
Saga familiare
Newton Compton
11 aprile 2023
cartaceo, ebook
384

Quando Noor torna a Teheran dopo trent'anni insieme a Lily, la figlia adolescente e ribelle, trova il suo Iran molto diverso da come lo ricordava. Solo il Café Leila - il ristorante che appartiene alla sua famiglia da tre generazioni - sembra essere rimasto lo stesso.
A gestirlo è ancora Zod, il padre di Noor, che ai clienti abituali offre non solo cibo, ma anche ristoro e risate, facendoli sentire a casa. Noor non immaginava che quel viaggio potesse essere per lei un ritorno al passato: invece, a poco a poco, si dovrà confrontare con le storie dei suoi antenati e affrontare la dolorosa vicenda legata all'uccisione della madre, scomparsa quando Noor era solo un'adolescente. La bellezza e la brutalità del suo Iran saranno per lei un'occasione inaspettata e irripetibile per riflettere sul suo futuro di madre e di donna.
Un racconto commovente sulla forza imprescindibile dei legami famigliari.
“Vengo da te con il cuore in mano e un libro bianco su cui scrivere la nostra storia” – da “La donna di Teheran” di Donia Bijan, pubblicato dalla casa editrice Newton Compton.
Noor manca dall’Iran da parecchi anni. La sua vita è ormai negli Stati Uniti con il marito e la figlia, mentre, a Teheran, il padre vive nell’attesa delle sue gradite e sospirate lettere.
Quando la sua vita perfetta si rivelerà ingannevole, Noor partirà con la figlia per l’Iran. Soggiorneranno nella sua vecchia casa, in prossimità del “Café Leila”, appartenente da generazioni alla sua famiglia. Per lei sarà un’occasione per riscoprire le sue origini, conoscere la storia dei genitori e stare accanto al padre negli ultimi giorni della sua vita.
“Nessuno vuol mangiare una cosa fatta in mezzo al caos”
Noor è un’infermiera di origini iraniane. Quando aveva solo diciassette anni, il padre l’aveva costretta a trasferirsi in California insieme al fratello, per poterle assicurare un futuro migliore. L’Iran stava attraversando un momento storico critico all’insegna dei disordini e della violenza, ma la giovane era partita tra le lacrime e il timore dell’ignoto. Da ragazza timida, eccessivamente pudica e troppo spesso a disagio, si trasforma in una brava professionista. Diventa infermiera, stringe qualche sincera amicizia e acquisisce sicurezza in se stessa anche come donna. È sul lavoro che conosce suo marito.
Nelson è un medico di origine spagnola. Oltre ad essere fisicamente attraente, ha un carattere solare ed espansivo che suscita simpatia e avvicina le persone. Per Noor, così timida e riservata, è stato facile farsi travolgere da lui e innamorarsene, sottovalutando il fascino che l’uomo ha sempre esercitato sulle donne.
I due si sposano e diventano genitori di Lily, che ha un’adorazione per il padre ed entra spesso in conflitto con la madre. Come la maggior parte delle adolescenti, è ribelle e umorale, quindi, quando Noor, dopo una traumatica scoperta, le prospetterà una loro partenza per l’Iran, mostrerà tutto il suo disappunto e il suo malumore.
“Affronta la realtà Noor, tu stai scappando” “Oh no” pensò Noor “Io sto arrivando” – La donna di Teheran
Zod è l’anziano padre di Noor. Gestisce il “Café Leila” con passione, da quando i suoi genitori lo richiamarono da Parigi a causa della morte del fratello maggiore. Zod si trovava nella capitale francese per studiare arte, in quanto giovane talentuoso dal futuro promettente in quel mondo. Egli aveva abbandonato gli studi senza troppo rimpianto e deciso di collaborare con i genitori nella gestione dell’attività di famiglia. Il “Café Leila” ne diventerà poi il simbolo. Zod era un giovane timido, sempre vissuto all’ombra dei fratelli, più prestanti e impavidi di lui. Come voleva la tradizione, aveva sposato la ragazza promessa la fratello del quale si era innamorato a prima vista, da lei ricambiato.
Pari era una bella giovane che era rimasta favorevolmente colpita da Zod per la sua educazione, intelligenza e rispetto nei suoi confronti. Non era un marito possessivo, anzi, si era mostrato molto orgoglioso di lei e della sua meravigliosa voce da soprano che portava in diversi teatri europei di tanto in tanto. Anche Pari dava il suo contributo alla gestione dell’attività di famiglia, suonando il pianoforte e cantando per gli ospiti del Café. Essi sognavano un futuro sereno per i loro figli, in un paese senza quella violenza dalla quale i genitori di Zod dovettero fuggire anni prima, emigrando dalla Russia all’Iran. Le cose, però, non erano andate come i due sposi si erano augurati.
“Tutto nella cucina del Café Leila aveva uno scopo e un significato. Era una stanza impregnata di conoscenza che Nina, con la sua esasperata meticolosità, aveva fatta sua e scolpita nella parete”
“La donna di Teheran” potrebbe definirsi come una saga familiare. I primi capitoli sono dedicati al presente e alla conoscenza dei membri della famiglia della protagonista. Attraverso il suo viaggio in Iran e la conseguente riscoperta delle sue origini, l’autrice ci riporta alla storia dei suoi nonni e, soprattutto, dei suoi genitori.
I salti temporali sono piuttosto netti, presente e passato appaiono ben intersecati, contribuendo alla costruzione di un filo narrativo accuratamente delineato e di facile comprensione. Il linguaggio è semplice e la lettura scorrevole. Il ritmo è più lento all’inizio, dove l’autrice contestualizza la trama attraverso le descrizioni ambientali, paesaggistiche e caratterizza i suoi personaggi narrandone la quotidianità e l’introspezione. Dopo questa prima parte introduttiva, abbastanza breve, il ritmo accelera notevolmente, in quanto la trama prende forma con la storia della famiglia di Noor, tutt’altro che statica, che, inevitabilmente, viene influenzata da quella del loro paese (sono gli anni del colpo di stato e della repressione).
I personaggi sono ben caratterizzati, così realistici che, per un attimo, ho creduto si trattasse di una storia realmente accaduta. Al centro della trama vi sono l’importanza delle origini, dei legami famigliari e della libertà, intesa come la possibilità di poter scegliere chi essere. Il sentimento che predomina, oltre all’amore per i propri cari, è l’orgoglio. L’orgoglio che impedisce a due fratelli di parlarsi, che dà il coraggio ad una moglie di reagire a un tradimento, a una figlia di tendere la mano alla propria madre e a un padre di mostrare la propria fragilità alla figlia.
L’autrice è, inoltre, molto abile nel trasportare il lettore all’interno del “Café Leila”, dove il tempo pare essersi fermato, attraverso i suoi colori, profumi e sapori. Dimostra conoscenza e preparazione storica in merito al periodo preso in esame (caduta dello scià e relativo colpo di stato), oltre a regalarci un finale inaspettato e commuovente.
“Arrivo sempre in ritardo, pensò, sentendosi come un uccello migratore che ha perso di vista il resto dello stormo” – La donna di Teheran
Una storia coinvolgente, a tratti dura, ma sempre toccante. Ci si addentra gradualmente, piano piano, per poi trovarcisi piacevolmente immersi, desiderosi di conoscere il percorso che ha portato i personaggi ai nostri giorni, così come ci vengono presentati.
La loro storia è intensa, costellata di eventi drammatici (del resto lo è anche il periodo storico nel quale si svolge), ma anche di risalite. Così, ci si ritrova all’ultima pagina prima di quanto vorremmo e con il rammarico di aver terminato un percorso che ci ha regalato emozioni.
Vi interessano le saghe famigliari che narrano di altre culture e si ambientano in paesi che conoscete solo in modo approssimativo?