
Saggio scientifico
Infinito Edizioni
22 aprile 2021
Cartaceo
126

Cosa si nasconde dietro il pesce che arriva sulle nostre tavole? Di quanto i nostri mari e gli oceani sono diventati più poveri a causa delle attuali politiche della pesca? Gabriele Bertacchini risponde a queste fondamentali domande prendendoci per mano e portandoci a bordo dei grandi pescherecci, sotto la superficie dell’acqua e negli allevamenti industriali, svelandoci scomodi “segreti”. Ne scaturisce un viaggio tra storici e moderni attrezzi di cattura, dati impietosi, avvenimenti di cronaca e splendide specie viventi che stanno diventando sempre più rare. Un libro per diventare consumatori più consapevoli e fare le scelte migliori, per noi, per il mare, per la Terra. Un libro per dire: “Cogliamo i piccoli e grandi segnali che il mare ci invia. Osserviamo. Guardiamoci dentro e adattiamoci alle sue esigenze, al suo respiro. Sentiamoci parte di qualcosa di più grande. Fermiamoci per un istante, ascoltiamo quello che il mare ha da dirci”. (Umberto Pelizzari).
“Cogliamo i piccoli e grandi segnali che i mare ci invia. Osserviamo. Guardiamoci dentro e adattiamoci alle sue esigenze, al suo respiro. Impariamo dagli esseri che vivono nell’acqua per capire come si fa. Fermiamoci per un istante, ascoltiamo quelle che il mare ha da dirci.”
Il mare, la culla della vita, il nostro respiro primordiale.
Eppure quanta indifferenza nei suoi confronti! Ci ricordiamo della sua esistenza d’estate, quando ci facciamo rinvigorire dalle sue acque, sfiancati dalla morsa del caldo torrido che si fa sentire con maggiore intensità man mano che passano gli anni.
Sono poche le persone che rammentano la sua bellezza quando freddo e pioggia rinfrescano l’aria. Sono quelle che, in quell’enorme distesa liquida, ricercano pace e armonia, immensità da divorare con gli occhi per potersi portare a casa un po’ della serenità che regala.
Ma il mare, gli oceani, non sono solo quelle tavolozze più o meno regolari dove si rincorrono blu, smeraldi e turchesi con le loro infinite sfumature. Contengono vita, un’enorme varietà di forme viventi, animali e vegetali, che lo trasformano in quel meraviglioso ecosistema del quale a malapena percepiamo l’esistenza.
A risvegliare la nostra attenzione per l’universo dei pesci e dei coralli ci ha pensato Gabriele Bertacchini, col suo Il pesce è finito; si tratta di un libro breve, ma intenso, che consiglierei di leggere a tutti, anche ai ragazzi, forse soprattutto a loro.
L’autore, in queste pagine, ci regala la sua esperienza in campo ambientale, ma anche parte delle sua vita, riportando episodi relativi alla sua infanzia che ci permettono di comprendere dove nasce il suo interesse per il mare.
La vita dei mari è organizzata in modo sorprendente sotto la sua superficie, lì dove i raggi del sole riescono ancora a penetrare, tanto da dare una direzione, e poco alla volta si affievoliscono. Si rivela nei suoi particolari solo a chi ha voglia di sentirla per davvero.
Ho davvero apprezzato ciò che la sua scrittura chiara e diretta è riuscita a trasmettermi: un’urgenza avvalorata da dati e fatti, un amore incommensurabile per i nostri oceani e i suoi abitanti, una richiesta di risveglio della coscienza che ci porti a vedere il pesce che abbiamo sul piatto non solo come un gustoso manicaretto da gustare.
Ci siamo abituati a dare molte cose per scontate. Dall’acqua potabile che arriva nelle nostre case con un semplice gesto, al pesce, della “qualità” che desideriamo, che possiamo trovare sempre fresco in qualsiasi luogo o periodo dell’anno…La natura…è potente ed è in grado di rigenerarsi e ripartire, ma non so per quanto tempo lo potrà fare se non le daremo tregua.
Se non le daremo tregua… non avrei potuto trovare parole migliori. Le risorse che il nostro pianeta ci regala non son infinite. Ogni anno l’Earth Overshoot Day viene anticipato: la natura non riesce più a stare dietro al nostro stile di vita consumistico, alle nostre finte esigenze alimentari. Come ci dice l’autore se prima consumare pesce era una prerogativa di coloro che, abitando lungo le coste, vivevano di pesca, ora non è difficile trovarlo sulle tavole di tutti.
Vi chiederete cosa c’è di male. Il pesce fa bene, spesso viene consigliato nelle diete, è una buona alternativa alla carne (anche questa troppo facilmente portata a tavola). Certo ma basta per tutti?
Si chiama Fish Dependence Day la data in cui, ogni anno, senza apporti esterni, le scorte interne di pesce di un Paese si esauriscono. E anche questo giorno arriva sempre prima; trent’anni fa la popolazione europea riusciva a vivere del suo pescato fino a settembre, quest’anno è stato stimato che dall’8 luglio si va a credito nei confronti del mondo marino. Eppure raramente si sente parlare di questo, ci avete fatto caso?
E avete mai notato che non ci si preoccupa più di tanto delle creature marine? Secondo voi perché?
Gabriele Bertacchini mi ha dato parecchio da riflettere su questo. Se per noi è facile provare una forte empatia per le creature che calpestano il suolo, i loro cugini, abitanti dei mondi sommersi, spesso non godono dello stesso trattamento. Sto pensando alle pratiche disumane, che per fortuna almeno in parte sono state abolite, del cucinare pesci e molluschi ancora vivi. Muoiono tra il calore delle fiamme, senza emettere suoni che potrebbero infastidire le nostre orecchie, tra l’indifferenza generale. Eppure sbaglia chi pensa che loro non abbiano voce. Da diverse ricerche si è scoperto che comunicano a frequenze molto più basse di quelle che noi essere umani possiamo percepire. Il fatto che non sentiamo il loro grido non è indice di mancanza sofferenza. Se vi è capitato di vedere come si contorce un’aragosta posta nell’acqua bollente sicuramente capirete.
Noi esseri umani abbiamo, in qualche modo, esteso il nostro dominio su quasi tutti gli angoli conosciuti di questo pianeta, ma questo non ci autorizza a distruggerlo, in nessun modo, consapevole o inconsapevole che sia. Ci vuole rispetto per ogni forma di vita che lo abita.
In queste pagine troveremo un lungo elenco di tutta una serie di creature marine che il nostro egoismo sfrenato ha portato all’estinzione, e tutt’un altro gruppo che, se non ci diamo una regolata, non tarderà a fare la stessa fine. Le trote, il tonno, il pesce spada e altri che comunemente appiano più o meno spesso nelle nostre tavole, stanno rischiando di restare solo un ricordo.
Troppi sono i metodi di pesca che distruggono l’ambiente marino o che uccidono specie non ritenute utili che si trovano incastrate in esse una volta calate in mare. L’autore ce li elenca e ci spiega il perché della loro pericolosità.
Dovremmo tutti conoscere gli scempi che vengono perpetuati per soddisfare il nostro palato, dovremmo ribellarci per riportare un po’ di equilibrio in questo mondo che sta andando allo sfascio.
Bertacchini, regalandoci la sua visione obiettiva, a tratti solcata da un velo di romanticismo, del mondo marino, ci porta a riflettere anche sul ruolo che ciascuno di noi deve avere per dire basta all’abuso della natura da parte dell’uomo.
Nel nostro piccolo possiamo fare tanto per salvare questo pianeta e noi stessi da una fine che ogni giorno diventa sempre più evidente. E allora facciamolo, diventiamo, come direbbe Gandhi, il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo. Non è vero che non ce la possiamo fare. Basta solo crederci e volerlo.
Se il mondo che abbiamo creato, invece, ci piace così com’è, vuol dire che non c’è molta speranza e noi, non il mare e i suoi abitanti, abbiamo perso.
Sahira

Sono emozione e di essa mi nutro
trovando scialbo ciò che non colora,
Sono emozione che con la penna divora
il bianco candido di un libro vissuto…