
romanzo contemporaneo
Libreria Pienogiorno
6 marzo 2024
cartaceo, ebook
304

Non c'è un giorno in quei nove mesi e poi nelle lunghe ore del travaglio che Daria non abbia pregato perché nascesse un maschio. Che non abbia tremato per le conseguenze in caso contrario. Suo marito, il giovane e valoroso comandante, non avrebbe potuto sopportare l'affronto di una femmina. Solo al primogenito maschio il comandante può trasmettere tutto ciò che ha imparato dal padre e dai suoi avi. Solo un primogenito maschio può garantire al giovane comandante il rispetto dei suoi combattenti e della sua tribù, sui monti dell'Hindu Kush, in Afghanistan.
Daria sa bene cosa può fare il villaggio se mette al mondo una bambina. Una femmina vale meno di una pecora, meno di niente. Potrebbe anche non esistere. Così Samira, che nasce nonostante tutte le preghiere, non vivrà un solo giorno da bambina.
In segreto il comandante decide che la crescerà come un maschio e che il suo nome è Samir. E che, quando sarà il momento, prenderà il suo posto. Samir impara a cacciare, ad andare a cavallo, a sparare e a combattere e gode di una libertà che alle donne è sconosciuta.
Molte domande e turbamenti si agitano in lei, ma si allena a soffocarle. Per tutti è un ragazzo forte e saggio e i suoi soldati non hanno dubbi: se mai il comandante morisse in battaglia, dovrà essere lui la nuova guida.
“Il comandante tace. Suo figlio è una femmina” – da “La bambina che non c’era” di Siba Shakib, edito Libreria Pienogiorno.
La bambina che non c’era. La piccola Samira, che sarebbe dovuta nascere maschio affinché suo padre, un valoroso guerriero afgano, potesse godere del rispetto della sua tribù. L’uomo decide che sua figlia morirà la stessa notte in cui è nata per diventare Samir, il figlio maschio che avrebbe dovuto avere. Verrà allevata come un ragazzo e sarà un guerriero. La sua vera identità rimarrà un segreto tra lui e la moglie. E Samir crescerà, prenderà il posto del padre, si farà un nome, ma questo non la esenterà da crisi di identità e dubbi sul suo futuro.
“Se hai un segreto, prendilo, portalo sull’Hindu Kush e nascondilo sotto una pietra”
Il comandante è un giovane guerriero afgano, valoroso e molto stimato dalla sua gente. È il primogenito maschio di suo padre, guerriero come lui, ed è certo che porterà avanti la loro stirpe con onore, generando a sua volta un maschio. Non prende minimamente in considerazione l’idea di una figlia. È certo che la sua famiglia sia eletta e destinata alla gloria e al prestigio.
È molto innamorato della propria moglie, Daria. Una bella donna, che ha voluto fortemente al suo fianco. La sua adorazione è forse inadeguata per un guerriero, eppure a lui non importa. L’ha amata dalla prima volta che l’ha vista ed è da lei corrisposto. È una donna forte, intelligente, ma timorosa di tradire le aspettative del marito in merito alla creatura che porta in grembo. Se fosse una bambina, sarebbe una disgrazia e lui potrebbe ripudiarla o trovare una seconda moglie.
“La sua Daria; il fiume in cui si tufferà, s’immergerà, scomparirà”
Ma il comandante non lo fa, nonostante la nascita di una femmina. È sconcertato, deluso e arrabbiato. Se la prende anche con Daria, ma non riesce a ripudiarla. Decide che sua figlia Samira sarà una “basha posh”, ossia una ragazzina allevata come un maschio. Nessuno dovrà saperlo. Per tutti darà Samir, il primogenito del comandante.
Samira diventa, così, Samir. Per tutti è il degno erede del padre per coraggio, abilità nel cavalcare e combattere. È alto, muscoloso e di bell’aspetto. Anche per la ragazza non è un problema vivere come un maschio. Non è vanitosa come le coetanee e le piace la vita che il padre ha scelto per lei. È fiera e orgogliosa di quello che è (o che crede di essere), sino all’incontro con coloro che diventeranno i più cari amici.
“Dio ti ha fatta come sei. Il resto spetta a te. Ormai sei grande. Tocca a te diventare la persona che vuoi essere” – Siba Shakib
Bashir e Gol-Sar. Sono fratello e sorella e sono figli anche loro di un comandante. Bashir è un ragazzino esile e timido, che il padre vorrebbe diverso. Chiede a Samir di prenderlo sotto la sua ala e aiutarlo ad essere il degno figlio di un guerriero, proprio come lui. L’uomo vorrebbe un discendente simile a Samir, stimato dagli uomini e ammirato dalle donne. Da un’iniziale reciproca antipatia, nascerà una solida amicizia e Bashir finirà per somigliare all’amico, con grande soddisfazione del padre.
“Dai un’occhiata a mio figlio. È magro come un fuscello e se ne va per il mondo con le spalle curve. Se continua così, non diventerà mai un vero uomo“
Gol-Sar è una bella ragazzina, che ha un’infatuazione per Samir. È sveglia e intelligente, nonostante abbia ricevuto l’educazione repressiva che si impartisce alle femmine. Dovrà essere semplicemente una moglie e una madre. Samir vuole molto bene all’amica, perciò accetta la proposta di suo padre di prenderla in moglie per donarle la libertà. Fa in modo che diventi una donna colta e che possa trasmettere il suo sapere anche ad altre ragazze del villaggio. Che trovi un suo scopo nella vita, quando lui non potrà esserle accanto… poiché non è un lui e dovrà trovare necessariamente una scappatoia.
Nel frattempo torna anche Bashir, cresciuto e fattosi uomo valoroso. Il loro rapporto cambierà, mettendo ulteriormente in crisi Samir…
“Leggere e scrivere? E’ la porta sul mondo e la vita. E’ il principio di ogni cosa” da “La bambina che non c’era”
La narrazione si presenta semplice, scorrevole dal ritmo vivace. Lo stile di Siba Shakib è fluido e le sue trame sono sempre molto intense, dense di azione e sentimento. Sono, purtroppo, anche molto realistiche. “La bambina che non c’era” è una storia sconcertante e frequentemente trattata in romanzi di autori afgani, in un paese dove il fenomeno delle “pasha bosh” (bambine cresciute come maschi per sostituirne la mancanza) è molto frequente. Al centro della trama c’è una protagonista, caratterizzata così bene da farci dimenticare la sua vera natura sino al momento in cui lei stessa la riscopre.
I capitoli sono relativamente brevi, il primo è quello della nascita di Samira\Samir per poi ripercorrere la storia del matrimonio dei suoi genitori e delle loro aspettative in merito alla sua venuta al mondo. L’autrice si dimostra abile nel narrare l’introspezione dei suoi personaggi attraverso le loro certezze e le successive crisi. “La bambina che non c’era” è la storia di un paese (presumibilmente nel periodo dell’occupazione americana) con le sue tradizioni, discriminazioni e problematiche. È anche la storia di un’identità sottratta, costruita, inventata che si è radicata così saldamente da diventare vera.
Il vero dilemma è: l’educazione può avere la meglio sulla natura di un individuo? Fino a che punto può influenzarlo?
L’autrice ci fornisce la risposta nell’ultimo capitolo e forse vi farà versare anche qualche lacrima.
“Gli uomini si credono liberi ma non lo sono. Se lo fossero non avrebbero bisogno di prendersi la libertà delle donne”
Dopo aver letto e apprezzato “Mille volte gioia” di Siba Shakib, non potevo non leggere anche questo suo nuovo romanzo. Scrive sempre storie con tematiche interessanti che, pur essendo drammatiche, lasciano spazio alla speranza. Le sue protagoniste femminili sono figure la cui forza d’animo viene sempre messa alla prova, ma riescono a sopravvivere alle avversità, imparando ad essere ciò che desiderano. Si tratta di percorsi sofferti, che non mancano mai di commuovermi per la loro intensità e la carica emotiva che traspare dai dialoghi e dalle riflessioni dei personaggi.
Se amate le storie appartenenti ad altre culture, caratterizzate da coraggio e conflitti interiori, questo è il romanzo che fa per voi.
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5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐