
saggio
Gilgamesh Edizioni
cartaceo, ebook
160

Che la Commedia nasconda una chiave occulta di lettura, Dante stesso lo afferma nel Convivio, dove parla dei quattro sensi della scrittura, il più alto e nascosto dei quali è il senso anagogico, o sovrasenso: cioè il significato spirituale della parola. Che è segreto nella misura in cui non è esplicito; ma cessa di esserlo allorquando il lettore riesce ad entrare in sintonia con quella dimensione.
Nella sua Commedia, infatti, Dante adombra un’avvincente esperienza interiore: un viaggio iniziatico dalla tenebra alla luce, nell’uomo ed oltre l’uomo, fino alla folgorante visione di Dio ed alla rivelazione di un Suo inaspettato volto femminile. E apre interessanti prospettive sul significato della tradizione alchemica e delle antiche vie iniziatiche; come pure sull’esoterismo cristiano, lo gnosticismo e il mistero dell’ordine templare.
Da qui il senso e la ragione di questa ricerca, che non risponde ad una curiosità letteraria, ma a un bisogno esistenziale: quel “segreto” ci avvicina al senso più profondo della vita, alla tensione dialettica tra bene e male, alla possibilità di riscatto fino allo sbocciare di una vita nuova. Per Dante, come per tutti noi.
“Oggi si cerca talvolta un’interpretazione psicopatologica del male, quasi un discrimine clinico nei suoi confronti. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, ai nazisti prigionieri in attesa del processo di Norimberga furono somministrati dei test di valutazione psicologica […] Non di psicopatici si trattava, ma di persone sane di mente: la loro crudeltà era perfettamente fisiologica ed umana”
Un libro di storia? Un saggio sui totalitarismi? Uno studio sulla psicoanalisi? No! La citazione è tratta da Il segreto di Dante – Un tentativo di guardare oltre il velame delli versi strani di Cesare Pirozzi. Cosa c’entra Dante con il processo di Norimberga? Lo scopriremo nel seguito di questa recensione.
Non ci troviamo dinanzi ad un mero commento alla Divina Commedia, nonostante l’autore inevitabilmente ripercorre l’opera nelle tre Cantiche di cui si compone. Cesare Pirozzi vuole fare una panoramica sulle opere del Sommo Poeta, per arrivare a quella che, secondo lui, può essere considerata come una loro ulteriore chiave di lettura. Per raggiungere il suo scopo, l’autore interpreta Dante alla luce della modernità e del confronto con culture diverse dalla nostra. Penso, ad esempio, al parallelismo che Pirozzi fa sulla discesa agli Inferi del poeta e la sua ascesa al cielo, che si rinvengono anche nella religione islamica, dove lo stesso viaggio viene affrontato dal Profeta.
“La trama della vita umana si inserisce nel complesso tessuto del creato, dove anche la libertà, ch’è sì cara, come sa chi per lei vita rifiuta (Purg I, 71-72), ha la sua parte”.
Interessante l’interpretazione della discesa agli Inferi come simbolo del Gnoti seauton socratico, in quanto l’Inferno, almeno allegoricamente, ci permette di entrare in contatto diretto con i nostri peccati e, magari, di esorcizzare il male interiore che ne ha provocato la commissione.
Non mi trovo, invece, in accordo con l’autore nel momento in cui viene fatta emergere, dal saggio, l’idea di un Cristo che, come l’uomo, prima di ascendere al cielo sia passato per l’Inferno. Credo che qui Pirozzi tocchi temi molto forti, che magari vadano valutati e approfonditi a parte. Mi limito, qui, a dire che la doppia natura di Cristo, umana e divina, è un qualcosa di così immane e inspiegabile, che, a riguardo, occorre solo avere fede. E se, per i più ritrosi, la sola fede non basta, è opportuno dire che Cristo è una delle persone in cui Dio si manifesta e, in quanto tale, fa parte della sua divinità; è nato come figlio di Dio; con Cristo, Dio ha fatto esperienza dell’umano, perché Lui, da essere perfettissimo, è immutabile, eterno, infinito, e non può “variare”.
Allo stesso modo, mi sento di contestare l’attribuzione a Dio dell’essere donna, in riferimento al ruolo che la Madonna ha nel testo dantesco. Anche in questo caso, Dio, da Essere, non può di certo essere uomo o donna (questo comporterebbe un suo mutamento, inconciliabile con l’idea di Essere): può però fare in modo che sia l’uomo a fare esperienza di tutto ciò di cui lui non può fare esperienza. Ma, ripeto, è un tema così complesso e profondo che, approfondirlo qui mi sembra riduttivo anche per l’autore, che sicuramente, anche più di me, conoscerà il grande dibattito che vi ruota intorno dal lato scienza, filosofia e religione.
L’opera è ricca di parallelismi che confermano il fascino che, da sempre, ruota intorno alla Divina Commedia: da Dante si passa, infatti, all’Odissea, a Seneca, al Corpus Hermeneticum, al taoismo, alla storia moderna. I contenuti, da questo punto di vista, sono molto ricchi e permettono al lettore di avere un’ampia visuale di tutto ciò che ruota intorno ad un’unica opera e di andare, effettivamente, oltre il velame delli versi.
L’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso (insieme anche al Convivio dantesco) vengono analizzati da Pirozzi nei momenti e nei personaggi che, per la sua tesi, sono “chiave” per giungere alla conclusione che, oltre a quelli che in letteratura si conoscono, vi sia un ulteriore significato da “leggere” nell’opera, esoterico. Questo punto è affrontato, in particolar modo, dall’autore, nelle Appendici che concludono il saggio. Di certo, è una interpretazione interessante della Divina Commedia, che, personalmente, non mi sento di sposare… ma che fa riflettere… e vi invito a leggerla, perché Pirozzi ci dimostra , e ci conferma, come una sola opera può essere così viva anche dopo secoli e secoli.
Ed è questo che ho apprezzato di questo saggio. La capacità di ricordare, affrontare e vivere questo fascino, ancora oggi, nel 2021.
“E questo ‘esser fuori di sé’ (ἔκστασις) non indica forse lo sciogliersi dei vincoli dell’io e della personalità, per entrare in una nuova dimensione?
L’amore, che nella poesia stilnovista restituisce alla donna la sua nobiltà e l’innalza alla sfera dell’armonia, nella Commedia diventa – infine – simbolo dell’estasi, dell’esperienza dello spirito che, finalmente libero dalla prigione dell’io, può avvicinarsi al divino”.
Il saggio non è di complessa lettura, anzi. Cesare Pirozzi conduce con maestria il lettore tra i versi danteschi, indicando sempre il significato di quanto cita. Sicuramente, il libro non può essere letto da chi non abbia una conoscenza almeno di base del Poeta, del contesto politico e letterario in cui scrive e delle sue opere. Pirozzi non effettua una lezione di letteratura, ma intraprende un percorso di lettura interpretativa con cui conduce il lettore a quelle che sono le sue conclusioni e le sue proposte in merito.

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.