
romanzo contemporaneo
Di Renzo Editore
cartaceo
224

Giulio Lucchini, pittore di fama internazionale affetto da un tumore, apprende dal suo oncologo che gli resta solo un anno di vita. Potrebbe lottare con tutte le sue forze alla rincorsa di improbabili miracoli.
O lasciarsi andare alla malattia. O, ancora, concentrarsi sulle tele per consegnare all’eternità la sua produzione artistica. Sceglie invece, in una sorta di spensierata incoscienza, di dedicare gli scampoli che gli rimangono all’inseguimento dei momenti felici. Si nomina ambasciatore della vita e non ha esitazioni a sfidare a viso aperto la morte opponendole l’urlo pur disarmato della sua innata energia.
Avventurandosi verso il Quinto Vuoto, un’ulteriore dimensione (oltre terra, mare, cielo e deserto) che segna metaforicamente il confine fra l’aldiquà e l’aldilà. Intraprende così un vagabondaggio che gli riserva un’infinità di sorprese.
Il viaggio lo spinge nell’emisfero australe oltre Ushuaia e Puerto Williams. Fino a un piccolo villaggio di pescatori nei pressi di Capo Horn. La fine della fine della fine del mondo. Dove ineluttabilmente perde il duello con la morte. Ma inventando una mossa a sorpresa. Un guizzo di orgoglio in cui rivendica un legame indissolubile con la vita.
Sto per farvi una domanda complicata: credete esistano più dimensioni da vivere nella nostra vita? Non voglio farvi passare avanti nella lettura di questa recensione né voglio dare avvio a problemi esistenziali a cui non possiamo dare risposte certe. Ma “Il Quinto Vuoto” di Gianni Perrelli, edito Di Renzo Editore, invita a pensare proprio a questo. E non perché l’autore lo chieda o perché apre dibattiti filosofici e sociali! Ma perché, conoscendo Giulio, il protagonista di questa storia, e vivendo con lui ciò che resta della sua vita, si arriva ad un punto di immedesimazione tale che la domanda che vi ho fatto all’inizio sorge spontanea!
Giulio scopre di essere affetto da un brutto male, che gli concederà di vivere per solo un altro anno. Davanti a tale situazione, deve fare una scelta: abbandonarsi alla malattia o trovare il modo di rendere eterna la sua dote artistica? Giulio non sceglierà alcuna di queste opzioni. Deciderà di godersi ogni attimo di felicità, e non quegli attimi che la vita dona, ma quegli attimi che lui stesso saprà prendersi in una sorta di “quinto vuoto”, che lui stesso si costruirà come dimensione che separa il mondo terreno da quello ultraterreno.
Possiamo suddividere il romanzo in più parti, ognuna caratterizzata dal diverso luogo in cui Giulio si recherà per vivere in modo pieno. I nomi dei capitoli ci danno l’indicazione temporale della storia: raggruppano i mesi di viaggio, a due a due, tranne il primo, Febbraio, il mese della notizia e del cambiamento, e gli ultimi, ambientati in Ushuaia. Prima di arrivare in Ushuaia e a Puerto Williams, i luoghi della narrazione sono Roma, New York, Rio de Janeiro e Buenos Aires. Tutti descritto in modo approfondito dal narratore, che è esterno e in terza persona. La particolarità di tali descrizioni sta nel fatto che ogni luogo viene filtrato attraverso i sentimenti e lo stato d’animo del protagonista. Il lettore, pertanto, seppur si vede raccontare la storia da un terzo, riesce a fare propria la storia, perché e come se la vivesse in prima persona.
” – Vedo una sensibilità in cui mi identifico. Come ti è venuta l’idea di questo quadro?
– Non dal Quarto Vuoto, come avrai capito. Mi intrigano la femminilità e la natura e lascio sbrigliare la fantasia. Anche le altre tele, se noti bene, fanno parte di uno stesso percorso” – Il Quinto vuoto
L’uso preponderante dei discorsi diretti, da parte dell’autore, non va a scalfire i momenti introspettivi che Giulio vive. Il narratore, seppur esterno, sembra conoscere bene il protagonista e riesce a far percepire ogni suo pensiero o sentimento. Il discorso diretto, inoltre, aiuta, nel nostro caso, a comprendere il tipo di relazione che Giulio instaura con i personaggi che incontra sul proprio cammino. Un cammino di circa un anno, come si nota dal tempo del racconto.
Il ritmo narrativo è lento. L’ultimo anno di vita di Giulio viene ripercorso nel dettaglio, quasi assaporato, com’è proprio sua intenzione fare. I personaggi rappresentano tutti i tasselli di cui lui ha bisogno per completare il puzzle della sua vita. Una vita che deve, in qualche modo rimanere. E l’arte aiuta il protagonista nel raggiungimento di tale scopo. Penso a Roberta, Giulia, Claudia, Silvana, se ci limitiamo alle figure femminili, che simboleggiano il tipo di presenza di cui Giulio ha bisogno nella fase terminale della sua vita.
Il tema principale è il rapporto tra l’uomo e la morte. Cosa succede all’uomo che sta per morire? Che sa di dover morire? E da qui, il tema si snoda in tanti sotto-temi, come il viaggio, il senso della vita, l’arte come strumento di eternità, il ricordo e l’esigenza di chiarire con se stessi questioni irrisolte del passato, l’esigenza di non sentirsi soli, pur volendo stare soli. Beh, “Il Quinto Vuoto” è un romanzo molto profondo. Non di certo una lettura da pomeriggio e tazza di the.
4 stelle ⭐⭐⭐⭐✩

Leggere mi stimola e mi riempie. L’ho sempre fatto, fin da piccola. Prediligo i classici, i romanzi storici, quelli ambientati in altre epoche e culture. Spero di riuscire a condividere con voi almeno parte dell’impatto che ha su di me tutto questo magico universo.