
Thriller storico
Salani Editore
4 luglio 2023
Cartaceo, ebook, audiolibro
496

Madrid, 1834: una terribile epidemia di colera ha messo in ginocchio la città. Ma il terrore ha anche un altro nome, quello della Bestia: un essere spietato e inafferrabile che rapisce le bambine dei quartieri più poveri e ne smembra i corpi.
Quando la piccola Clara scompare, sua sorella Lucía non vuole aspettare di ritrovarne il cadavere: dà inizio così alla sua lotta contro il male e contro il tempo. Ha quattordici anni e l'inestinguibile coraggio di chi sente di non poter fare altro. Anche perché nessuno sembra voler fermare davvero il mostro.
Tranne Diego, un giornalista testardo e temerario, che trascinerà nell'indagine anche il suo amico Donoso, un poliziotto cinico ma leale con un occhio solo. Alla loro ricerca frenetica parteciperanno monaci guerriglieri, ambasciatori e prostitute, mentre una società segreta tesse i suoi intrighi fatali fra taverne e salotti, palazzi e lazzaretti.
È l'alba di una capitale che nasce nel sangue, di una città che brulica di vita e di morte e lotta per lasciarsi il medioevo alle spalle.
“La Bestia” di Carmen Mola, edito da Salani Editore è uno strepitoso thriller storico. La vicenda si svolge a Madrid tra il 23 giugno e il 25 luglio del 1834.
Al di là della Cinta, che racchiude casupole, baracche e catapecchie, si leva un grido: “La Bestia… ci prenderà tutti. La Bestia ci ucciderà…”. È quasi una nenia che viene ripetuta per esorcizzare la paura nei confronti di un serial killer invisibile, che fa sparire le bambine per smembrarne i giovani corpi.
“Le parti mancanti sono state divelte in maniera violenta, nessun taglio netto. (…) Soltanto i seni incipienti permettono di supporre che si tratti di una bambina di non più di dodici o tredici anni. La pioggia ha lavato i suoi resti e c’è a malapena del sangue; potrebbe quasi sembrare una bambola rotta e abbandonata, macchiata di fango” – La Bestia
Avevo partecipato alla conferenza di presentazione online di questo libro e, in quell’occasione, erano stati presentati due dei tre autori. Perché dietro allo pseudonimo di Carmen Mola, vi sono tre famosi sceneggiatori spagnoli: Jorge Dìaz, Antonio Mercero e Agustin Martìnez.
Questi hanno scelto di ambientare il loro romanzo proprio nel 1834 per tre motivi: non è un periodo particolarmente trattato dagli scrittori spagnoli, era in atto la guerra carlista e ci fu una severa epidemia di colera.
Tutta la parte storica è davvero accurata.
“Sembra che in questo maledetto anno 1834 niente vada per il verso giusto.”
Infatti, oltre all’epidemia, i festeggiamenti per Sant’Antonio e San Giovanni furono impediti dalla pioggia battente e dal timore della Bestia, che rappresenta l’assurdo e che veniva descritto come un essere mitologico.
L’unico che pare interessarsi a questi casi è un giornalista, Diego Ruiz.
Gli autori ci mostrano i due volti di Carrera di San Jerònimo: da una parte il convento, il monastero, la chiesa e gli edifici che appartengono ai religiosi. Dall’altra emerge “il sudiciume della città: le fognature sono pessime e in terra si formano fiumi d’acqua che trascinano l’immondizia buttata ovunque dai residenti”.
Anche il colera è una Bestia che si porta via le persone di ogni età e di ogni ordine sociale.
“Non suonano più neanche le campane a morto perché, secondo il governo, lo scampanio funebre riempie la gente di malinconia. La regola ora è il silenzio, le campane non devono più annunciare nessuna vittima. Sono troppi i morti di questa epidemia di colera che devasta la città da un mese”
Lucìa è una ragazzina dagli occhi neri e dai capelli ricci e rossi, che non ha paura di venire a contatto con i morti di colera. Anzi, entra nelle loro abitazioni, fruga nelle tasche dei cadaveri prima che vangano portati via. Ormai – pensa Lucìa – non hanno più bisogno di quelle ricchezze. Lei invece sì. Deve sfamare e trovare le medicine per la madre malata e la sorellina Clara.
Gli autori descrivono molto bene tutti gli ambienti: dall’Ospedale Generale, “il più grande di Madrid, può ospitare millecinquecento pazienti – novecento uomini e seicento donne – in ventiquattro sale”, alle zone degradate dove abita la protagonista.
“Lucìa, sua sorella Clara e Càndida, la loro madre, vivono in una casa la cui entrata dà su un cortile trapezoidale. Tutto intorno al cortile parte una serie di gallerie piene di stanzette di quattro metri quadrati in cui, anche se pare impossibile, convivono fino a quindici o venti persone. Loro sono fortunate, sono solo in tre” – La Bestia
In quel quartiere senza acqua corrente, con le latrine all’aria aperta e rivoli di acque fecali, è molto facile ammalarsi. Interessante e precisa tutta la parte sulle cause, le possibili cure e le superstizioni legate al colera. Già in quel tempo di pandemia, c’era l’ordine di indossare un fazzoletto per coprirsi bocca e naso: “non si sa se serve a qualcosa, ma un dottore dice che in questo modo si evitano i contagi”.
Il clero, così indulgente e misericordioso, additò la popolazione che viveva nel degrado oltre la Cinta, come la responsabile della diffusione dell’epidemia. Gli autori descrivono bene l’isteria collettiva causata dalla diffusione della malattia e il conseguente alto numero di morti.
Tutto questo portò ad accusarsi gli uni con gli altri.
Diego, il protagonista, è un giornalista che scrive per El Eco del Comercio. Questo permette agli autori di spiegare com’era redatto un giornale dell’epoca.
“È composto da quattro pagine di cinque colonne ciascuna dove le notizie si ammucchiano, come se facessero a gomitate per occupare il proprio spazio. Quelle della prima pagina trattano di politica nazionale e internazionale; nelle successive compaiono le notizie locali e i romanzi d’appendice; la quarta è dedicata ai fatti di cronaca nera, a quelli di attualità e agli spettacoli”
È sorprendente pensare che “La Bestia” sia stato scritto a sei mani. Se non lo avessi saputo, non lo avrei mai immaginato perché la scrittura è talmente fluida e lo stile così omogeneo che tutto dà l’impressione di essere stato scritto da un’unica persona.
Sono appassionanti la simpatia e il legame che si instaura tra i tre protagonisti principali: Ana Castelar, l’aristocratica moglie di un ministro; Diego, il giornalista che sogna il grande scoop; Lucìa, una quattordicenne che, per mantenersi, fa la prostituta in un bordello di lusso. A quel tempo, era la scelta migliore per una ragazza indigente.
Gli autori riescono ad immergere totalmente il lettore nella Madrid di inizio ‘800, raccontando diversi aspetti socio-culturali.
“Malgrado i divieti imposti dal governo sulle adunanze di più di dieci persone, il colera non potrà mai uccidere la tradizione più madrilena di tutte: le riunioni nei salotti delle case più importanti. Ricevere in casa propria è segno di prestigio e ogni persona con molte amicizie può sceglierne diverse ogni pomeriggio: si parla di politica, di filosofia, di musica, di poesia, di spettacolo, ma soprattutto si spettegola gli uni degli altri”
Mi è piaciuto tutto di “La Bestia”: i personaggi, l’ambientazione, il periodo storico e le curiosità evidenziate. Dalle tecniche sperimentali sulle analisi del sangue alla descrizione delle fumerie d’oppio.
Soprattutto, ho apprezzato la solidità della trama e l’evolversi delle vicende fino al loro epilogo, inaspettato.
È un libro che consiglio sia a chi ama il genere thriller che ai lettori di romanzi storici per l’accuratezza delle descrizioni.
Una volta letto, sarà difficile dimenticare chi e che cosa si cela dietro “La Bestia”.
“Quella storia terrificante non è facile da raccontare né da ascoltare”
Ringrazio tanto la Salani Editore per avermi inviato una gradita copia cartacea del romanzo.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.