poesia
LietoColle
dicembre 2019
cartaceo
49
Ogni poeta eleva la nostalgia come suo elemento centrale. Forse sì, ma in Fortuna, questa meditazione sul passato e sul ritorno possibile, senza essere troppo drammatizzata, si riempie di particolari (dico proprio di particolari fisici, di cose, di modi delle materie) così bene elencati, confessati, acquisiti e infine immessi nel tessuto del testo, da conferire all'opera un tenore di originalità. Insomma, non un canto funebre sul mondo, ma poesia rivitalizzante il mondo.
Il mondo poetico di "In te ho nascosto un lago" è un mondo non perduto; è solo il mondo della conoscenza dell'azione affettiva.
“Come un rinoceronte mi sono accasciato,
corpo a corpo con la madre
terra.
Con il corno ho scostato le chiome delle acacie
e bucato il ventre del cielo
come fosse quello di un elefante
poi ho sbuffato sui lunghi corridoi di termiti.
Foglie e piume di piccione s‟arricciano in volo,
per poi cadere su una pozza d‟acqua sporca
densa come sangue.
Qui è tutto pieno di polvere,
la tarantola che mi sale in testa si ferma e ascolta,
da lontano arriva l’ultima pioggia”
La natura è uno dei leitmotiv presenti nella silloge di Marco Fortuna, In te ho nascosto un lago; anzi, per essere più precisa, ad essere presenti sono gli elementi primi della natura, ossia l’acqua, l’aria, il fuoco e la terra. E interessante è percepire come l’anima entri in connubio con tutto questo.
A tratti, si ha addirittura l’impressione che a parlare sia qualcosa di etereo, che sta al di là del reale e che si frapponga tra l’uomo e il mondo circostante, comunicando messaggi e guidando nei percorsi.
Connesso al tema della natura è quello del ricordo. In molti componimenti, stretto è il legame dello scrivente con i ricordi della sua infanzia, dei luoghi che hanno lasciato un’immagine di serenità nel suo cuore, delle persone che hanno contribuito a renderlo la persona che è in età adulta.
Questa è la storia dell’uomo.
Il cuore è uno stampo,
un cliché,
una produzione in serie.
Poi, quando si inizia a riempirlo, si trasforma
diventa una casa.
Non può di certo mancare l’amore tra le diverse ispirazioni di Marco Fortuna. Un amore che è onnicomprensivo: perché l’amore è insito nella natura delle cose e, se l’uomo è in grado di percepirlo tramite il contatto ultrasensibile con gli elementi naturali che lo circondano, riesce a coglierlo anche nella nostalgia o nel dispiacere dell’anima.
Quasi tutti i componimenti della silloge si destreggiano tra la malinconia di uno status o di un ricordo e la bellezza delle piccole emozioni che possono trarre origine da un sorriso, da un abbraccio… da aspetti materiali della vita che addolciscono e alleviano il tutto. Non a caso, è un essere immortale a tenere in bocca la perla della felicità, proprio a sottolineare il fatto che la felicità è sempre possibile, essendo detenuta da un custode immortale, da cui quindi si può sempre attingere e a cui si può sempre aspirare. Un messaggio subliminale? No… semplicemente una speranza a cui l’anima necessita di appigliarsi per sopravvivere ad una incompletezza che le è proprio per natura.
La metrica dei componimenti è libera: a poesia in versi se ne alternano altre in prosa, senza tuttavia mai perdere lo stile poetico. Uno stile molto intimo ed evocativo, aggiungerei; a tratti teatrale, con cambi di registro sfumati, mai netti e d’impatto.
Se il nostro posto è ovunque
quanto vale sentirsi lontani o vicini?
Il solco nella ghiaia non può separarci.
Tu permani mentre un tuono lontano mi dice:
“Dormi!”.
Allora integra ricadi nel sonno.
La raccolta è divisa in due Sezioni: “I morti ci sognano” e “In te ho riposto un lago”, che rispecchiano appieno la duplicità dei binari su cui procedono i componimenti di Marco Fortuna. Da una parte, il rapporto tra lui e il mondo, in ogni aspetto che lo caratterizza, anche post-mortem; dall’altra, il rapporto con un altro essere con cui entrare in contatto, sia esso relegato in un ricordo o realmente esistente (penso alle poesie dedicate ai suoi figli).
Un aspetto che mi ha molto colpito della silloge è il fatto di racchiudere in sé sentimenti contrapposti, situazioni confliggenti, discrasie temporali con una semplicità disarmante. Cambiamenti continui di status o di sentimenti o di situazioni possono assalire il lettore e farlo perdere in un vortice di pensieri sconnessi tra loro.
In In te ho nascosto un lago, questo non accade e il merito va a Marco Fortuna, che è riuscito a far parlare l’anima con un linguaggio spesso difficile da decifrare, o almeno a codificarlo con semplicità: quello del cuore.
Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.