Romanzo storico
Newton Compton Editori
5 gennaio 2024
cartaceo, ebook
288
Da bambino fu deportato in sei campi di concentramento: Auschwitz, Ebensee, Mauthausen, Plaszow, Melk, Amstetten. Si salvò e da uomo divenne cacciatore di nazisti. Un'incredibile storia vera. Dopo aver assistito alla morte di tutti i suoi cari, Josef sopravvisse a ben sei campi di concentramento, giurando a sé stesso che un giorno avrebbe fatto giustizia.
E così, una volta libero, muovendosi nell'ambito dell'intelligence, divenne un cacciatore di nazisti con l'obiettivo di catturare il suo più spietato aguzzino: l'SS Amon Goth, noto come il macellaio di Plaszow. Contribuì inoltre a salvare centinaia di bambini orfani, nascosti dai genitori prima dei rastrellamenti. Grazie a lui, molti di loro furono portati al sicuro in Israele.
Lewkowicz ha viaggiato in tutto il mondo, commerciando diamanti in Sud America e incontrando capi di Stato. Oggi ha novantasei anni e vive a Gerusalemme.
“Ma io ero stato là. Tutto questo era successo” da “Il sopravvissuto di Auschwitz” – di Josef Lewkowicz e Michael Calvin, edito Newton Compton Editori.
Josef, un ragazzino di origine ebraica, vive in Polonia con la sua famiglia. La loro vita trascorre più o meno serenamente, fino all’occupazione del paese da parte dell’esercito tedesco. L’antisemitismo promosso da Hitler sembra dilagare. Josef viene catturato con i suoi cari e rinchiuso in un campo di concentramento. Mentre essi vengono sterminati, lui sopravvive miracolosamente e promette che tutte le crudeltà alle quali ha assistito non resteranno impunite.
“La libertà non è un dono del cielo ma va conquistata ogni giorno”
Josef non è un personaggio di fantasia. Non è solo uno degli autori di questa storia, ma è il diretto protagonista, che, attualmente, ha novantasei anni. Ha vissuto una vita piena di eventi importanti, diventando imprenditore in Sud America, sposando Perla e formando una famiglia. Ma non solo. Divenne noto, soprattutto, per il suo fondamentale contributo nella cattura del sanguinario Amon Goth, esponente delle SS e comandante a capo del campo di Plaszow. Riuscì, inoltre, a rintracciare numerosi bambini ebrei che le famiglie avevano nascosto prima della loro cattura, garantendo loro cure e sicurezza.
“Dopo la guerra avrei ardentemente desiderato dimenticare questi eventi. I ricordi mi perseguitavano, e io volevo lenire il dolore”
Josef era figlio di un mugnaio, proprietario di un piccolo mulino, con il quale manteneva la famiglia decorosamente. Non erano né ricchi né poveri, vivevano serenamente la loro routine quotidiana. Essere ebrei non era un problema, avevano un appartamento di proprietà. Lui, come ogni ragazzino, andava a scuola e giocava con gli amici nel tempo libero. Era vivace, curioso e ottimista. Qualità tipiche della gioventù.
La sua vita si stravolge drammaticamente quando viene catturato con la famiglia, che perderà quasi immediatamente, e portato in un campo di concentramento. Ne cambierà ben sei, tra i quali il famigerato Auschwitz. Pur essendo solo, si dimostra molto resiliente. Impara ben presto a rendersi invisibile, anche grazie alla sua corporatura minuta, oltre che per il suo atteggiamento remissivo. Caratteristica dettata unicamente dalla paura perché i nazisti si divertivano a uccidere i prigionieri a caso. Era sufficiente essere prestanti per attirare la loro invidia o alzare furtivamente lo sguardo per esser considerati sfacciati e meritevoli di morte.
“C’erano tanti modi di morire che tutte le nostre energie erano dedicate al compito di tirare avanti” – Il sopravvissuto di Auschwitz
Josef non è certo una persona fredda, ma sa bene che coltivare rapporti d’affetto lì dentro può diventare motivo d’ulteriore sofferenza. La vita è davvero troppo precaria e, pur sentendosi solidale con tutti, tende a stare per conto proprio. Lentamente in lui si fa largo un desiderio di riscatto. La vita non può essere così ingiusta e crudele. I suoi aguzzini non potranno farla franca dopo aver provocato tale dolore volontariamente, compiacendosene. La sua voglia di sopravvivere assume un senso ben preciso e si fa sempre più forte, nonostante tutto.
Chiunque abbia visto il film “Schindler’s List” avrà ben presente la terribile figura di Amon Goth, colui che era a capo del campo di Plaszow. Uno dei componenti più spietati delle SS. Un criminale sanguinario, sadico, freddo e con comportamenti tipici di una mente fortemente disturbata. Nel suo caso dipendenti non da patologia mentale, ma frutto di consapevolezza e pura crudeltà.
“Mi chiedevo come potessero vivere con sé stessi, ma chi è in grado di vedere negli angoli più oscuri dell’anima di un uomo se non l’Onnipotente?” – Il sopravvissuto di Auschwitz
La testimonianza di Josef fu elemento fondamentale per la sua cattura e impiccagione. Egli insistette affinché fosse sottoposto a processo prima di esser sottoposto alla pena capitale. Questo perché, attraverso un processo, le deposizioni e le prove sarebbero state messe agli atti quali elementi concreti che il mondo intero avrebbe potuto conoscere. Una prova inconfutabile, una testimonianza concreta e indistruttibile che sarebbe sopravvissuta nel tempo.
“Io non sono nessuno, non sono un eroe”
Uno degli autori, come già specificato, è proprio il protagonista del romanzo, che altro non è che la sua testimonianza. Il linguaggio narrativo è semplice, il ritmo scorrevole e la lettura agevole. Credo che questa fosse l’intenzione poiché si tratta di una sorta di documentario portato alla conoscenza di chiunque, affinché ognuno possa riflettere e far propria questa esperienza così forte.
La storia di “Il sopravvissuto di Auschwitz” è raccontata in prima persona, come in una sorta di colloquio o, se preferite, come un diario personale. Si parte dal breve racconto della famiglia del protagonista, nella Polonia degli anni Quaranta, per poi arrivare all’occupazione tedesca, ai trasferimenti da un campo all’altro e alla dopo guerra. L’ultima parte si polarizza sul grande compito che Josef si è assunto: assicurare giustizia. Non solo catturare i criminali nazisti, ma anche restituire i bambini dispersi in precedenza alle loro famiglie (se ancora le avevano) o garantire loro un futuro in sicurezza.
“Io non ci sarò più anche se rimarrà il mio spirito”
Poiché il secondo autore del romanzo è un giornalista, si nota uno stile tipicamente giornalistico. Pur riportando dati ed eventi oggettivamente accaduti, non li appesantisce troppo indugiando in particolari e non trascura mai l’aspetto emotivo del narratore. Fattore fondamentale che ha dato origine alle sue scelte future. Ne ha evidenziato la resilienza, il coraggio, la sua grande etica poiché nulla è fatto per gloria personale.
Leggendo “Il sopravvissuto di Auschwitz”, vi parrà di esser di fronte a un lungo articolo di giornale nella pagina dedicata alla storia. Vi sentirete attirati dal suo contenuto poiché non vi sono invenzioni, ma c’è vita vissuta. Vorrete conoscere sicuramente il frutto di tanto impegno e, soprattutto, sentirvi rincuorati sull’esistenza di una giustizia (anche) terrena.
“Prego che i giovani continuino ad essere fieri di chi sono e da dove vengono”
Per ciò che mi riguarda, mi sento sempre in dovere di conoscere fatti realmente accaduti di questa portata, anche desidererei non fossero mai avvenuti. Purtroppo non è così. Non ci resta altro che conoscerli, prenderne atto e riflettere molto attentamente. Non sono sicuramente letture da affrontare con leggerezza, quindi aspettatevi indignazione e sgomento. Tuttavia, è sempre un arricchimento apprendere dell’esistenza di persone come Josef.
Siete interessati alle storie realmente accadute anche se forti come questa?
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐