
Saggio storico
Armando Editore
19 aprile 2024
Cartaceo
178

Il libro "Il paesaggio della Gioconda" racconta l'affascinante ricerca condotta da Silvano Vinceti che porta all'identificazione del paesaggio raffigurato alle spalle della celebre opera di Leonardo da Vinci. Grazie a studi approfonditi e all'analisi dettagliata del dipinto, l'Autore giunge alla conclusione che il paesaggio potrebbe essere ispirato da una catena montuosa e un piccolo specchio d'acqua situati nel territorio del comune di Moncenisio.
Attraverso una narrazione coinvolgente e ricca di dettagli storici e artistici, il libro traccia il percorso seguito da Vinceti nella sua ricerca, svelando al lettore nuove prospettive sul capolavoro di Leonardo. Grazie a questa scoperta, si apre uno scenario affascinante che permette di approfondire la conoscenza dell'opera e dell'artista, offrendo una nuova chiave di lettura del famoso dipinto e della sua incredibile complessità.
Un libro che appassionerà gli amanti dell'arte e della storia, portando alla luce nuove prospettive e stimolando la curiosità e l'immaginazione.
“Il paesaggio della Gioconda” di Silvano Vinceti, edito Armando Editore, è un’analisi storica suggestiva. L’inizio di questa ricerca ha avuto origine da una serie di casualità, come ci spiega lo stesso autore nel primo dei quattro capitoli di cui si compone il libro.
Nell’estate del 2022, Vinceti si recò a Bobbio per vedere i rinomati fuochi d’artificio del comune piacentino. Il motivo era anche un altro: “Sapevo della presenza di un ponte, le cui prime vestigi risalgono al periodo dell’Alto Medioevo. Il ponte, secondo una storica leonardesca, era quello raffigurato da Leonardo nel famoso dipinto della Monna Lisa”.
L’autore iniziò uno studio approfondito su quel ponte.
Sul sito del comune di Laterina, è consultabile una tesi riguardante “un ponticello di origine Etrusco-Romana dal doppio nome: ponte Romito o ponte di Vallo”. Il primo nome derivava dalla presenza, nelle vicinanze, di un romitorio, un luogo di accoglienza dei pellegrini nel Medioevo. Il secondo nome era dovuto alla sua collocazione geografica “a valle dell’abitato di Laterina”.
Inoltre, era attestata la presenza di Leonardo in quelle zone tra il 1501 e il 1503.
Vinceti riesce a trasmettere l’entusiasmo e la curiosità che, ogni volta, lo spingono a scoprire e risolvere enigmi e misteri che ammantano il passato.
“Il paesaggio della Gioconda” era il titolo di un libretto pubblicato dall’associazione La Rocca, i cui membri avevano individuato: “il luogo fisico dove molto probabilmente Leonardo aveva visto e tratteggiato il ponte Romito connesso con il percorso sinuoso dell’Arno”.
“Si trattava e si tratta di Punta Caianello, una piccola collina ove Leonardo avrebbe potuto vedere da una specifica prospettiva corporea il ponte medesimo e la fetta di territorio in cui era collocato” – Il paesaggio della Gioconda
L’utilizzo della prima persona e l’appassionante resoconto rendono immersiva la lettura dei fatti e delle coincidenze narrate, come se fosse un racconto.
La ricerca sui luoghi fisici del dipinto si allontana dai canoni della storiografia tradizionale che si concentra, quasi esclusivamente, sui disegni e sui bozzetti dell’artista.
Si ritiene che, nel caso del Vinciano, il paesaggio fosse frutto della sua fantasia, secondo la massima: “la pittura è il bello che veste il vero”.
Vinceti affianca, ai metodi di indagine tradizionale, l’utilizzo di apparecchiature all’avanguardia, come i droni. Ma, per verificare la prova storica dell’esistenza di un ponte, occorreva recarsi negli Archivi di Stato di Firenze.
Tra le pagine ingiallite dei sopralluoghi, realizzati nel XVI secolo, lo storico trovò l’indicazione del ponte Romito:
“Antichissimo ponte e frequentatissimo, agibile, anche se in un prossimo futuro si richiederanno alcuni interventi per garantirne la sicurezza e il transito.”
È suggestivo pensare che Leonardo lo avesse attraversato. E che su di esso, o accanto ad esso, si fosse soffermato ad osservare e a fissare sul suo taccuino degli schizzi del ponte e del paesaggio circostante.
Tra la fine del 1300 fino ai primi decenni del 1500, Fiesole era un paese raffinato, nel cui territorio vennero costruite ville di campagna della noblesse fiorentina. Erano vent’anni che Leonardo mancava da Firenze e quello sembrava proprio il posto ideale per ricominciare a frequentare le famiglie aristocratiche fiorentine.
A Fiesole fu “ospite di un suo zio canonico Amadori o Amadoro”. È documentato che il Vinciano possedesse una vigna e che, in quel luogo ameno, avesse tentato di far volare “il Grande Nibbio”, il suo prototipo di macchina volante.
Silvano Vinceti conclude che quel ponte, di cui oggi rimane una sola arcata, potesse essere veramente quello riprodotto nel dipinto.
“Certo, si trattava di un’ipotesi che si sarebbe potuta ulteriormente arricchire o anche indebolire”
Come mai non esistevano scritti di Leonardo sulla sua presenza nel territorio del Valdarno?
L’autore ha studiato in modo approfondito gli studi del Vinciano:
“Sulle acque, sull’aria, sul chiaro-scuro, sulle piante, su alcuni animali, ma ero a digiuno di specifiche narrazioni sul suo rapporto con le colline, le montagne e, in generale, sui paesaggi.
Paesaggi che dall’Annunciazione, il suo effettivo primo dipinto, si dispiegano fino alla Gioconda”
Il paesaggio, che diventa sempre più realistico, ha un ruolo fondamentale nei dipinti del genio toscano.
La narrazione della meticolosa indagine è supportata da fotografie reali, ricostruzioni virtuali e comparazioni con il dipinto.
“Il metodo da noi seguito si attiene fedelmente a una regola: sono i documenti che parlano, a cui si deve aggiungere l’esercizio di un sano scetticismo storiografico.
Nella scarsità, anzi, nella mancanza di scritti di Leonardo inerenti il suo famoso dipinto, è fondamentale tentare di recuperare fonti storiche indirette che siano fondate e oggettive”
La Gioconda è una delle opere più studiate al mondo, soprattutto in seguito al famoso furto avvenuto tra il 21 e il 22 agosto del 1911. Si è costituita persino la “Casta dei Leonardeschi” per studiare questo capolavoro.
L’attenzione, tuttavia, si è quasi sempre focalizzata sulla donna raffigurata nel dipinto: “Lisa Gherardini, detta Monna Lisa del Giocondo, cognome ereditato dal marito”. Meno attenzione, forse, si è data al paesaggio.
Al fine di individuare gli elementi paesaggistici a sinistra della Gioconda, Vinceti segue il percorso affrontato da Leonardo che da Milano lo portò ad Amboise nel 1516.
Erano ottocentocinquanta chilometri, percorsi in cinquanta o sessanta giorni.
“Molto probabilmente Leonardo disegnò durante il suo lento viaggio vari particolari da diverse collocazioni che fece poi confluire in quel che vediamo nella parte alta di sinistra del paesaggio della Gioconda”
L’autore percorre le stesse vallate, seguendo la via Francigena e attraversando il colle del Moncenisio. Lungo il percorso intravede delle catene montuose, fra cui la Roccia Melone, rassomiglianti a quelle del dipinto.
Il lago che si nota nel dipinto potrebbe essere il Lac de Savine, che si trova in Francia e che è raggiungibile dal Colle del Moncenisio.
Un’analisi attenta, appassionante e appassionata, grazie alla quale d’ora in poi guarderò con una attenzione diversa e più consapevole il dipinto raffigurante la Monna Lia. Ma, soprattutto, il paesaggio alle sue spalle.
Ringrazio tantissimo la CE, Armando Editore, per la gradita copia cartacea.
5 stelle ⭐⭐⭐⭐⭐

Mi chiamo Alessia. Sono un’insegnante di matematica e inglese. Vivo in provincia di Pavia. Adoro leggere (soprattutto gialli), fare yoga e cucinare.