
Narrativa
Sperling & Kupfer
14 settembre 2021
cartaceo, ebook
288

Herbert Kilpin è un giovane operaio di Nottingham che cresce tra l’odore di carne della macelleria del padre, dove vive la numerosa famiglia, e la fabbrica di pizzo in cui lavora. L’unico luogo dove trova sollievo ed evasione dalla povertà è il campo da calcio.
Testardo e sfrontato, avrebbe tutte le carte in regola per diventare un grande giocatore, se solo fosse in grado di fare squadra e controllare le sue emozioni e i suoi vizi, come quello del bere. Il giorno in cui l’enigmatico e sofisticato imprenditore italiano Edoardo Bosio arriva a Nottingham per rubare qualche segreto sulla lavorazione del pizzo e, perché no, qualche abile operaio da impiegare nella sua fabbrica di Torino, si presenta per Herbert l’occasione della vita. Bosio, che è uno dei primi giocatori di calcio italiani, nota subito le qualità del giovane, sia in fabbrica sia sul campo, e gli offre l’opportunità di andare con lui in Italia.
Ad aspettarlo oltremanica c’è un mondo nuovo, nel quale Kilpin dovrà fare i conti con il pregiudizio di classe, le ribellioni di operai scontenti, l’emarginazione dentro e fuori dal campo, ma in cui troverà i compagni con i quali coronare il sogno agognato: creare una squadra per il popolo. E quella squadra farà la storia del calcio mondiale: l’AC Milan.
“Herbert Kilpin è, a suo modo, un creatore di leggende. La più grande leggenda del calcio italiano, quella rossonera” – Prefazione di “Inseguendo un sogno” a cura di Federico Buffa
“Inseguendo un sogno”, di Paul Davidson e Cecilia Gragnani, è il libro che farebbe piacere trovare sotto l’albero a tutti gli appassionati di calcio, in particolar modo ai tifosi del Milan, visto che è della formazione della squadra rossonera che tratta.
Ma sarebbe uno sbaglio relegarlo a una pura raccolta di informazioni atta a incuriosire la mente degli amanti del pallone. Questo è un vero e proprio romanzo di formazione che, con uno stile fluido, leggero e pulito, ci racconta la crescita di un ragazzo venuto dal nulla che ha compiuto un’impresa degna di nota per la sua grande caparbietà e per l’amore per il calcio.
Il protagonista è Herbert Kilpin, un nome che forse a molti non dice nulla. Eppure è stato grazie al forte bisogno che aveva di realizzare il suo sogno calcistico che è nata una delle più grandi squadre di calcio italiane. Nella Prefazione al libro, scritta dal telecronista sportivo Federico Buffa, gli appassionati del Milan potranno anche conoscere l’odissea dei suoi resti, abbandonati dopo la sua morte, come la sua memoria. Solo ora, grazie all’interessamento di uno storico calciofilo che risponde al nome di Luigi La Rocca, la sua tomba ha trovato una collocazione dignitosa.
“Alla sua morte venne sepolto in forma anonima al cimitero Maggiore d Milano… La sua tomba rimase abbandonata per decenni, senza neanche un fiore… Nel 2000… la sua tomba venne traslata… al cimitero Monumentale di Milano… Ora la trovate lì, in attesa di una sistemazione ancora più onorevole” – Prefazione di “Inseguendo un sogno”, a cura di Federico Buffa
Ma chi era Herbert Kilpin? Dopo aver letto queste pagine mi vengono in mente tanti aggettivi per definirlo. Era un uomo irruento, attaccabrighe, testardo, un ragazzo che guardava tutti in faccia senza farsi intimidire dal loro stato sociale. Ma era anche un abile lavoratore, una persona che non si arrendeva alla prima difficoltà, sincero al punto da sembrare sfrontato. E soprattutto, mi piace definirlo un sognatore concreto. I suoi sogni erano infatti l’espressione di qualcosa di realizzabile, non erano campati per aria; ruotavano intorno alla sua passione per il pallone, avevano fondamento nella sua bravura nel giocare a calcio, aspettavano quell’occasione che li avrebbe portati a diventare realtà.
Lascia la sua Nottingham poco più che adolescente. La sua destinazione è Torino dove spera di dar concretezza a tutte le sue aspirazioni. Purtroppo nella sua città natale, a causa del suo carattere irruento e dell’amore che provava per la figlia del suo datore di lavoro, era riuscito a farsi espellere dal campionato per un anno e a farsi licenziare. E se di perdere il lavoro gli importava fino ad un certo punto, invece non poteva assolutamente sopportare di restare per un anno in panchina. Lui, che sin da piccolissimo, pur di giocare a pallone se ne era fatto una utilizzando una vescica di maiale generosamente concessagli dal padre macellaio, non ce la fa a guardare immobile i suoi compagni di squadra andare avanti, nonostante rispetto a lui non abbiano la stessa destrezza con la palla.
Per questo, quando Edoardo Bosio gli offre la possibilità di seguirlo nella lontana Torino per aiutarlo a costruire una vera squadra di calcio, decide di cogliere al volo l’opportunità.
L’industriale torinese gli offre un lavoro e una nuova vita, che però Herbert non riesce ad apprezzare. Ambientarsi non gli risulta semplice e, se è vero che ora può giocare a calcio senza problemi, la squadra che deve allenare non soddisfa le sue aspettative. Tra i suoi giocatori spiccano nomi importanti, legati alla classe nobiliare del periodo; vi è addirittura il principe Luigi Amedeo, nipote del re Umberto di Savoia e con lui il suo grande amico Alfonso Ferrero di Ventimiglia.
Se il principe è abbastanza gestibile, lo stesso non si può dire di Alfonso Ferrero che mal sopporta Herbert e il fatto di venire ripreso in campo da una persona che ritiene inferiore a sé in quanto non è di nobili natali.
“Alfonso era nato in una famiglia nobile e detestava il trasferimento del potere che l’unificazione italiana aveva portato come conseguenza… Spesso si lamentava con Luigi di essere nato troppo tardi, in una società dove gli ignoranti e gli umili si erano illusi di aver lo stesso diritto al potere delle generazioni di aristocratici puri” – Inseguendo un sogno
A sua volta Kilpin non accetta la supponenza del nobile e il suo volersi sentire al di sopra di tutti.
L’acceso scontro tra i due sarà il motivo principale che porterà il nostro protagonista a lasciare Torino. Piuttosto che piegarsi ai capricci di quell’uomo preferisce abbandonare la squadra.
Si recherà a Milano dove lo attende un nuovo inizio, non facile. L’alcool, in cui saltuariamente si rifugiava per evadere dalla realtà, diventerà il compagno inseparabile delle sue solitarie serate; la delusione e l’impotenza si infiltreranno nella sua anima, avvelenandola. Se solo riuscisse a creare la sua squadra! Se solo potesse giocare nel campionato di calcio! Questi sono i suoi desideri, ma come riuscirà a realizzarli lo farò scoprire a voi.
Quando ho scelto di recensire “Inseguendo un sogno”, dentro di me covavo al paura di non esserne all’altezza. Nonostante la trama avesse solleticato la mia fantasia, era pur sempre di calcio che si parlava, e io di reti e scarpini sono del tutto a dieta.
È stato il titolo che mi ha fatto propendere per provarci, nonostante tutto; inseguire un sogno, senza smettere mai di sperare: quanto invidio le persone che riescono a farlo!
I sogni veri sono così rari al giorno d’oggi. Parlo di quelli speciali, che vadano oltre il volersi sistemare economicamente, avere la salute, ecc.
Voi ne avete uno? Uno vero, che vi faccia battere il cuore al solo pensiero, di quelli che vi riempiono le giornate al punto di prendere il ritmo del vostro respiro.
Io purtroppo no, e questo mi dispiace tanto.
Herbert Kilpin il suo lo ha realizzato eccome. Chissà cosa penserebbe ora se vedesse la notorietà che ha raggiunto la sua piccola squadra, nata con fatica in un campo melmoso a ridosso della stazione.
Ne sarebbe fiero? O forse tutto il mondo che oggigiorno gira intorno al pallone lo infastidirebbe?
Anche lui è comunque dovuto scendere a patti per ottenere una mano per realizzare i suoi desideri, tuttavia senza mai vendersi o rinunciare a se stesso.
Sullo sfondo delle sue vicende personali troviamo l’Italia delle fabbriche, delle proteste operaie, che si scontrano con la classe dirigente di allora. Troviamo chi è disposto a fare di tutto per ottenere un titolo nobiliare, come lo stresso Edoardo che, per soddisfare le sue ambizioni e poter mettere la parola per sempre davanti al suo amore, è sordo all’accorata richiesta di aiuto del suo amico inglese.
Ma con o senza Edoardo, il nostro Herbert è riuscito comunque a farsi strada nel suo mondo, e sicuramente, dopo aver letto questo libro, molti milanisti lo avranno nel cuore.
Chissà se a Natale la sua tomba si riempirà di fiori! Sarebbe il giusto omaggio al padre dimenticato di una delle più grandi squadre italiane e del mondo.
“Nelle grandi città degli uomini e tra le loro vite si aggirano fantasmi. Donne e uomini che scendono dalla Grande Ruota del tempo e attraversano l’esistenza…Di alcuni di loro resta un segnale tangibile da onorare. Una tomba su cui posare un fiore, una statua sotto cui sedersi in una giornata di sole, una lapide da leggere per capire. Di altri…rimane soltanto la memoria: le parole, le storie” – Prefazione di “Inseguendo un sogno”, a cura di Federico Buffa
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…