
romanzo storico
Pienogiorno
11 gennaio 2023
cartaceo, ebook
301

Hedy è una ragazzina come tante. Ha una vita tranquilla in un piccolo paese tedesco, una famiglia affettuosa. Poi, un mattino, un professore le punta una pistola alla tempia davanti ai suoi compagni e le ordina di non tornare più a scuola. La colpa di Hedy è di essere ebrea. È il 10 novembre 1938, la mattina della Notte dei Cristalli. I genitori riescono per un soffio a farla fuggire in Inghilterra, appena prima che la catastrofe della Seconda guerra mondiale li travolga.
Otto anni, si apre in Germania la stagione dei processi ai criminali nazisti. In quei giorni una bella ragazza arriva a Berlino. Anche se indossa una divisa americana, il suo è un ritorno. A riportarla in patria è una missione precisa: lavorerà al processo di Norimberga contro i medici accusati di aver condotto esperimenti disumani sui prigionieri dei campi di sterminio. Si calerà nell'orrore dei lager, tra i documenti in cui la lucida follia burocratica del Reich ha archiviato i propri delitti per ricercare le prove della ferocia nazista oltre i volti imperturbabili dei ventitré accusati.
Ma accanto alla missione ufficiale, Hedy Epstein ne ha una personale, difficilissima: scoprire notizie dei suoi genitori, le cui tracce si perdono di fronte ai cancelli di Aushwitz. Si accorgerà presto che il suo compito à ancora più arduo e doloroso di quanto potesse immaginare Hedy, però non ha intenzione di arrendersi: non può ignorare quel vento in cui risuonano le voci care delle persone amate.
Voci che le chiedono di non esser dimenticate. Lei che di quel vento si sente figlia, non avrà pace fino a che non lo avrà placato.
“Racconto di quando ero una bambina nel vento perché non accada più a nessun bambino di sentirsi colpevole solo perché esiste”. “La bambina nel vento” è testimonianza di Hedy Epstein, scampata all’Olocausto grazie alla lungimiranza dei suoi genitori. Essi la mandarono in Inghilterra prima che in Germania iniziassero le persecuzioni contro gli ebrei. Da allora, Hedy non li ha più visti in quanto morti in un campo di sterminio. Quando finisce la guerra, la giovane ritorna in Germania e si fa assumere dagli americani per collaborare al processo di Norimberga affinché possa esser fatta giustizia.
“A volte, piccola mia, ci toccano dei compiti molto difficili ed è meglio che impariamo a cavarcela il prima possibile”
Hedy era stata una bambina ben educata e gentile. I suoi genitori l’adoravano e volevano il meglio per lei. Per questo, ad un certo punto, le avevano proposto la partenza per l’Inghilterra. In Germania, gli ebrei non erano al sicuro. La bambina stessa subiva soprusi di ogni tipo a scuola. Con il passare del tempo, paura e tristezza diventavano sempre più opprimenti.
Il papà, Hugo, la incoraggiava a non arrendersi. Era importante che lei potesse tramandare le loro tradizioni e origini, raccontare la loro storia ai posteri. Era un uomo saggio e coraggioso, pronto a qualsiasi sacrificio per metterla in salvo.
Hedy era cresciuta in fretta in terra straniera in casa di parenti, senza i suoi genitori accanto. Non aveva più avuto loro notizie, ma ne immaginava con sgomento la sorte. Era piena di rancore, rabbia e dolore. Sentiva di dover fare qualcosa, si era fatta assumere dagli americani come analista d’archivio per il processo di Norimberga. Conosceva il tedesco e poteva essere utile. Il suo compito era cercare prove negli archivi contro i medici nazisti che praticavano crudeli esperimenti sui prigionieri.
La ragazza pensava di essere ormai assuefatta al dolore. Non era stato così. Le atrocità che aveva dovuto leggere l’avevano straziata, portandola allo sfinimento. Ma Hedy era forte e determinata a render giustizia a tutte le persone come i suoi genitori, quindi era andata avanti con grande fermezza.
“Stare in mezzo alle persone animate dalla sua stessa sete di giustizia in grado di fare qualcosa di concreto per darle seguito, la rafforzavano” – La bambina nel vento
Il linguaggio narrativo appare semplice e scorrevole. La fluidità dello stile, tipicamente giornalistico, rende il ritmo di lettura rapido e agevole.
La protagonista è una persona realmente esistita e gli autori raccontano brevemente la sua storia dall’infanzia prima del conflitto, per poi riprenderla a fine guerra, focalizzandosi sul processo di Norimberga, dove la giovane ebbe un ruolo importante.
La trama è narrata in prima persona, come una sorta di racconto da parte della protagonista alla quale gli autori riescono ad attribuire parole, azioni e sentimenti verosimili. Poiché hanno scritto altri libri sul tema, si evince una certa competenza e un’altrettanta documentazione su fatti storici e personaggi tratti dalla realtà.
A fine romanzo è presente una nota informativa su tutti gli imputati del processo di Norimberga, citati nel romanzo, e dei relativi destini.
Gli autori portano alla nostra conoscenza Hedy Epstein, bambina nel vento. Con questo termine si identificano non solo tutti i bambini morti per mano dei nazisti, ma anche quelli separati ingiustamente dalle loro famiglie e sparsi pe il mondo per potersi salvare, come la protagonista.
Non si tratta di una storia di vendetta, nonostante i sentimenti di forte e giustificato rancore della protagonista, ma di una storia di giustizia. Attraverso la voce di Hedy, gli autori ci raccontano le dinamiche del processo di Norimberga, la ricerca delle prove e, purtroppo, le testimonianze delle brutalità commesse. Si parla in particolar modo degli esperimenti portati avanti dai medici nazisti ai danni dei prigionieri, in quanto Hedy si occupava di analizzare le prove proprio a carico di questi imputati.
“Loro vivevano per te. E anche quando fu chiaro che non sarebbero riusciti a emigrare, il loro cuore era pieno di gioia, perché sapevano che tu eri al sicuro e che avresti portato avanti la famiglia“
A differenza di molte altre storie sul tema, da “La bambina nel vento” traspare un odio profondo da parte della protagonista che esclude nel modo più assoluto la possibilità di cancellare questa parte della sua vita per poter ricominciare. Il perdono, per quanto nobile, in casi come questo non sarebbe stato realistico, poiché la storia raccontata lo è. Gli autori hanno ricostruito vicende e personaggi nel modo più attendibile possibile. E questo è l’aspetto maggiormente apprezzabile.
“La bambina nel vento” è un racconto avvincente, forte e coinvolgente, oltre essere di grande interesse dal punto di vista storico. Si focalizza più sul dopo che sul prima o sul durante. Alcuni spaccati della trama rimangono inevitabilmente impressi, non tanto per la loro ferocia quanto per l’impatto sulla sensibilità della protagonista, piena di dolore e rancore.
Ho letto molti romanzi sull’Olocausto, ma questo non lo è. Parte da esso per raccontare di cosa successe dopo, e questa è la parte forse più trascurata dalla narrativa, ma non meno interessante poiché si parla di giustizia e non solo di storia. È ciò che occorre conoscere per completare un capitolo che è bene tenere sempre aperto per evitare che si ripeta.
Conoscete altri romanzi sul processo di Norimberga?