Romanzo storico
Newton Compton
24 gennaio 2023
cartaceo, ebook
288
Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa entrano nel campo di concentramento di Aushwitz, trovandosi di fronte alla prove di uno dei crimini di guerra più mostruosi della storia moderna. Insieme ai soldati russi, varca il cancello anche un manipolo di fotografi e reporter.
Tra loro c'è Vady, un ragazzo ucraino poco più che adolescente che, dopo aver visto morire i genitori per mano dei tedeschi, si è offerto volontario per garantire al fratellino la protezione della Croce Rossa sovietica. In veste di assistente di due fotografi di guerra, con cui stringerà un profondissimo rapporto di amicizia, Vady scopre dunque gli orrori nascosti nelle viscere di Aushwitz e poi del vicino Birkenau., documentandoli con una vecchia Leika. In quegli scatti non compaiono solo morte e sfacelo: appare anche una ragazzina, che sembra esistere però soltanto all'interno delle foto di Vady.
Il desiderio di trovarla lo spingerà ad addentrarsi in quel che resta dei campi di sterminio, mettendolo di fronte a nefandezze inenarrabili, ma consentendogli, con la sua inseparabile macchina fotografica al collo , di regalare al mondo alcune delle foto più importanti della seconda guerra mondiale.
“È vero, le armi uccidono mentre la fotografia ipnotizza il tempo” – da “Il ragazzo che liberò Auschwitz” di Roberto Genovesi, edito newton Compton.
Vady è un giovane ucraino che si arruola nell’esercito russo in cambio di protezione e sostentamento per il fratello minore. Ben presto si rende conto di esser negato per le azioni militari, così diventa fotografo di guerra. Proprio in occasione della liberazione dei prigionieri da Aushwitz, Vady nota che in ogni sua foto appare una ragazzina che nessuno pare conoscere. Di chi si tratta? Cosa vuole da lui? Inizia così una ricerca estenuante e pericolosa.
“È la nostalgia del ricordo che mi stritola ancora adesso il cuore”
Quando Vady si unisce all’Armata Rossa, è solo un ragazzino, orfano per mano dei nazisti, alla ricerca di tutela per il proprio fratellino. Sono soli al mondo e senza mezzi di sostentamento. Egli dona la propria vita alla patria in cambio di protezione per il bambino. È un giovane intelligente e arguto, ma inesperto della vita, quindi piuttosto sprovveduto. Non è in grado di usare un fucile come si deve, in quanto mancino, quindi viene affiancato a Igor e Sergej, due fotografi di guerra.
Sergej e Igor sono temerari ma anche incoscienti, in quanto disposti a rischiare la vita per scattare una foto che testimoni quei fatti che faranno la storia. Si proteggono vicendevolmente e pensano che Vady abbia il tipo di curiosità e avventatezza necessaria per diventare un buon fotografo di guerra. Gli insegnano quindi i segreti del mestiere e soprattutto la sua importanza. Fotografare è documentare, raccontare e tramandare. Una responsabilità grande quanto quella di un soldato.
“Aveva una voglia matta di insegnarmi come usare la sua macchina fotografica ma voleva far credere al mondo che lo facesse quasi con sopportazione. È l’indole dei giganti buoni. Non ne avrei mai più incontrati nella mia vita” – Il ragazzo che liberò Aushwitz
Il protagonista è un personaggio di fantasia che riveste i panni di una figura realmente esistita: quella del fotografo di guerra. La sua storia è quella di un periodo spesso trascurato dalla narrativa, ma storicamente importante. La fine della guerra, che vede in nazisti in fuga ma non meno pericolosi, e l’apertura dei campi di sterminio.
Questi ultimi rappresentavano, per la gente fuori, un enigma. I nazisti stavano ben attenti a non lasciar trapelare nulla di ciò che vi accadeva all’interno. Chi pensava fossero campi di lavoro, chi addirittura ne metteva in dubbio l’esistenza.
Il linguaggio narrativo di “Il ragazzo che liberò Auschwitz” è semplice e il ritmo di lettura è discretamente rapido. La trama si sviluppa attraverso una sorta di diario del protagonista. Inizialmente, è assai simile ad un diario di guerra poiché riguarda la sua esperienza militare, anche se come fotografo. In seguito, si converte in una spasmodica ricerca di una figuretta misteriosa che compare in ogni sua foto; è come se lo chiamasse e lo invitasse a trovarla.
Il messaggio al centro della storia è l’importanza della memoria attraverso l’immortale testimonianza delle immagini. I personaggi sono credibili e ben caratterizzati. Vady è caparbio e determinato a procedere nella sua ricerca, ma non è un eroe. È solo un ragazzo che, nelle situazioni di pericolo, prova paura e si fa condizionare da essa, per poi rammaricarsene e provare sensi di colpa.
“Ripensai a quelle parole. Soprattutto quando la cortina che nasconde i ricordi si apre improvvisamente, come accade ad ognuno di noi nei momenti in cui la nostalgia prendei il sopravvento sulla routine quotidiana”
La storia narrata è drammatica, costellata di perdite, ma anche caratterizzata da un certo grado di suspense durante le ricerche del protagonista. “Il ragazzo che liberò Auschwitz” non è una lettura che si affronta con leggerezza, in quanto porta alla luce una realtà terribile, ma è pur sempre fonte di emozione, soprattutto nel finale.
Roberto Genovesi mostra una certa conoscenza del periodo storico, ricostruendolo con cura per portarlo alla nostra conoscenza, cosa della quale sono grata. Significa, per quanto mi riguarda, chiudere un romanzo con un elemento in più da mettere nel mio bagaglio culturale, purtroppo non ancora abbastanza fornito, per farlo crescere. Penso che questo sia l’obiettivo principale della lettura.
Voi cosa ne pensate?