Autobiografia
Longanesi
16 settembre 2021
Cartaceo / e-book
276
La strage di Marzabotto fu il più grave crimine di guerra contro la popolazione civile perpetrato dalle forze tedesche in Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale.
Nell'Autunno del 1944 vennero uccise ottocento persone, in meno di una settimana. Il comando ricevuto era semplice: vendicarsi degli italiani traditori.
Ferruccio Laffi riuscì a salvarsi aveva solo sedici anni.
Recensione di
“Io, sopravvissuto di Marzabotto”
di Margherita Lollini
Longanesi Editore
Ero molto indecisa su come iniziare a recensire “Io, sopravvissuto di Marzabotto”; non sapevo se scrivere di getto tutto quello che ho provato leggendolo, cioè dolore, rabbia, speranza, oppure se pensarci un po’ e metabolizzare il libro come ho fatto con tutti i precedenti.
Il perché di questi dubbi è subito detto: il libro ruota intorno all’eccidio avvenuto nel 1944 sull’appennino tosco-emiliano. Necessario è fare un piccolo excursus storico, non per sfoggio di cultura ma solo per contestualizzare al meglio l’opera di Margherita Lollini. Ci troviamo nel 1944: i nazisti combattono contro gli angloamericani; continui sono gli attacchi da parte delle forze alleate e dei partigiani; l’Italia, a seguito dell’armistizio firmato da Badoglio l’8 settembre, non è più un’alleata dei nazisti ma degli angloamericani.
L’ordine dato dai capi tedeschi è di uccidere tutti gli italiani per tale affronto, anche i civili.
Ferruccio Laffi è un ragazzo di sedici anni che vive con tutta la famiglia a Colulla di Sopra, un casolare circondato da castagneti, vigne, alberi da frutta, terreni coltivati a grano; il tutto a pochi chilometri da Marzabotto. La sua è una famiglia di contadini che lavorano la terra, presa in affitto da un ricco proprietario terriero del posto.
La famiglia Laffi ha già perso tre figli durante la guerra; da sette sono rimasti in quattro, Ettore, Vittorio, Ferruccio e Lino, il più piccolo. Più piccolo persino della prima figlia di Ettore, Marina.
La loro vita è scandita dai ritmi dettati dai lavori in campagna; la famiglia, inoltre, prima della guerra, era solita ospitare spesso amici per pranzare o cenare in compagnia, dati i buoni frutti del loro podere. Purtroppo una tragedia, permettetemi “ingiusta”, li travolge e sconvolge.
Ciò che accade segnerà i fratelli per tutta la vita. Ma gli eventi non si placheranno. I nostri personaggi subiranno tutte le brutture della guerra; soprattutto Ferruccio, che verrà anche arrestato.
Margherita Lollini, in “Io, sopravvissuto di Marzabotto”, fa raccontare in prima persona a Ferruccio la sua vita prima, durante la guerra e dopo quel maledetto 30 settembre del 1944. Tutto il dolore e soprattutto lo sgomento per le atrocità inflitte a delle povere anime innocenti si eleva tra le pagine.
“La condanna di sopravvivere, il dovere di raccontare” – Io, sopravvissuto di Marzabotto
Durante la lettura mi sono chiesta più volte come e dove si possa mai trovare il coraggio di sopravvivere in queste circostanze. Ferruccio è consapevole di aver perso tutto e tutti, eppure ce l’ha fatta ad essere testimone della storia.
Al di là della storia e del tema, i miei complimenti vanno all’autrice per il modo in cui ha narrato le vicende, creando un mix perfetto tra storia, vite personali e presente. Lo stile saggistico non appesantisce la lettura, che è molto coinvolgente nonostante le atrocità che si leggono. Forte è il messaggio: ricordare per non dimenticare! Dobbiamo sempre ricordare che è stato l’uomo ha commettere atti disumani e che deve essere l’uomo stesso ad impedire che questo si ripeta.
Vi consiglio vivamente la lettura di “Io, sopravvissuto di Marzabotto”, perché la frase “la pace non è scontata” non è mai ripetuta abbastanza. E perché Margherita Lollini ha davvero un bel modo di raccontare la storia!
E voi, avete mai ascoltato testimonianze dirette di quegli anni?