazione, in cui Émilie du Châtelet attira l’attenzione sulla condizione femminile nel Settecento e sull’esclusione delle donne dall’educazione filosofica e scientifica. Questo volume propone la prima edizione critica del manoscritto francese e, a fronte, la prima traduzione integrale.
“Sono persuasa che molte donne o ignorano i propri talenti, a causa del difetto della loro educazione , o li sopprimono a causa dei pregiudizi e per mancanza di coraggio nello spirito”
Gabrielle Emile Le Tonnelier de Breteuil Marchesa du Châtelet fu una dama francese nata nel 1706, la cui figura nel panorama del secolo dei Lumi oggigiorno è praticamente sconosciuta al grande pubblico.
È grazie a La favola delle api, volume edito da Marietti 1820, una prima edizione assoluta del primo lavoro letterario della marchesa du Châtelet, che ora è possibile gettare nuova luce sull’opera, e quindi anche sul ruolo, che questa mente matematica e filosofica ha giocato in un periodo storico particolarmente vivace e ricco di cultura.
Come altre donne aristocratiche del periodo Émilie du Châtelet, da giovane, aveva frequentato la corte, dedicandosi ai piaceri del lusso e della mondanità, ma la sua fervida intelligenza, educata anche nello studio della matematica, delle lettere classiche, delle lingue e della musica, fu attratta dagli ambiti della letteratura e della scienza e sbocciò grazie all’influsso di Voltaire, con cui collaborò e di cui divenne l’amante almeno fino al 1740, e dell’ambiente intellettualmente e culturalmente fecondo che si trovò a frequentare.
Da quando ho cominciato a vivere con me stessa e a prestare attenzione al valore del tempo, alla brevità della vita e alla futilità delle occupazioni mondane in cui la si spreca, mi sono meravigliata di aver dedicato un’attenzione estrema ai miei denti e ai miei capelli, trascurando invece il mio intelletto.
La favola delle api viene indicata come una traduzione dell’opera scritta in inglese da Bernard Mandeville (Fable of the Bees), dove, utilizzando la metafora della vita di un alveare, l’autore olandese critica la società, in particolare quella inglese, che si avvia alla rivoluzione industriale,
La traduzione della du Châtelet, peraltro rimasta incompiuta, è in realtà un libero adattamento, più che una traduzione dell’opera, e, in un certo qual modo, diventa anche un manifesto delle idee dell’autrice che, va ricordato, “traduce” il testo negli anni ’30 del 700.
Come si legge nella bellissima e utilissima Introduzione di Elena Muceni “la prima cosa che salta all’occhio è l’assenza, in questa versione francese, dell’Alveare scontento, il poema a cui versi erano legate le note di Mandeville, e che costituisce il nucleo primitivo del saggio. Ci si trova così di fronte a una Favola delle api senza api”.
Una probabile motivazione è la difficoltà della “traduttrice” di rendere il testo poetico in francese, ma si rileva che l’originale venne modificato non solo nella forma ma anche nel contenuto, attraverso i commenti dell’autrice; nell’edizione italiana tali note sono evidenziate graficamente nel testo in modo da rendere subito chiara al lettore la “voce” delle du Châtelet, che evidentemente lavorò al testo con l’incoraggiamento di Voltaire.
Di particolare interesse è sicuramente la Préface du traducteur, la Prefazione del traduttore, poiché in essa l’autrice esprime la motivazione della sua scelta di produrre una traduzione e non uno scritto originale, ma soprattutto indica ed esprime la sua sensibilità verso l’universo femminile, “una rivendicazione della dignità dell’intelletto femminile e una protesta contro l’esclusione delle donne dalle scienze e dall’accesso all’istruzione”. È forse proprio nel testo che viene tradotto che la du Châtelet coglie quanto possa essere sfuggito ai lettori del testo inglese della Fable of the Bees, ovvero la presenza e la vita delle donne e la loro condizione.
Per concludere, il volume qui presentato è una fonte molto utile per gli studiosi di filosofia e di letteratura francese, ma si rivela anche molto soddisfacente per i lettori interessati a scoprire una figura femminile del secolo dei Lumi, visto come un secolo di grandi scrittori e filosofi uomini. Un volume che, oltre a riproporre il testo originale in francese e un’ottima traduzione in italiano, riporta, come detto, le note dell’autrice, diventando così un volume completo sotto tutti i punti di vista.