
Mistery Thriller
Fazi Editore
2 luglio 2024
cartaceo, ebook
360

Alice Lindstedt è una giovane regista di documentari costretta a barcamenarsi con la precarietà. C'è una storia nascosta da qualche parte nelle crepe del passato, che la ossessiona da sempre. Nell'estate del 1959 il piccolo villaggio minerario di Silvertjarn è stato teatro di un evento inspiegabile: i suoi novecento abitanti sono svaniti nel nulla. lasciandosi dietro solo una città fantasma, il cadavere di una donna lapidata nella piazza del paese e una neonata di pochi giorni abbandonata sui banchi della scuola.
Nonostante le indagini e le perlustrazioni a tappeto della polizia, non si è mai trovata alcuna traccia dei residenti, né alcuni indizio sul loro destino. La nonna di Alice viveva nel villaggio, e tutta la sua famiglia è scomparsa insieme a loro.
Le domande senza risposta sono troppe, e Alice decide di realizzare un documentario per ricostruire ciò che è realmente accaduto. Insieme a una troupe di amici si reca sul posto per i primi sopralluoghi: ben presto capiranno che non sarà così facile tornare indietro.
“Silvertjarn costituisce sia il mio passato che il mio futuro. Ho convissuto con Silvertjarn da quando ero piccola, ed è con Silvertjarn che sfonderò”. “Il villaggio perduto”, ossia Silvertjarn. Un paese minerario svedese, trasformatosi inspiegabilmente in una cittadina fantasma. Un’intera comunità di novecento persone si è misteriosamente e improvvisamente estinta nel 1959. Le abitazioni sono rimaste aperte come se fossero ancora abitate. L’unico cadavere rinvenuto è quello di una donna legata ad un palo e lapidata, mentre una neonata strillava all’interno della scuola del paese. Tra gli scomparsi, vi sono anche gli antenati di Alice e lei è tornata con la sua troupe per girare un documentario e fare chiarezza. L’impresa si rivela assai più inquietante del previsto.
“È come un parco giochi per adulti, là dentro. Un normalissimo luogo famigliare ruotato di novanta gradi nella direzione sbagliata”
Alice ha sempre sognato una carriera come regista-documentarista. Dopo gli studi universitari, si è barcamenata tra lavori precari e mal pagati nell’attesa della sua occasione. È giovane e ambiziosa, persegue il suo obiettivo con tenacia, a dispetto del suo passato in balìa della depressione. Le piacerebbe somigliare alla bisnonna Elsa, che conosce attraverso i racconti di sua nonna e alcune lettere che le due si scambiarono nel 1959.
Elsa era forte e altruista. Una madre di famiglia, che aveva una figlia lontana in procinto di partorire, affetta da una gestosi che la costringeva a letto. Un’altra figlia più giovane, Eina, assai influenzabile e ribelle. Un marito disoccupato, dedito sempre più spesso all’alcol. Nonostante i suoi problemi, la donna si prodigava per i più bisognosi come “Brigitta la stordita”. Una giovane donna malata di mente, considerata come la pazza del villaggio, quindi evitata da tutti. La famiglia di Elsa fa parte degli scomparsi di Silvertjarn e Alice vuole raccontarne la storia.
“Tutto si sistemerà. È sempre così. Per quanto la situazione appaia critica, si risolve sempre” – Il villaggio perduto
Insieme a lei c’è Max, suo amico di vecchia data e ricco finanziatore del progetto, segretamente innamorato di Alice, pronto a captare qualche segnale in tale senso per potersi finalmente dichiarare. La dolce e fragile Tone, che si occupa dei rilevamenti fotografici, una giovane dal carattere ermetico e sensibile, legata alla vicenda ancor più di Alice.
Infine, ci sono Robert ed Emmy, una coppia piuttosto singolare. Lui, giovane e ingenuo, totalmente preso da lei, pronto a sostenerla aderendo a qualsiasi sua iniziativa e appoggiando qualsiasi sua idea. Lei, invece, è una personalità forte, che contrasta con il suo aspetto quasi infantile. Minuta, esile e vestita in modo stravagante. È una ex compagna di università di Alice, un tempo anche sua migliore amica. L’unica ad aver avuto successo nel campo cinematografico. Ben consapevole delle proprie capacità e talento, appare assai sicura di se stessa e perfezionista all’inverosimile.
“Le prime stelle cominciano a brilla sopra di noi. Punture di spillo da un altro mondo”
Una storia raccontata nel breve spazio temporale di cinque giorni, che vanno dal martedì al sabato, come le parti in cui si divide il romanzo. Ognuna di essa è formata da capitoli, dove il presente si alterna al passato. La narrazione si sviluppa in prima persona attraverso le voci delle protagoniste, Alice, la sua bisnonna Elsa e la prozia Eina. I capitoli ambientati nel 1959 sono scritti in forma epistolare. Si tratta di lettere indirizzate alla nonna di Alice, le cui autrici sono la madre e la sorella.
Il linguaggio narrativo è semplice poiché privo di ampollosità e piuttosto essenziale, seppur adeguatamente descrittivo. Il ritmo è rapido perché l’atmosfera è perennemente carica di tensione. Essa nasce dall’ambientazione, costruita con precisione cinematografica, con tanto di effetti sonori e fotografici, resi autentici attraverso le sensazioni dei protagonisti. Anche i loro rapporti sono assai credibili, sia quelli tra personaggi del presente che tra quelli del passato.
“A volte penso che le piaccia prendersi cura di Brigitta; lei non sarà mai insolente e non la farà mai innervosire come faccio io dato che non può parlare“
I primi fanno parte di un gruppo di lavoro formatosi dalle circostanze, ma con complicati trascorsi che ne compromettono la collaborazione. I secondi, invece, riguardano una piccola comunità, residente in un paese isolato e lontano dalla città, la cui fragile economia si fonda sul funzionamento della miniera. Pur vivendo a stretto contatto ed essendo conoscenze di vecchia data, i rapporti sono superficiali. Cordiali quel tanto che basta per garantire una civile convivenza, la generosità rappresenta l’eccezione poiché ognuno pensa a sé. La chiusura della miniera compromette questo fragile equilibrio in cui il male trova ben presto terreno fertile.
“Perché nessuno bambino stava giocando in giardino? Perché nessuna donna con la fronte sudata e i capelli sciolti sedeva sui gradini dei portici facendosi aria?”
Sono stata combattuta nel decidere se leggere o meno “Il villaggio perduto”. Da una parte, c’era una trama assai accattivante, che sapeva di inquietudine e mistero. Dall’altra, il timore che quest’ultimo avesse radici surreali o fantascientifiche, cosa che non avrei gradito. Ebbene, sappiate che ogni evento, per quanto incredibile, è supportato da una sua logica segreta, ma compatibile con la realtà. Provare a scoprila si è rivelata un’esperienza stimolante.
L’atmosfera è forte e satura di suspense. Vi capiterà di sobbalzare di tanto in tanto, come quando siete davanti a un film dell’orrore. La scrittura di Camilla Sten è molto coinvolgente, in quanto riesce a catturare l’attenzione dalla prima pagina all’ultima, costantemente. La risoluzione del mistero non è poi così inaspettata, ma la vera sorpresa sta nei suoi risvolti assai imprevedibili.
E voi, amate le storie dall’apparenza inspiegabile che, invece, celano una logica spaventosa?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐