
Romanzo contemporaneo
Piemme
17 gennaio 2023
Cartaceo, ebook
400

La vita di Nancy Mitchell è costruita interamente su un segreto, anche se lei ancora non lo sa.
Un segreto che comincia a Toronto, nell'ottobre del 1960. È un giorno con il cielo pieno di nuvole quello in cui Evelyn Taylor arriva, scortata dal padre, dinanzi ai maestosi cancelli del St. Agnes. Non sa che i mesi che trascorrerà lì, aspettando il suo bambino senza il padre tra gli sguardi ostili delle suore, cambieranno il suo destino. Quel bambino, Evelyn lo terrà tra le braccia solo un attimo, e poi le sarà portato via per sempre. Ma quell'attimo significherà tutto. Dieci anni dopo, nella Toronto degli anni Settanta, una dottoressa si dedica ad aiutare giovani donne ad abortire. Non è sola: con lei c'è un'intera rete clandestina di infermiere e ginecologhe a disposizione di che ha bisogno di loro. Una rete che ha un nome in codice: Jane. Se sei disperata e non sai cosa fare, chiedi di Jane. Prima o poi la troverai.
Molti anni dopo, la vita di Nancy Mitchell viene ribaltata dalle fondamenta: una lettera recapitata con sette anni di ritardo arriva infine, per vie del tutto inusuali, a destinazione, sconvolgendo ogni sua certezza. E permettendole di ritrovare, forse, qualcuno che pensava di aver perduto per sempre.
“Perché una volta che un segreto è venuto fuori, non c’è modo di farlo scomparire” – da “In cerca di Jane” di Heather Marshall, edito Piemme.
“Cerco Jane” è quello che tante donne, in procinto di fare una dolorosa scelta, pronunciano al telefono. E le “Jane” rispondono, rischiando in prima persona, perché l’interruzione di gravidanza, in quegli anni, era reato. Le Jane sono medici e infermiere che hanno lo scopo di tutelare la salute e la libertà di queste donne disperate. Da cosa ha origine tutto questo? Dalle umiliazioni subite e dal dolore di donne come Evelyn? Dal bisogno di assistere giovanissime pazienti inconsapevoli e sprovvedute come Nancy? Questa è anche la storia di chi sceglie diversamente, come Angela, che vuole una famiglia con la sua compagna Tina nella società odierna.
“Tutti i ricordi, i rimpianti e i trionfi, le gioie e i dolori, gli incidenti e gli eventi banali che sono legati l’uno all’altro dai fili del tempo e intessuti in quel grande arazzo che è la vita” – In cerca di Jane
Nel 1960 Evelyn finisce in un istituto per ragazze madri perché il suo fidanzato è morto prima di poterla sposare. Deve salvare la propria reputazione, oltre che quella della sua famiglia. È una ragazza ingenua e fiduciosa. Ha molti sogni, uno dei quali è di studiare e diventare medico una volta partorito suo figlio, che pensa finirà a casa del fratello e della cognata. Non sa che sarà costretta a rinunciarvi perché il nascituro verrà venduto a qualche famiglia disperata, senza prole, ma economicamente agiata.
Nancy, nel 1979, ha diciannove anni. Ha un gran desiderio d’indipendenza. È stanca delle opprimenti attenzioni della madre. Non desidera sposarsi e avere figli troppo presto, come quest’ultima vorrebbe. Vuole vivere e godere appieno della propria giovinezza, vuole studiare e divertirsi. Che fretta c’è di trovare l’anima gemella? Nancy è molto diversa dalla madre France, sia caratterialmente che fisicamente. A pensarci bene, non somiglia ad alcuno della famiglia, e quando sua nonna si lascia sfuggire una frase rivelatrice, i suoi sospetti prendono forma. E se non fosse figlia dei suoi genitori?
Nel 2010, Angela cerca disperatamente di avere un figlio. Vuole una famiglia con la sua compagna Tina, ma i cicli di inseminazione non hanno avuto riscontri positivi e lei cerca di nascondere la propria amarezza a Tina. Eppure, delle due è Tina quella concreta, pragmatica e forte. Lei è più emotiva e si lascia guidare dall’istinto. Ed è l’istinto che le dice che deve cercare il destinatario di quella lettera, erroneamente finita nelle sue mani. Si tratta della confessione di una donna alla figlia adottiva in merito alle sue origini.
“È rimasta legata alla cultura del decoro e delle buone maniere per tutta la vita. Sono le sue fondamenta. Le danno un insieme di regole su cui costruire la sua vita” – In cerca di Jane
Il linguaggio narrativo è semplice e la lettura è estremamente scorrevole. La presenza di un mistero, così come le tematiche scottanti e drammatiche, fanno sì che il ritmo sia decisamente concitato. “In cerca di Jane” è un romanzo che si legge in poco tempo, nonostante il numero di pagine.
Heather Marshall si ritrova a descrivere tre contesti sociali diversi, in quanto collocati in anni differenti, con tre protagoniste distinte, le cui strade si incroceranno. Si avvale della tecnica del salto temporale alternato, ma è talmente abile da non creare confusione alcuna nel lettore.
Ogni protagonista è figlia e vittima dell’epoca alla quale appartiene. Queste epoche sono contestualizzate perfettamente con una competenza, frutto di ricerca, interviste e studio. Il risultato è una coerenza e una credibilità assolute. È questo uno dei punti di forza della narrazione.
Anche i personaggi, perlopiù femminili, appaiono realistici perché ben caratterizzati. Sono vittime di contesti sociali fortemente penalizzanti per le donne. Ognuna ha un proprio percorso di crescita, il traguardo è però comune: la consapevolezza.
“Il bisogno di negare la realtà può essere incredibilmente forte, a volte”
Come precisa l’autrice nelle note finali, questo non è un romanzo sull’aborto, ma piuttosto sulla scelta di essere madre. Ci sono protagoniste che la rifiutano, ma anche altre che la sentono fortemente.
Le “Jane” non sono un’invenzione: in quegli anni, a Chicago, esisteva veramente una rete di questo tipo. Purtroppo, neppure istituti come il St. Agnes nascono dalla fantasia dell’autrice, all’epoca pare fossero piuttosto diffusi. La cosa che mi ha più indignata è stato sapere che fossero gestite e promosse da associazioni o ordini religiosi che avrebbero dovuto fondarsi sulla misericordia, l’aiuto e il perdono (che poi non c’era nulla da perdonare). Anziché aiutare queste madri a capire quale strada volessero imboccare (dare consapevolmente in adozione il nascituro oppure esserne le madri), vendevano i neonati ad altre famiglie disperate, disposte a tutto pur di avere un figlio. Lucravano sui bisogni altrui.
Non dovrei stupirmi, in quanto ogni giorno si sentono notizie anche peggiori. Ma più che di stupore, si tratta di indignazione e disgusto. Si dice sempre che l’amore per un figlio superi ogni cosa, eppure spesso erano proprio le famiglie ad abbandonare le figlie adolescenti in posti di quel tipo, barattandone il benessere con la reputazione. Le “Jane” hanno origine anche da questo.
Al di là delle opinioni sul tema, si tratta di un racconto di forte impatto che porta a tante riflessioni.
Vi incuriosisce scoprire quali?